Dal 2021, passata la pandemia da covid, l’occupazione ha registrato una forte ripresa trainata per lo più da donne e giovani.
In Emilia-Romagna gli occupati tra i 15 e i 34 anni nel 2023 erano 463 mila, il 10,3% in più rispetto al 2021. Un incremento che è stato ben superiore al più generale aumento dell’occupazione, cresciuta del 2,3%.
Tale trend dell’occupazione giovanile contribuisce per il 97% alla vivacità del recupero complessivo dell’occupazione emiliano-romagnola post-covid.
Più della metà (53,6%) degli under 35 ha un lavoro.
Sempre più difficile trovare le persone da inserire in azienda
L’ottima performance dell’occupazione si accompagna però alla crescente difficoltà a trovare le persone da inserire in azienda, giovani compresi. Infatti dei 156 mila under 30 previsti in ingresso dalle imprese della manifattura e dei servizi in Emilia-Romagna il 48% non si trova, quasi la metà.
E questo ovviamente per le imprese ha dei costi. I lunghi tempi di ricerca, oltre i 6 mesi, come accaduto per l’11,5% delle piccole imprese emiliano-romagnole, ha determinato extra costi per 1,4 miliardi di euro, con Bologna che si posiziona al 6° posto in Italia per maggior costo del mismatch (353 milioni di euro, lo 0,91% del valore aggiunto).
Tra i principali motivi della difficoltà a trovare lavoratori da inserire in azienda sono il ridotto numero di candidati sulla piazza e la mancanza di adeguate competenze.
Un dato che emerge dallo speciale “Occupazione in Emilia Romagna” elaborato dal Centro studi di Confartigianato Emilia Romagna è che le imprese, messe di fronte al problema non stanno ferme ma reagiscono cercando soluzioni.
Le imprese puntano su salari più alti, flessibilità, autonomia
Per rendesi più attrattive hanno per lo più valutato la possibilità di incrementare i salari, hanno introdotto una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro e hanno garantito gradi crescenti di autonomia sul lavoro.
La flessibilità, introdotta dal 32,5% delle piccole imprese emiliano-romagnole come pratica per attrarre e trattenere le persone, cerca di andare incontro alle nuove esigenze dei lavoratoti, giovani in particolare ma non solo, che oggi danno priorità diverse al tempo di lavoro e riconoscono importanza elevata al proprio tempo libero. Rendendosi sempre meno disponibili a lavorare nel week-end e oltre le 8 ore giornaliere.
In 40 anni è come se fosse sparita la provincia di Ferrara
La carenza di personale si traduce in carenza di competenze, condizione che nel tempo potrà andare a ledere il tessuto e le eccellenze produttive. A giocare a sfavore c’è la dinamica demografica. Negli ultimi 20 anni i giovani della fascia d’età 15-34 anni in Emilia-Romagna risultano essere 47 mila in meno e nei prossimi 20 anni (2024-2044) ne sono previsti altri 34 mila in meno. In 40anniè come se sparisse l’intera popolazione della provincia di Ferrara.
Sempre più giovani imprenditori
Al 31 dicembre 2023 le imprese gestite in regione da imprenditori con meno di 35 anni sono 32mila, di cui oltre un terzo artigiane. Di queste 32mila imprese quelle gestite da giovani donne sono 9mila, il 26% del totale, mentre quelle gestite da under 35 stranieri sono 9mila, il 29% del totale.
Infine il dato che riflette e trova conferma in quanto riportato in una recente ricerca di Almadiploma: i giovani sono sempre meno attratti dal posto fisso e più orientati ad un lavoro autonomo che garantisca loro maggiore indipendenza e tempo libero. Nel 2023 le vere nuove imprese giovanili, cioè quelle imprese che si iscrivono per la prima volta al registro imprese con a capo un imprenditore under 30 senza alcuna relazione con imprese preesistenti, sono 4.090 in Emilia-Romagna, in crescita del 42,5% rispetto a cinque anni prima.
La dichiarazione del presidente di Confartigianato Emilia Romagna, Davide Servadei:
«Dà speranza a noi come associazione e al sistema imprenditoriale emiliano-romagnolo la crescente voglia dei giovani di essere imprenditori che constatiamo dal dato in crescita delle vere nuove imprese giovanili negli ultimi 5 anni (+42,5%). Però non può che preoccupare il fatto che sono sempre meno gli under 35 che si affacciano nel mercato del lavoro. Come sistema confederale stiamo lavorando da tempo su queste problematiche, anche assieme al nostro ente formativo Formart. La stessa Regione Emilia Romagna ha proposto diversi bandi per favorire l’occupazione giovanile e femminile. Ma questa deve diventare una priorità nelle politiche nazionali sul mercato del lavoro, rendendo strutturali quelli che fino ad oggi sono stati interventi occasionali e parziali al fine di trattenere i giovani sui territori. La carenza di personale si traduce in carenza di competenze, come da tempo segnalato dai nostri imprenditori, e nello stesso tempo se non vi sarà il necessario ricambio generazionale, molte imprese e molti lavori rischiano di scomparire».