Misurare quanta CO2 imprigiono nei campi è possibile e può diventare una nuova fonte di reddito

La sfida era riuscire a misurare quanta anidride carbonica (CO2) una certa coltura con specifiche pratiche colturali consente di assorbire. E una volta reso quell’assorbimento in cifre certificate, scambiarla nel mercato volontario dei crediti di carbonio, così da creare una nuova fonte di reddito per gli agricoltori. Al pari dell’attività “tradizionale”, ossia la produzione e vendita di frutta e verdura, il tutto nell’ottica di un’agricoltura sempre più sostenibile.

Il progetto

Il progetto si chiama Control Carbon ed è stato promosso da Conserve Italia, il gruppo cooperativo con sede a San Lazzaro di Savena leader in Italia nella trasformazione alimentare, che associa oltre 14.000 produttori agricoli italiani riuniti in 39 cooperative, 12 stabilimenti produttivi (9 in Italia, 2 in Francia, 1 in Spagna) e un fatturato di 1,14 miliardi di euro. Conserve Italia detiene marchi storici del Made in Italy come Cirio, Valfrutta, Yoga, Derby Blue e Jolly Colombani.

Il progetto è stato co-finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e sviluppato in collaborazione con l’Università di Genova, l’Università degli Studi di Milano, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) e Tetis Institute Srl. È durato due anni ed è stato condotto sulle colture di mais dolce, pomodoro da industria e alberi da frutto come le pere.

Le sperimentazioni hanno avuto luogo nel corso dell’ultimo anno nel pereto della Cab Massari, azienda socia di cooperative aderenti a Conserve Italia, dove sono stati installati sensori, stazioni meteo e altri dispositivi necessari per l’analisi del carbonio sequestrato.

Imprigionare il carbonio

Le cosiddette pratiche di Carbon Farming (una buona spiegazione di cos’è il Carbon Farming e cosa prevede l’Ue la trovi QUI), oltre ad arricchire il terreno di carbonio, aiutano a migliorare la fertilità e la biodiversità del suolo. Tra queste, l’uso di colture di copertura (le cover crops), il passaggio da lavorazioni del terreno convenzionali a lavorazioni conservative, l’aumento delle rotazioni colturali, l’uso di compost o di letame solido e l’agro-silvicoltura, sono solo alcune delle pratiche che si utilizzano in campo agricolo. Il “sequestro di carbonio” nei suoli risulta infatti efficace solo quando viene abbinato a pratiche di agricoltura rigenerativa. E l’accumulo annuale di carbonio nel terreno può variare a seconda del luogo, del clima e di come i suoli vengono gestiti.

Partendo da queste premesse, il progetto Control Carbon è riuscito a creare una metodologia di monitoraggio e verifica dell’assorbimento di carbonio delle varie colture. In questo modo si consente ai produttori di generare crediti di carbonio, strumenti finanziari che rappresentano una tonnellata di CO2 non emessa o rimossa dall’atmosfera scambiabili nel mercato volontario del carbonio. Per ottenerli, però, occorre seguire una procedura di certificazione secondo uno specifico protocollo.

Le dichiarazioni

Pier Paolo Rosetti, direttore generale di Conserve Italia:

«Con questo progetto gli agricoltori, che rappresentano la base sociale delle cooperative a noi associate, possono finalmente diventare protagonisti attivi della sostenibilità continuando a svolgere il loro lavoro, ossia la coltivazione della terra con pratiche agronomiche virtuose e sempre più attente alla riduzione dell’impatto ambientale. Ora, grazie a un tool che quantifica la capacità di stoccaggio delle varie produzioni e la relativa quantità di crediti spendibili in un mercato quotato, siamo nelle condizioni di proporre una nuova opportunità per ottenere nuove fonti di reddito facendo al tempo stesso il bene del pianeta».

Adriana Del Borghi, pro-rettrice alla sostenibilità dell’Università di Genova e Ceo di Tetis Institute Srl:

«Il nostro intento è valorizzare gli investimenti che gli agricoltori stanno facendo a favore di un’agricoltura sempre più sostenibile. Vogliamo mettere la scienza al loro servizio per sottolineare il ruolo fondamentale che rivestono in qualità di assorbitori di anidride carbonica. Progetti come questo sono importantissimi, perché consentono di ottenere le informazioni e i dati per giocare d’anticipo rispetto alle regole del mercato che saranno fissate dall’Europa nei prossimi 2 o 3 anni».

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