di Federico Spagnoli
“La staticità è sempre calzata stretta ai bisogni dell’uomo; questo si muove costantemente, spinto dal proprio occhio, dal proprio stomaco o dal proprio cazzo.”
Bastoni e Carote
In principio c’era lui, il pianeta. Una grande prateria sulla quale chiunque disponesse di gambe (o di zampe) poteva camminare liberamente, forte della consapevolezza che l’unica barriera che avrebbe mai potuto sbarrargli la strada sarebbe stata, nel peggiore dei casi, la ripidità di una montagna.
Oggi – ogni singolo giorno – di questo antico pianeta fatichiamo a trovare le tracce; queste sono nascoste – reliquie – all’ombra delle protesi che incessantemente ci ostiniamo ad impiantare agli ambienti in cui viviamo. Ne pungoliamo il cielo con i nostri grattacieli, violiamo le profondità con i sottomarini e riempiamo o svuotiamo le sue curve a nostro piacimento.
Abbiamo mutilato – come carne – le bellezze naturali che una volta ci lasciavano senza parole, che ci stupivano; ed ora, dimentichi di quanto indebito sia il nostro potere, stendiamo prati d’asfalto sui monconi del mondo.
Avremmo potuto imparare un milione di cose dalle formiche che da piccoli schiacciavamo sotto i piedi; invece da loro abbiamo coniato soltanto il modo di vivere. La grande prateria di un tempo è infatti divenuta un formicaio di confini e dogane, dentro le quali ci trinceriamo per affrontare le nostre guerre perenni.
Si combatte contro la tridimensionalità, perlopiù; contro lo spazio, armati di rotte e ferrovie, e contro il tempo, trangugiando pasticche ed intrugli, prodotti terminali di un’illusoria alchimia. È una lotta senza sosta, la nostra, alimentata dalla più squisita delle prelibatezze, il denaro; manna terrena dal duplice sapore: la selvaticità del bastone e la dolcezza della carota.
Orfani e Sceicchi
L’uomo occidentale vive al ritmo di un cuore dispotico, captando il mondo con le sue orecchie da mercante.
Gli altri? Un biglietto da visita.
Si parla spesso di quanto la prima impressione giochi un ruolo fondamentale nello stringere una relazione tra due parti. Lo aveva capito perfettamente un uomo chiamato Hernán Cortés, quando decise di presentarsi agli amerindi con il suo passaporto esclusivo: un archibugio. La monarchia d’oltremanica, al pari di quella spagnola, non fu da meno, infatti grazie ai suoi permessi di soggiorno quali vaiolo, scarlattina e morbillo, riuscì a stringere un più che mai pacifico rapporto con gli autoctoni delle sue future colonie.
La storia, ci dice Machiavelli, segue un andamento perfettamente ciclico. E tutti i torti non ha. Oggi questi ruoli si sono invertiti: ora sono i popoli in difficoltà a muoversi, ad emigrare alla ricerca di una condizione migliore.
Dalle caravelle siamo passati ai barconi, dai vascelli alle zattere di fortuna – torna a rifarti gli occhi, Charles –.
A bussare alla porta non è più qualcuno che impaurisce: è qualcuno che ha paura.
Ma non c’è di che preoccuparsi; perché dove non passa l’orfano, passa lo sceicco.
Analisi cruda, reale, impressionante di quello che è l’uomo oggi e di come è bravo a togliere il diritto alla vita, non solo agli altri, animali o umani che siano, ma a sé stesso.