La sinistra, i social, le piazze, il voto e gli obiettivi concreti. Ma i giovani, dove sono?

Testo pubblicato per gentile concessione di Cantiere Bologna

Mi sto chiedendo, a urne appena chiuse, come hanno votato – e se hanno votato – i tantissimi giovani scesi in piazza in massa, non solo a Bologna, per manifestare contro la violenza di genere in occasione dell’uccisione di Giulia Cecchettin.

Quelle ragazze e quei ragazzi, uniti, non hanno esitato un istante a raccogliere la chiamata per difendere il sacrosanto diritto delle donne a non subire violenza, manifestando e dunque esprimendo la loro indignazione con un gesto politico. Mi piacerebbe poter pensare che siano andati anche a votare, ma ho dei dubbi.

Premetto che non considero i giovani dei qualunquisti asserviti ai social, come qualcuno sostiene. Queste semplificazioni sono inaccettabili. I giovani gli appuntamenti con le piazze per difendere i diritti non li mancano, ma in tanti disertano l’appuntamento fondamentale per un cittadino in una democrazia: l’esercizio del diritto di voto. Perché, mi chiedo?

Nel corso di questa campagna elettorale, ho fatto volantinaggio per il Pd lungo le strade del centro di Bologna – sono una militante – e in quell’occasione ho capito che quanto stavo facendo non interessava i giovani che incrociavo. Il partito che rappresentavo non intercettava i loro bisogni, non si sentivano rappresentati; in molti non hanno preso il volantino che porgevo, alcuni lo hanno preso e buttato, una minoranza l’ha preso sorridendomi e con un’occhiata di intesa (probabilmente erano elettori e votavano a sinistra), mi ha consolato.

Ho cercato anche di convincere ragazzi e ragazze a votare, ascoltando le motivazioni di chi, con fermezza, mi ha risposto «non vado», e mi sono convinta che la politica non li prende perché non comunica con loro. C’è banalmente una distanza profonda tra una parte maggioritaria dei giovani e i partiti. Ce lo siamo forse già detti, ma vale la pena ripeterlo.

Per esempio, la sinistra difende i diritti dei fragili – dai migranti alla comunità Lgbtqia+ – il diritto a poter scegliere di abortire, il diritto al fine vita, la salvaguardia dell’ambiente… Tutti temi sentiti da (almeno) una parte dei nostri giovani, che però poi non va a votare. Quindi sono i temi e i valori della sinistra che non riescono a convincere i ragazzi oppure il problema è un altro?

Mi ha colpito che alcuni hanno risposto alle mie sollecitazioni invitandomi a spiegare loro il posizionamento dei partiti della sinistra su alcuni grandi temi come, per esempio, la guerra. Ma perché lo hanno chiesto a me? Forse, la sinistra non comunica efficacemente?

Temo che questo sia ancora una volta il punto: la sinistra, anche il Pd, non sono adeguatamente social, mentre la destra, soprattutto meloniana e salviniana, vive sulle piattaforme digitali e ha imparato benissimo il loro linguaggio e quindi sa come “bucare” l’immaginario giovanile.

Molti giovani, mettiamocelo in testa (piaccia o no alla sinistra) non leggono i giornali, non vedono i telegiornali né, meno che mai, i talk politici, ma stanno sui social, là apprendono e là (purtroppo) formano il loro pensiero. La buona scuola, consapevole di questa realtà, si adopera per educare e trasmettere cultura con l’obiettivo di formare dei cittadini consapevoli, ma non può fare tutto. Allora i partiti seri, quelli che non abbeverano le masse con proclami e titoloni senza sostanza, devono rimboccarsi le maniche e lavorare ostinatamente sui giovani, COMUNICANDO.

Anche questo, però, potrebbe non bastare. La complessa scelta di Avs di candidare Ilaria Salis penso abbia portato i giovani a votarla per difendere i suoi diritti, mostruosamente violati dall’Ungheria nel corso della sua detenzione. Avs ha avuto quindi un buon risultato elettorale, a questa tornata, perché ha sommato all’intento forte di sottrarre Ilaria alla detenzione con un gesto di protesta (parola da recuperare!) profondamente politico, anche i valori difesi dai Verdi («voto i Verdi e la Salis», mi è stato detto!).

Questo ci dice molto di come ragionano i ragazzi e le ragazze, che tendono a muoversi quando l’obiettivo è chiaro, concreto: votare Salis per sottrarla al carcere inumano ungherese.

Il Pd, ma la sinistra in genere, ha nel suo Dna temi cari ai giovani. Basterebbe comunicarli, bene, con una progettualità chiara, con obiettivi evidenti. Le Sardine, per esempio, catalizzarono un pubblico giovane perché seppero comunicare e chiamarono a condividere un obiettivo definito: impedire alla Lega di impossessarsi della nostra Regione.

I giovani, quelli che affollano la nostra città, che si trovano al Pratello o in piazza Aldrovandi, penso siano sensibili da un lato all’emozione – che non vuol dire pancia – e dall’altro desiderino entusiasmarsi e credere in quel che fanno: i partiti con i loro programmi, complicati, declinati in tante pagine, emozionano ed entusiasmano poco.

In conclusione, alla domanda «dove sono i giovani delle piazze per Giulia?» non so rispondere. Posso ipotizzare che stiano cercando chi li sappia ascoltare dando risposte anche alle loro paure.

Andiamo noi a cercarli.

di Antonella Magnoni, pensionata

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