Non chiamatela macchinina! Emilia è un concentrato di passione, ricerca e alta tecnologia che corre a energia solare

di Milena Monti

Progettisti, disegnatori, costruttori, ingegneri, professori universitari, ricercatori, studenti, professionisti, imprenditori, ma anche – e potremmo dire soprattutto, con riferimento all’inizio della storia – semplici appassionati e visionari: è più o meno così composto il team Onda Solare, all’anagrafe una associazione sportiva dilettantistica ma altamente specializzata nella costruzione di veicoli a energia solare.

Nata a Castel San Pietro Terme nel lontano 2005, in quasi vent’anni Onda Solare è arrivata a costruire il quinto nuovo veicolo elettrico che si muove esclusivamente grazie all’energia del sole: Emilia 5, presentata venerdì 5 luglio al Museo Ferrari di Maranello e già pronta per la competizione internazionale dedicata a veicoli alimentati a energia solare South African Solar Challenge (o Sasol).

Breve storia di pirati e corsari

Il lavoro di Onda Solare si muove da sempre a cavallo fra ricerca scientifica e disciplina sportiva, innovazione tecnologica e pura competizione.

A dare vita all’associazione, nel 2005, sono Mauro Sassatelli e Ruggero Malossi, castellani, ex carreristi (ovvero appassionati di Carrera, la tradizionale corsa per macchinine a spinta di Castel San Pietro Terme) che condividono il sogno di una mobilità green e la voglia di fare qualcosa – chiamiamoli bonariamente pirati.

E qualcosa di grande fanno: armati più di passione che di vere e proprie competenze tecniche specifiche, riuniscono un team di avventurosi e si iscrivono alla World Solar Challenge con Emilia 1, bicicletta con pedalata assistita da energia solare con la quale si piazzano al terzo posto della più prestigiosa competizione al mondo per quel tipo di veicoli.

Grazie al successo portato a casa e al contatto con le realtà più avanzate al mondo nel settore della mobilità solare, la passione di quello che all’inizio è un piccolo gruppo cresce fino a coinvolgere un numero sempre maggiore di persone, professionisti e aziende – Emilia 5 conta una ventina di sponsor per la fornitura di servizi, materiali e componenti. Nel 2011 approda nel team anche l’Università di Bologna, portando con sé sponsor istituzionali e fondi che permettono al progetto un vero e proprio salto in avanti tecnologico – chiamiamoli corsari.

L’evoluzione di Emilia, in collage, in ordine sinistra-destra alto-basso Emilia 1, Emilia 2, Emilia 3, Emilia 4, Emilia 4 LT, Emilia 4 ST.

Nel 2016 Onda Solare porta a casa il primo posto alla Moroccan Solar Race Challenge e il secondo alla Carrera Solar Atacama (con Emilia 3); nel 2017 il primo posto all’Albi Solar Challenge, sempre con Emilia 3, mentre con Emilia4 – prima cruiser* della casa – il team vince l’American Solar Challenge 2018 terminando i 2.785 chilometri del percorso sfruttando esclusivamente l’energia del sole senza ricariche esterne. La successiva versione Emilia 4 LT trionfa alla European Solar Challenge 2021. Nel palmares di Onda Solare, che vanta il titolo di primo team al mondo ad avere partecipato a competizioni in tutti e cinque i continenti, manca quello che è l’obiettivo della neo-presentata Emilia 5: la World Solar Challenge che si terrà in Australia nel 2025. Prima però la rossa – che per la prima volta indossa il tipico colore delle auto italiane da competizione, precisamente il rosso Ferrari 2014 – parteciperà alla Sasol Solar Challenge sudafricana il prossimo settembre.

Emilia on the road, sempre in collage: Emilia 3 alla Carrera Solar Atacama, Emilia 4 alla American Solar Challenge, Emilia 4 LT alla European Solar Challenge, Emilia 4 LT alla World Solar Challenge.

Ma com’è fatta un’auto a energia solare?

Un’auto solare è un concentrato di materiali e tecnologie avanzate: aerodinamica, fibra di carbonio per la leggerezza, pannelli solari per catturare l’energia del sole e batterie efficienti per accumularla e averla sempre a disposizione dei motori elettrici. Se il sole è di fatto il motore di un veicolo elettrico a energia solare, quest’ultimo è motore per la ricerca scientifica applicata a una mobilità futura pienamente sostenibile.

Basti pensare che Emilia5 monta sospensioni brevettate ad hoc realizzate con l’ausilio della stampa 3d di filamenti, e che gli stampi per muso e coda dell’auto sono fatti di carbonio riciclato a dimostrazione del fatto che è possibile ridurre l’alto impatto ambientale del carbonio (materiale che richiede molta energia in fase di creazione e che è oggi destinato ad essere trattato come un rifiuto speciale a fine vita).

«Lavorare sui prototipi permette effetti reali sullo sviluppo delle tecnologie e ricadute commerciali immediate», sintetizza bene Giangiacomo Minak, professore dell’Università di Bologna responsabile del progetto GreenWave di MOST, il Centro nazionale per la mobilità sostenibile che comprende diverse università e centri di ricerca italiani nonché aziende che si occupano di mobilità e che ha finanziato Emilia 5 con circa 100 mila euro. Minak, che ci ha mostrato e spiegato personalmente e con contagioso entusiasmo Emilia 5, è anche coordinatore del corso di laurea in Ingegneria meccanica di Forlì nonché docente di Costruzione di macchine; è il sesto da sinistra nella foto dell’unveiling di Emilia 5.

E se manca il sole??

Emilia5 ha un’autonomia di 1.000 chilometri senza sole (a 55 km/h). Questo grazie al sistema di gestione dell’energia che permette in maniera efficiente di utilizzarla quando c’è il sole ma anche di accumularla per eventuali momenti senza sole.

Fasi di lavorazione.

Quando materiali e tecnologie avanzate entrano in gioco, i professionisti iniziano a giocare: progettisti, disegnatori, costruttori, ingegneri. Ma Onda Solare ha sempre avuto un’attenzione particolare per gli studenti, universitari (moltissimi negli anni si sono avvicinati al team per stage, tesi, dottorati di ricerca e articoli scientifici) ma anche dell’istituto tecnico superiore Ferrari di Maranello, decine e decine di giovani che sono passati dall’officina dove sono nate le varie Emilia, presso l’azienda Metal Tig di Castel San Pietro Terme del fondatore dell’associazione Mauro Sassatelli – che, da lungimirante imprenditore oltre che appassionato green, ha negli anni imparato tanto dall’esperienza nel mondo delle auto solari da rendere l’azienda di famiglia fornitore ufficiale della gestione sportiva di Ferrari.

Foto di gruppo presso l’officina Metal Tig di Castel San Pietro Terme (Mauro Sassatelli è il terzo da sinistra in piedi).

Road to South Africa

Dopo la presentazione a Maranello e i primi test in pista a Modena, il 15 luglio Emilia 5 partirà via mare alla volta del Sudafrica, dove arriverà dopo circa un mese e mezzo in tempo per partecipare alla Sasol Solar Challenge dal 13 al 20 settembre prossimi.

Sono 2.500 i chilometri che dovrà completare fra Johannesburg e Cape Town in otto giorni di gara e test. Oltre alle tappe su strada, infatti, sono previsti test statici e dinamici che assegneranno punti per meccanica, sistema elettrico, sicurezza, slalom, frenata sul bagnato e partenza in retromarcia, solo per citarne alcuni.

Per complicare ulteriormente le cose, non bastassero le strade selvagge del Sudafrica, tre tappe presenteranno altrettanti stage ciechi che i team scopriranno solo strada facendo. Della quarantina di membri del team, circa 25 sono quelli che prenderanno parte alla trasferta sudafricana; fra questi, i tre piloti Ruggero Malossi (che guida Emilia dalla numero 1), Morena Falcone e Riccardo Zamagna.

Il collage dei piloti: Morena Falcone, Ruggero Malossi (nell’abitacolo), Riccardo Zamagna (con gli occhiali).

Per capirne di più sul corposo e ambizioso progetto di mobilità sostenibile del MOST, che oltre a Emilia 5 comprende altri veicoli elettrici e a energia solare CLICCA QUI

© Riproduzione riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *