Cos’è e cosa fa la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola. E perché è così importante avere le chiavi

Imola, piazza Matteotti, palazzo Sersanti. A piano terra, sotto il portico, ci sono i negozi e la “Galleria della Fondazione”, inaugurata il 29 aprile. Sette sale, cinque dedicate all’esposizione delle raccolte della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola (le opere di Baccarini, le tele di Margotti, Tommaso Della Volpe, il Pinocchio e altre di Bertozzi&Casoni, le ceramiche, le scarpe di Manzoni). La mostra si potrà visitare fino al 23 giugno (martedì, giovedì, sabato e domenica 10-12/16-19; mercoledì e venerdì 16-19).

Sempre sulla piazza si affacciano i locali vuoti di quello che fu il ristorante Forum Cornelii. La Fondazione, proprietaria di tutto il palazzo, lo assegnerà presto allo chef del Ristorante San Domenico, Max Mascia. Non nascerà però un ristorante stellato bensì un locale sì «coerente al contesto», ma «compatibile con la capacità di spesa della comunità». Dopo l’avviamento del ControCorrente sull’altro lato della piazza e la prossima apertura dell’ex Bar Bacchilega, sarà la ciliegina sulla torta del centro storico.

Al primo piano di palazzo Sersanti ci sono gli spazi del Circolo: sale e salone, anch’essi restaurati, che ospitano circa 90 eventi l’anno, iniziative gratuite in linea con i settori di intervento della Fondazione quindi di associazioni, volontariato, università, sanità. Nell’ala sud, gli uffici e la sede della Fondazione Cassa di risparmio di Imola.

Il presidente Rodolfo Ortolani dopo quattro anni di mandato il 13 giugno lascerà “le chiavi”, che sono il simbolo della Fondazione, nelle mani di Silvia Poli, amministratrice delegata della Imola Legno, la presidente indicata.

«Noi siamo stati custodi e consegniamo le chiavi ai nuovi custodi», ha detto Ortolani nella conferenza stampa di fine mandato.

Ma cos’è la Fondazione Cassa di risparmio di Imola?

È un ente no profit, privato e autonomo, di origine bancaria, appunto la storica Cassa di Risparmio di Imola. In Italia le fondazioni ex bancarie sono 86, in Emilia-Romagna 18. Attraverso la gestione del proprio patrimonio svolgono attività il cui scopo dichiarato è l’utilità sociale e la promozione dello sviluppo economico del territorio. Il patrimonio della Fondazione di Imola è attualmente di 196 milioni di euro tra immobili e strumenti finanziari. Nel bilancio 2020 ci fu un disavanzo di 11 milioni, dovuto principalmente ad un crollo delle azioni Hera “a mercato” che la Fondazione aveva in pancia. Una difficoltà superata.

Il presidente Ortolani: «Con orgoglio consegniamo un patrimonio maggiore di quello che ci è stato consegnato a inizio mandato».

11 milioni di erogazioni

Se la gestione del patrimonio produce reddito le fondazioni distribuiscono delle erogazioni al proprio territorio di presenza. Nel quadriennio a guida Ortolani le erogazioni deliberate dalla Fondazione imolese sono state di 11 milioni di euro. Con un effetto leva che ha messo in moto progetti, interventi e attività per quasi 28 milioni complessivi.

Le erogazioni sono state destinate a iniziative nei propri settori rilevanti: educazione (3,2 milioni), volontariato (2,6 milioni), arte (2,2 milioni), salute (1,4 milioni).

Senza l’appoggio e/o le risorse della Fondazione, associazioni, istituzioni pubbliche, imprese non potrebbero fare cose, mentre pubblicazioni, iniziative e progetti ad elevato impatto sulla comunità semplicemente non esisterebbero. Un solo esempio: l’acquisizione del robot Da Vinci xi, che in 16 mesi ha portato alla realizzazione di 500 interventi di chirurgia robotizzata, oltre ad avere attratto bravi medici nella Ausl di Imola. Per questo è importante essere dentro la Fondazione, “avere le chiavi”. Per enti, associazioni, aziende farne parte è segno di rilevanza sociale. Per le persone è un incarico prestigioso.

Chi decide

La governance delle fondazioni bancarie prevede la presenza di rappresentanti del territorio indicati dalle istituzioni pubbliche, economiche e del terzo settore.

L’assemblea delle fondazione imolese è composta da un numero massimo di 100 soci. Si entra in assemblea su proposta sottoscritta da almeno 25 soci e col voto favorevole della maggioranza assoluta dei votanti. Sono soci di diritto: il Comune e la Diocesi di Imola, il Consorzio Ami, la Cooperativa Ceramica, la Sacmi. L’assemblea designa 8 dei 16 componenti il consiglio generale.

Il consiglio generale è l’organo di indirizzo della Fondazione. Dei restanti 8 componenti, 3 consiglieri sono designati dal Comune di Imola (tra persone della sanità pubblica), dal Nuovo Circondario Imolese (pubblica istruzione d’intesa con i dirigenti scolastici di tutti gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado), dalla Camera di commercio di Bologna (scelto/a tra le  imprese imolesi, sentite le associazioni di categoria); i restanti sono designati da Diocesi di Imola, Università di Bologna e 3 da altrettante associazioni senza scopo di lucro.

Novità: entrano le tre associazioni maggiormente significative

Nel meccanismo di scelta di questa ultima terna sta una delle principali novità strutturali introdotte dal presidente e dal consiglio uscenti. Le tre associazioni, che in precedenza erano sempre le stesse, vale a dire la Einaudi, la Codronchi Argeli e la Scarabelli, col nuovo regolamento vengono decise dalle tre associazioni ritenute maggiormente significative, che  vengono valiate ad ogni mandato e quindi possono cambiare. Una selezione partita da 300 associazioni è arrivata a individuare le tre chiamate a designare i componenti del consiglio generale, che sono Avis, Università Aperta e Imola Rugby.

Il nuovo cda

Il consiglio generale nomina il consiglio d’amministrazione, l’organo operativo, che è composto da un minimo di cinque ad un massimo di nove membri. Al proprio interno il consiglio d’amministrazione elegge il presidente, che può stare in carica per due mandati. Ortolani avrebbe potuto svolgerne un secondo, ma ha scelto di non replicare.

Il nuovo consiglio d’amministrazione è stato eletto il 21 marzo ed è così composto: Claudia Gasperini (Casa di accoglienza Anna Guglielmi), Carlo Alberto Gollini (Legacoop/Giovani rilegatori), Gian Maria Ghetti (dirigente scolastico Istituto Ghini-Scarabelli), Domenico Olivieri (ex presidente Sacmi e Area Blu), Alessandro Pavanello (avvocato), Silvia Poli, Ivana Topi (Aepi; confermata). Il nuovo cda si insedierà a giugno ed eleggerà la nuova presidente Poli.

Ortolani: «È corretto che ci sia un ricambio, una discontinuità».

L’università, che si spera sempre più diffusa

Se da palazzo Sersanti ci spostiamo sul retro del duomo e in via Garibaldi troviamo la sede imolese dell’Università di Bologna (13 corsi e circa 800 studenti iscritti). Due palazzi “che si guardano”, Vespignani e Dal Pero, ospitano uffici, aule e laboratori. Anch’essi sono di proprietà della Fondazione, dati in comodato all’Alma Mater. Le ultime due sale di palazzo Dal Pero sono state sistemate proprio in quest’ultimo mandato e ospitano il corso di laurea in Meccatronica.

A inizio aprile la Camera di commercio ha messo a bando per la vendita parte dell’edificio di viale Rivalta. Negli altri due blocchi sono presenti e resteranno la scuola materna Giardino d’infanzia Romeo Galli e la sede dell’Ascom. La Fondazione ha partecipato e si è aggiudicato il terzo blocco: tre sale da 100, 40 e 40 posti pronte all’uso. L’11 giugno è previsto il rogito e a quel punto gli spazi potranno arricchire di contenitori la “cittadella universitaria” (palazzo Vespignani, palazzo Dal Pero, viale Rivalta, Lolli, Osservanza).

All’Osservanza un primo bando è andato deserto (febbraio 2023). E i ritardi di mesi nella preparazione del secondo hanno superato l’anno. «L’obiettivo è pubblicare il nuovo bando nel giro di un mese», ebbe a dire ad aprile 2023 il magnifico rettore Giovanni Molari. All’Università di Bologna spetta assegnare i lavori di ristrutturazione dei padiglioni 6/8 e 17/19. Sei milioni di spesa secondo quel primo bando (1,9 in capo alla Fondazione) per realizzare aule, refettorio e dormitorio destinati gli studenti universitari all’interno dell’area dell’ex manicomio.

«Noi siamo di fatto passivi nel processo. Abbiamo stimolato e stimolato l’Università e sono informato che tra due giorni consiglio d’amministrazione darà il bollino per fare la pubblicazione del bando.. riferisco ciò che mi è stato riferito. Speriamo sia il via per mettere a disposizione tra due o tre anni anche quei contenitori», ha detto il presidente della Fondazione Ortolani nella conferenza di lunedì 27 maggio.

Come è cambiata la Fondazione in questi quattro anni, nelle dichiarazioni del presidente

Uno degli obiettivi dichiarati, accanto a quelli patrimoniali che sono essenziali alla continuità e per dare sostengo al territorio, era la crescita della reputazione: «Se lo abbiamo raggiunto non sta a noi dirlo, ma di certo per noi è stata una stella polare cui fare riferimento».

Per scrivere il documento di programmazione triennale, i binari su cui si è mossa sotto la guida di Ortolani, la Fondazione «ha ascoltato del territorio, si è messa in ascolto delle altre fondazioni più grandi di noi, per acquisire esperienze, e ha commissionato un’indagine a Nomisma», una fotografia su popolazione, lavoro, turismo, sociale, e megatrend futuri.

«Abbiamo inaugurato un metodo per il futuro».

È migliorata ed è stata riconosciuta «la capacità di questo territorio, attraverso i propri maggiori portatori di interessi (fondazione, amministrazione comunale, azienda sanitaria, università), di avere una voce sola e unicità di intenti».

Mentre risultati raggiunti all’interno dell’ente sono una forte «sintonia nel lavoro degli organi» e la «crescita professionale del personale».

Una nota anche sul ruolo giocato nel rapporto con le altre fondazioni regionali, di cui Ortolani è stato vicepresidente nell’associazione che le riunisce: «Nel momento dell’alluvione abbiamo  dimostrato di poter aggregare gli sforzi, così siamo riusciti ad attrarre aiuti dalle altre fondazioni fuori regione, fino a 4 milioni di euro».

..e sulla città:

«In questi quattro anni con il Comune ci sono stati stima e rispetto. Lavoriamo insieme per la crescita e lo sviluppo economico della società, trovando punti di convergenza affinché non si sciupino risorse». «Se si lavora per il bene comune per me è irrilevante chi ci sia all’amministrazione». Ma «sicuramente Imola oggi sta meglio di prima che arrivasse il commissario Izzo, una persona che stimo e con cui siamo rimasti in rapporto. Il suo è stato un innesto positivo».

Un rammarico, anzi due

La prima delusione, la più eclatante e sorprendente, riguarda la fusione per incorporazione con la Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo, fallita a novembre per il voto contrario di quest’ultima. Ortolani riporta le parole lette in assemblea dopo la vicenda:

«Con rammarico non possiamo oggi celebrare la fusione con la Fondazione della Cassa di Risparmio e della Banca del Monte di Lugo. Quella fondazione da anni non eroga. È una delle cinque fondazioni di origine bancaria dell’Emilia-Romagna in difficoltà. È una situazione pericolosa che può mettere in discussione la reputazione di tutto il sistema delle fondazioni. Il ministero vigilante e Acri ci avevano messo in condizione di poter dare nuova linfa a un territorio, per altro anche nostro, che negli anni, a seguito di scelte scellerate, aveva sciupato il patrimonio. Si è persa un’occasione formidabile per quella comunità. Da parte nostra possiamo affermare che tutte le attività inerenti al processo di fusione sono state da noi svolte con professionalità e trasparenza. Difficilmente possiamo affermare altrettanto per la controparte. Evidentemente la struttura valoriale delle due fondazioni non ha trovato la giusta simmetria. Auguriamo loro ogni bene per il futuro».

E ancora:

«Si è persa una grande opportunità, al 90% per loro ma al 10% anche per noi. Si sarebbe creato un territorio omogeneo, delle sinergie, pensate alla sanità, all’arte, alla cultura. Purtroppo hanno prevalso motivazioni diverse».

Il secondo rammarico riguarda il mancato avvio di Comunità energetiche rinnovabili (Cer), su cui la Fondazione aveva puntato per stimolare sostenibilità ambientale e sociale.

«Noi eravamo pronti, ma la farraginosità delle regole e la molteplicità degli attori in campo» non ha consentito la realizzazione del progetto.

E infine un ricordo di Raffaele Mazzanti

Il vicepresidente della Fondazione è scomparso il 27 febbraio scorso. Ortolani lo ha ricordato come «un amico e una colonna portante, in termini di contributo tecnico, di contributo emotivo, intellettivo e di amicizia».

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