Ma come si organizza un festival diffuso come Imola in Musica?

di Riccardo Olmi

Otto giorni di musica dal vivo, un’intera città che si riempie di melodie, palchi, luci, immagini e artisti, pronti ad attirare l’attenzione di migliaia di spettatori. Dall’1 all’8 settembre sono 101 i concerti proposti quest’anno per la 28esima edizione di Imola in Musica, per un totale di 125 eventi, compresi gli appuntamenti collaterali.

Il calendario lo trovate QUI.

Tante iniziative, tanto pubblico, tante persone coinvolte, tanti aspetti di cui occuparsi, soluzioni da trovare, problemi da risolvere. La macchina organizzativa di questo festival musicale tutto imolese è rodata e imponente e, siamo convinti, merita di essere approfondita. Partendo da chi, magari restando dietro le quinte, rende tutto questo possibile.

Lo staff del Teatro Stignani di Imola impegnato nell’organizzazione dell’edizione 2023.

Quindi… da dove si parte?

Iniziamo precisando che a organizzare l’evento è il Comune di Imola, coinvolgendo circa 200 persone tra volontari, associazioni, imprese e privati cittadini, forze dell’ordine. I professionisti che lavorano per un evento di queste dimensioni sono molti. Lo scorso anno furono impegnati in 25 tra operai, sorveglianti e facchini, mentre audio e luci sono stati seguiti da ulteriori 20 tecnici tra fonici, macchinisti ed elettricisti.

Come ci spiega l’assessore alla cultura di Imola, Giacomo Gambi, i primi passi si muovono ogni anno ad ottobre, una volta chiuso il bilancio comunale, che va a stabilire quanti fondi effettivamente si potranno destinare alla nuova edizione dell’evento. Per il festival quest’anno la spesa è stata di circa 200mila euro, «cifra raggiunta anche grazie ai nuovi sponsor, Poste Italiane e Conad. Questi nuovi partner hanno calmierato il forte aumento dei costi, anche dovuto all’inflazione».

La maggior parte dei fondi vengono utilizzati per gli eventi di piazza Matteotti, che ospita il palco principale, arricchito quest’anno anche dai maxischermi. 

La ricerca e il cachet dei big

Una volta risolto l’aspetto economico e indetti i bandi per gli appalti necessari, si possono iniziare a coinvolgere gli artisti. Per quanto riguarda i big è molto probabile che le conferme di presenza
arrivino però solo dopo il Festival di Sanremo, che è uno spartiacque per chi organizza i tour dei musicisti più noti. Il Festival della canzone italiana detta infatti la linea su cui il mercato della musica si muoverà durante tutta la stagione estiva, e di conseguenza determina la frequenza e le modalità con cui gli artisti si esibiranno dal vivo.

I big vengono scelti basandosi su vari criteri. Innanzitutto bisogna pensare a quante persone un artista può muovere: la piazza è grande e deve essere riempita, senza però rischiare un’affluenza che superi di troppo le 10 mila persone, numeri che altrimenti sarebbero difficili da gestire. Per questo il contatto con i manager degli artisti è un aspetto che richiede cura e attenzione.

Come spiega il direttore del Teatro Stignani, Luca Rebeggiani, «è un lavoro corale di ricerca, fatto in costante contatto con il Comune. A volte riceviamo anche candidature, spesso siamo noi a contattare gli artisti a cui siamo interessati. Ovviamente cerchiamo di fornire al pubblico una proposta che possa coinvolgere persone di tutte le età e che si addica al taglio eterogeneo di Imola in Musica».

Gli ospiti principali di questa edizione di Imola in Musica saranno Colapesce Dimartino (venerdì 6 settembre) e Baby K (nel dj set di sabato 7), che sono costati rispettivamente 37.500 e 22.000 euro.

Gli eventi “collaterali”

Anche se attira la maggior parte del pubblico, piazza Matteotti  rimane comunque solo una parte del festival: durante l’evento la musica dal vivo si diffonde infatti in ogni strada e piazza del centro storico di Imola. È l’aspetto che più caratterizza la manifestazione e la rende originale.

Il Comune si occupa delle piazze principali, tra cui piazza Gramsci e piazza dell’Ulivo. La maggior parte dei concerti però sono organizzati da privati o da associazioni. A rendere ancora più capillare la diffusione della musica sono i buskers, gli artisti di strada selezionati attraverso le candidature online.
Anche le iniziative collaterali giocano un ruolo fondamentale. Ad esempio con Musica Musiche, curata da Fabio Ravaglia assieme al centro Ca’ Vaina, vengono approfondite molteplici culture musicali provenienti da diversi continenti. Quest’anno le sonorità e le culture di Capo Verde e del Brasile saranno accostate ad alcuni dialoghi con esperti della materia.

Il backstage

Un aspetto non secondario dell’organizzazione è la cura degli artisti durante gli otto giorni della manifestazione. Ad occuparsene è la squadra del Teatro Stignani, che mette a disposizione camerini e tutti gli spazi necessari per consentire ai musicisti di concentrarsi solo sulle loro esibizioni senza dover pensare ad altro. Alcuni forniscono in anticipo anche una scheda su cui sono indicate le loro richieste, spesso inerenti al cibo e alle bevande che vorrebbero trovare una volta arrivati in camerino.

Pochi minuti prima del concerto gli artisti escono dal teatro con un van per raggiungere la piazza in sicurezza.

La sicurezza

Per la scorsa edizione è stata registrata un’affluenza media complessiva di circa 17mila persone al giorno. Numeri del genere devono essere gestiti con attenzione e analizzando ogni anno le criticità dell’edizione precedente. Parte degli investimenti vengono fatti proprio per creare i protocolli di sicurezza.

Concretamente, si dispongono tutte le vie di fuga da utilizzare in caso di pericolo, si decidono le postazioni delle ambulanze e il numero di addetti alla sicurezza, che lo scorso anno sono stati 26, senza contare il normale operato delle forze dell’ordine. 

Insomma, tutto deve essere curato e pensato nei minimi dettagli, affinché il festival fili liscio e sia un successo. «L’unico aspetto di cui non possiamo essere sicuri – conclude scherzando il direttore del teatro Stignani – è la pioggia».

Per cui, incrociamo le dita.

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