Da giovedì 27 a domenica 30 giugno Bagnara di Romagna sarà invasa dal Popoli Pop Cult Festival, appuntamento con le culture e la gastronomia internazionali. Come dicono gli organizzatori, «il più conosciuto e forse il più atteso di tutta la Romagna».
L’edizione 2024 ha scelto come protagonista l’area del sud-est asiatico, quei Paesi e quei popoli a sud della Cina e a nord dell’Australia, un’area ricca di storia e di tradizioni millenarie.
Gli stand con le cucine del mondo
Gli stand gastronomici saranno di 23 Paesi del mondo (forse 24 se si aggiungerà il Giappone) e funzioneranno dalle 18.30, sabato e domenica anche a pranzo.
Le novità sono l’Indonesia e il Laos, a cui si aggiungono il Vietnam, le Filippine e la Thailandia, tutti raccolti in un neologismo creato appositamente per il Festival: “Tropico d’oriente”. Nuova è anche la presenza dell’Inghilterra e uno stand interamente dedicato all’Australia, visto il successo dello scorso anno.
Musica, spettacoli e mostre
Ogni sera ci saranno musica e spettacoli, con la sfilata dei costumi tradizionali dei Paesi protagonisti, i buskers, le percussioni arabe e mediterranee di Yassin El Mahi, la musica cubana del Pennabilli Social Club e il rapper afroitaliano Tommy Kuti, il suono ancestrale dei tamburi giapponesi taiko.
Ci saranno in mostra le bambole del mondo, e con “Fata Roba” un viaggio in immagini, parole e oggetti nell’alluvione in Romagna; un’installazione di arte contemporanea su guerra e linguaggio curata da Alessandro Casadei nell’ingresso del fossato, i giovani illustratori in biblioteca; poi i laboratori per bambini sulla “Danza del leone” e “Per un pugno di isole” e la collettiva d’arte all’Oratorio San Luigi.
Sabato 28 giugno nodo al fazzoletto per il concorso di cucina “Eurovo per Popoli”, con la giuria composta da chef e food blogger di fama (premiazione alle 21.15).
Insomma, un menù ricco, ricchissimo per l’edizione numero 16 della manifestazione. Un superbo ritorno dopo anni difficili, prima con l’isolamento da covid, poi con le strade e le case sommerse dall’alluvione.
Queste sono le informazioni essenziali per essere attratti e andare a scoprire, o tornare a visitare, il festival. Ora, invece di raccontarvi nel dettaglio date e info degli appuntamenti (qui trovate IL PROGRAMMA COMPLETO; e qui LA MAPPA degli stand e delle iniziative) vi chiediamo ancora un po’ del vostro tempo per cercare la risposta a una domanda:
Ma perché Popoli ha tanto successo?
Abbiamo tentato di capire perché questo festival in cui si mangia, si balla e si assiste a spettacoli in costume, per quattro giorni alla fine di giugno trasforma un paese di 2.400 abitanti in un centro in cui a divertirsi, e a tornare anno dopo anno, sono tra le 20mila e le 25mila persone.
Insomma, perché, trascorso un primo breve periodo, due-tre anni serviti per farsi conoscere, il Popoli Pop Cult Festival di Bagnara di Romagna ha conquistato e mantiene tanto successo?
Lo abbiamo chiesto al sindaco di Bagnara di Romagna Mattia Galli e ai due fondatori del festival, l’ex sindaco Riccardo Francone e lo storico direttore artistico Massimo Bellotti, che (finalmente!) dopo 15 anni ricevono il Premio Popoli, assegnato ogni anno a chi si è particolarmente distinto “nell’aver contribuito al dialogo tra popoli, culture e generazioni” (il premio verrà consegnato venerdì 28 giugno alle 21).
Il sindaco Mattia Galli
«In 15 anni uno dei motivi centrali per cui il festival è riuscito a vivere e ha continuato a crescere è non avere perso di vista un concetto fondamentale: sebbene l’impegno civile sia un impegno politico, non abbiamo mai dato a Popoli una connotazione partitica, il festival non è stato strumentalizzato. Questo ci ha dato la possibilità di viverlo in modo genuino, sano, e di far incontrare le persone a prescindere dal colore, dalla razza, dal censo. Tutte le persone che negli anni si incontrano a Bagnara portano l’esperienza di Popoli nelle loro vite, nelle loro città e nei loro Paesi. E questo è il miglior biglietto da visita».
Riccardo Francone (ex sindaco, oggi presidente di Bagnara Eventi)
«Non siamo quel tipo di festival che vuole fare approfondimento o dibattito politico. O meglio, anche noi facciamo politica, ma in un modo diverso, cioè provando a far percepire un’integrazione gioiosa e ottimista, in cui ciascuno ha un ruolo, ha dei diritti e ha dei doveri. Popoli in qualche modo è una rappresentazione della nostra società, in cui ciascuno di noi è chiamato a dare il meglio di sé agli altri, in un clima di amicizia. Nel tempo ci siamo impegnati a non abbandonare una certa artigianalità, perché questo ci consente di mantenere delle relazioni umane. Una connotazione che evidentemente chi partecipa percepisce e apprezza. Il resto lo ha fatto il passa parola. Il messaggio che porti a casa dal Festival è quello di una convivenza gioiosa, ottimista, senza piangersi addosso, consapevole dei problemi che l’integrazione porta con sé, ma facendo vedere che “il mondo in un paese” ci può stare. E che in quel mondo (e in quel paese) si può anche vivere bene».
Il direttore artistico Massimo Bellotti
«Alla base del successo di Popoli c’è l’autenticità. Vado spesso a vedere altri festival, feste, street food, anche come possibile fonte di ispirazione, e ciò che si percepisce è la parte commerciale. La paella fatta da un cuoco veneto o un tacos preparato da un siciliano.. ci può anche stare, se è buono.. Ma qui si sente l’autenticità del cuoco filippino, del piatto vietnamita, della specialità gastronomica argentina. Una autenticità che si trasmette anche nello spirito con cui i popoli partecipano. Un altro aspetto dell’autenticità è che si cucina sul posto, la gente passa e assiste alla preparazione, è un elemento che arricchisce, che fa cultura. Il nostro festival in particolare piace tanto anche ai giovani, che sono curiosi, vogliono provare piatti di cucine diverse, conoscere altre culture. Poi vengono anche a “far baracca”, per divertirsi, perché qui ci si diverte!».
In conclusione, il segreto del successo del Popoli Pop Cult Festival di Bagnara di Romagna sono le atmosfere, “l’aria che si respira”, di autenticità. L’aver trovato il modo di portare una positiva, leggera, curiosa, arricchente (e divertente) convivenza di diversità.
Chiudiamo con un aneddoto
Racconta il sindaco di Bagnara di Romagna che «fino al 2017 la comunità straniera più presente in paese, quella albanese, non partecipava al Festival. Quell’anno comincia a fare lo stand, che cresce e cresce talmente tanto che lo spostiamo nella zona di viale Matteotti, davanti alle scuole. Lo scorso anno alle elezioni è stato eletto il primo consigliere comunale di origini albanesi di tutta la Bassa Romagna, che continua a partecipare allo stand ed è entrato a pieno titolo nella società civile di Bagnara. Siamo una comunità in cui ci si rende conto che lo straniero non ha soltanto dei diritti, ed è giusto che venga accolto, ma anche dei doveri nei confronti della società che lo accoglie. E questo penso sia il miglior modo non per fare “integrazione” (che è una parola che detesto perché sembra tu debba sopportare qualcuno che viene a casa tua, invece non è casa tua, è la casa di tutti) bensì di “accogliere”. Il Festival di Popoli è un festival di accoglienza, non di integrazione, e questo è il motivo per cui in questi anni è cresciuto e continua ad avere successo».