Perché la strada che porta alla stazione di Imola è così innovativa. E perché costerà un po’ di più mantenerla

La scintilla è scoccata col PINQuA, il “Programma innovativo della qualità dell’abitare”. Con questo acronimo che ricorda un personaggio dei cartoni, il Ministero per le infrastrutture e la mobilità sostenibile ha finanziato gli interventi di riqualificazione urbana con l’obiettivo di ridurre il disagio abitativo, nell’edilizia residenziale pubblica ma non solo. Quasi 3 miliardi di euro destinati ad aumentare il patrimonio di alloggi sociali ma anche a migliorare le zone degradate delle città, spesso collocate nelle periferie.

A Imola di fondi non ne sono arrivati, ma sul solco del PINQuA è stata tracciata la strada dell’amministrazione comunale per gli interventi di rigenerazione urbana: migliorare la qualità del vivere, rendere più belli e smart gli spazi pubblici puntando sull’ambiente, sul verde e sulla mobilità dolce. La partenza è stata dalla zona che per storia e consuetudine è tra le le più degradate: la stazione ferroviaria.

Più bello, più verde, più adatto alla mobilità dolce

Come in molte altre città, anche a Imola la stazione è una delle principali porte di accesso al centro storico. La distanza che separa i binari dall’orologio del municipio è infatti di soli 900 metri. Si scende dal treno e a piedi in cinque minuti si è in centro. Un altro chilometro è si è giunti all’autodromo. Quel percorso è quindi fondamentale per l’immagine e il ricordo che la città lascerà di sé ai suoi visitatori, è il suo biglietto da visita.

Ma la stazione è anche il punto di partenza e di arrivo dei pendolari che si spostano coi mezzi pubblici, o più spesso al mattino lasciano la propria auto o la propria bici per recuperarla la sera. La sfida era dunque combinare questi due elementi: la facilità di accesso quotidiano con la qualità dello spazio pubblico da mostrare ai turisti ma anche da rendere più bello per chi ci vive e ci transita abitualmente. Senza dimenticare il primo input, vale a dire l’impatto ambientale.

Il disegno era univoco, ma i finanziamenti, i cantieri e in parte anche i “soggetti attuatori” erano tre. Proprio essere riusciti a tenerli insieme, come sottolinea l’assessora all’ambiente e alla mobilità sostenibile del Comune di Imola, Elisa Spada è la forza del progetto di riqualificazione del corridoio della stazione.

L’assessora Elisa Spada con la delegazione dei Paesi europei coinvolti nel progetto di adattamento climatico per cui la Regione Emilia-Romagna ha selezionato i comuni di Imola e Cesena.

Primo passo: viale Andrea Costa

Il primo passo è stata la riqualificazione del tronco del viale dei platani, viale Andrea Costa, dall’incrocio con viale Carducci a via Mentana. Un primo passo che ha raccolto il finanziamento di 150 mila euro, arrivato dalla Regione su bando della Città metropolitana attraverso il programma “Imola Centro storico”.

Ma proprio mentre i lavori su questa prima parte di viale Andrea Costa erano avviati, è uscito il bando per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano, che, stavolta sì, ha fatto arrivare a Imola dal Ministero della transizione ecologica del Governo Draghi (oggi Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) 420mila euro. A quella cifra il Comune ha aggiunto 264mila euro, Area Blu altri 47 mila e così è nata la seconda parte dell’intervento, che prevede il completamento di viale Andrea Costa e la trasformazione del piazzale del vecchio scalo merci.

Secondo: la trasformazione dell’ex scalo merci

Qui, a monte dei binari fino a raggiungere il parcheggio dell’Interspar, il cambiamento è già notevole, sia dal punto di vista della funzionalità sia nell’aspetto. È infatti in questa parte che l’amministrazione ha giocato la sua carta più importante contro il degrado della zona della stazione.

Innanzitutto è stato demolito il muro che separava il parcheggio destinato alle biciclette perché nel buio della sera l’isolamento lo rendeva infatti assai poco raccomandabile. Poi verrà levato l’asfalto del piazzale (3mila metri) e oltre metà della superficie ricavata sarà resa permeabile attraverso la posa di una pavimentazione drenante. I posti auto saranno 72, di cui due per disabili. A lato e nel mezzo del parcheggio verranno ricavate tre aree verdi con alberi e giardini della pioggia, per ridurre le isole di calore e consentire il recupero delle acque meteoriche. 

Un secondo parcheggio, destinato a bici e moto, sarà poi ricavato accanto a quello esistente, all’imbocco di via della Senerina, a ridosso dei palazzi. Anche qui alberi, pavimentazione permeabile, aiuole. I lavori dovrebbero partire a giorni per terminare a fine estate. Ad occuparsene sarà Rfi la società della rete ferroviaria, a cui spetta anche la terza parte del “progetto stazione”, l’intervento su piazzale Marabini.

Il piazzale della stazione

Il progetto da 1,9 milioni di euro (1,7 da Rfi, il resto con fondi comunali) prevede il rifacimento di tutto il piazzale, comprese le due isole alberate ai lati della rotatoria. Asfalto, marciapiedi, banchine, pensiline per la fermata dei bus, la copertura della scalinata esterna di accesso al sottopassaggio ferroviario, tutto nuovo. Compresa la sede della cooperativa tassisti e gli stalli per i taxi, sei in tutto, sistemati sul lato sinistro della stazione per chi guarda l’ingresso dal piazzale. Non si potrà più parcheggiare attorno alla rotatoria ma, altra novità, ci saranno dei parcheggi kiss&ride destinati alla sosta veloce, come in aeroporto.

Come dicevamo, i lavori in piazzale Marabini sono agli sgoccioli in coincidenza con i giorni più importanti dell’anno, quelli in cui la città si mostra e si presenta al mondo grazie al Gran premio di Formula Uno. Il “biglietto da visita” della città deve essere pronto.

I rain garden o giardini della pioggia

Al di là dell’approccio generale improntato al decoro e all’ambiente, al di là del restyling generale che una volta terminato cambierà radicalmente il volto di quell’area, l’aspetto più distintivo e innovativo della riqualificazione di viale Andrea Costa/stazione sono forse i giardini della pioggia lineari.

Un rain garden o giardino della pioggia è un sistema drenante vegetale progettato per immagazzinare, filtrare e smaltire nel tempo massimo di 48 ore l’acqua piovana e quella proveniente dallo scorrimento sulle superfici impermeabili intorno. Già piuttosto diffusi in Francia, Svezia, Paesi Bassi e Regno Unito, in Italia i rain garden sono ancora una rarità.

La pioggia cade sull’asfalto e sulla pista ciclabile, e grazie alle nuove pendenze realizzate entra dalle caditoie e scivola verso l’aiuola. Dove penetra in profondità attraverso più strati di ghiaia e terriccio, e se cade copiosa si accumula e defluisce con un flusso lento e costante, senza andare ad intasare il sistema fognario e nell’attesa le radici delle piante, scelte appositamente anche per questa loro caratteristica, la depurano e se ne nutrono. Oltre alla mitigazione climatica, l’obiettivo infatti è (anche) contrastare i fenomeni di allagamento dovuti alle precipitazioni intense, che come abbiamo visto in questi giorni sono sempre più frequenti e pericolose.

Mentre la progettazione, il coordinamento e l’esecuzione dei lavori di viale Andrea Costa e dell’ex scalo merci sono in capo alla società pubblica comunale Area Blu, della scelta delle essenze e degli altri aspetti centrali della parte verde del progetto si è occupata la paesaggista Giulia Gatta dello Studio Eco esternocontemporaneo.

Come spiega, sono state scelte gaura, perovskia, stipa, elicriso, pittosporo, verbena, osmanto, salvia ornamentale e caradonna, tutte piante e arbusti che oltre a resistere bene a periodi siccitosi devono poter convivere anche con un temporaneo ristagno delle acque. Alternate nel percorso lungo il viale secondo uno studiato schema, garantiranno una fioritura diversificata nel corso dell’anno con colori che passano dal viola, come in queste settimane di maggio, al giallo, al bianco.. E per l’estetica (“il biglietto da visita della città”, ricordate) non è un elemento di poco conto.

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un commento su “Perché la strada che porta alla stazione di Imola è così innovativa. E perché costerà un po’ di più mantenerla

  1. carissima Elisa… ottimo il lavoro, ottimo la scelta green che finalmente ci rende più europei e non chiusi nei nostri bisogni immediati, ma che non portano a nulla…
    ma soprattutto ottima l’informazione e il costante aggiornamento utile alla conoscenza di questi progetti…
    evviva Imola evviva Europa

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