di Milena Monti
Cercarsi per trovarsi, entrare in un modo e uscirne cambiati, perdersi per ritrovare un rinnovato concetto di tempo. Del resto fin dagli antichi greci il labirinto simboleggia il viaggio eroico e la lotta interiore del protagonista chiamato alla sfida; o che la sfida la intraprende consapevolmente, alla ricerca di un’esperienza diversa dalla vita quotidiana, frenetica e tecnologica.
È questo il caso dei labirinti nel mais che stagionalmente nascono qua e là per offrire un intrattenimento sospeso fra sfida e gioco, tradizione contadina e contatto con la natura, simbolismo e spiritualità. Per le realtà che li propongono, i labirinti nel mais sono anche occasioni imprenditoriali per coinvolgere un pubblico vasto e variegato, differenziare le entrate, tessere reti territoriali.
Sui terreni della cooperativa agricola Lacme, presso l’ex fattoria didattica Aia Cavicchio (anticamente un magazzino del riso) sorge da giugno a settembre un labirinto nel mais che di anno in anno ha una forma diversa; accanto ci sono un punto ristoro e un bar. Per la cooperativa, nata nel secondo dopoguerra per rispondere alla crescente domanda di lavoro agricolo, il labirinto ha molteplici funzioni.
«Da un lato una maggiore differenziazione delle attività della cooperativa significa anche la possibilità di far lavorare un maggior numero di persone e soddisfare più famiglie – spiega la vicepresidente Serena Strazzari -. Dall’altro vogliamo avvicinare il pubblico al mondo agricolo nel suo valore ricreativo e non solo prettamente produttivo, promuovendo il rispetto e la tutela della natura, che sono fra le mission di Lacme anche in altri progetti come l’oasi di protezione della fauna selvatica del Quadrone e il negozio di fiori Atmosphere. Senza dimenticare che un progetto alternativo come un labirinto nel mais, già ideato in collaborazione con la cooperativa Il mosaico di Imola, è occasione per fare rete con numerose e diverse realtà del territorio e valorizzarci insieme, a beneficio del territorio stesso».
Ma come nasce un labirinto nel mais?
A Medicina – al terzo anno di labirinto – hanno sperimentato due metodi diversi: prima la semina secondo il disegno scelto; poi – e questa è l’opzione tuttora praticata – la semina dell’intero campo che viene poi trinciato quando il mais raggiunge i 90 centimetri di altezza, disegnando il percorso del labirinto con l’ausilio di gps satellitari.
A occuparsi di tagliare il mais sono gli stessi lavoratori della cooperativa, che poi lo spargono nel campo per arricchire il terreno; a fine stagione il restante mais viene raccolto per l’alimentazione animale. Il disegno del labirinto medicinese 2024 è opera di Ettore Selli, studioso di labirinti che per l’edizione in corso si è ispirato alla storia del Mago di Oz.
Come si disegnava un labirinto nel mais prima delle moderne tecnologie?
La domanda corretta è piuttosto: come si disegna un labirinto nel mais senza le moderne tecnologie? Già perché in Romagna sono almeno due i labirinti nel mais che tutt’oggi nascono senza l’ausilio di gps satellitari. In questi casi si procede in maniera tradizionale utilizzando metro, filo e corda per seguire il disegno scelto. È così che nascono il labirinto effimero di Alfonsine e il labirinto Dedalo a Pisignano.
Il labirinto effimero e il labirinto sospeso di Alfonsine
Dal 2008 l’azienda agricola Galassi propone un labirinto nel mais diverso ogni anno. E, come detto, qui si procede “alla vecchia” – parola dell’amministratore delegato della società di famiglia, Francesco Galassi. «Abbiamo imparato il metodo dal professionista di labirinti Luigi Berardi, che ci ha seguito fino al 2019. Dopo la semina del terreno ad opera delle cooperative agricole locali, procediamo alla trinciatura a mano del tracciato precedentemente disegnato quando il mais raggiunge i 15-20 centimetri di altezza». Pazienza e amore sono le parole chiave, oltre alla certezza dell’apprezzamento del pubblico che in loco può usufruire anche del bistrot e dell’area griglie dell’agriturismo – a conferma del successo della formula di creatività imprenditoriale, considerando che quello in corso è il 17° labirinto.
Riutilizzando i pali di un vecchio vigneto e 30 mila canne di bambù, l’azienda Galassi propone da qualche anno anche un labirinto sospeso: scopo della sfida è raggiungere il centro senza passare attraverso le canne che creano un vedo-non-vedo che può ingannare. «Una proposta originale che crea un effetto particolare soprattutto nelle giornate di vento e che dura ben oltre la trebbiatura del mais».
Il labirinto nel mais Dedalo a Pisignano
Progetto di due aziende del comparto agricolo ravennate (società agricola Dedalo e Agricola Lunarda) è il labirinto Dedalo, a Pisignano: tra i sette e i dieci chilometri di sentieri nel mais di anno in anno secondo disegni diversi anche qui lentamente e rigorosamente misurati con cordelle e picchetti e tagliati a mano quando il mais è alto circa 20 centimetri. L’area comprende anche un orto didattico a dimostrazione e completamento degli intenti del progetto fra imprenditoria e valorizzazione della natura delle due aziende ideatrici.
Le regole di base per affrontare un labirinto nel mais
Poche, semplici e di buon senso sono le regole per affrontare un labirinto nel mais. Vestire abbigliamento comodo e consono alla stagione, portare con sé una borraccia di acqua (perché uscire dal labirinto potrebbe richiedere tempo) e una torcia elettrica in caso di visita dopo il tramonto, dimenticarsi il cellulare per il tempo che si resta al suo interno (comunque tenendolo con sé ma silenzioso, ché non si sa mai), e infine divertirsi (da soli, in famiglia o con gli amici).
I vari labirinti offrono ingressi semplici ma anche cacce al tesoro, eventi a tema per tutti i gusti e perfino proposte ludiche di team building per aziende (essendo il labirinto una sfida che stimola la collaborazione del gruppo).