Tagliagole (da “Àiās”)

di Federico Spagnoli

Tagliagole (da Àiās)

la riva del mare è una culla antiquata
salata senz’altro, ma un posto accogliente
la sabbia è un lenzuolo, nero, ed è nota
per essere invisa a chi è troppo elegante

prede mai dome di una vita mondana
sordi alle istanze del guardarsi altrove
ed io stringo una torcia tra le mie mani
ma dai rovi esce solo un fiocco di neve

che graffia e che punge il mio litorale
si fa strada nell’aria di questo imbrunire
ed immune alle raffiche di paranoie
cattura il mio sguardo con il suo cadere

nel mare notturno, pavimento per caso
che mi ospita a stento, io figlio interdetto
mentre un raggio di luna mi illumina il viso
e un tappeto di nubi decora il soffitto

sdraiato nell’acqua, dentro a un paracadute
impotenti, io e lui, dinanzi a questa bellezza
non rimpiango i tramonti o le notti stellate
perché l’inverno s’inchina a questo cielo di Scozia

e farei anch’io lo stesso se non fossi legato
al paracadute col quale ho sempre vissuto
che giace con me, da troppo poco pilota
di una vita ambiziosa che ora il sale disseta

vedo luci all’orizzonte, ma il significato?
la mia torcia risponde poi perde la vita
e mi chiedo se infondo non abbia vissuto a vuoto
illuminando i sorrisi che sfioravo col dito

l’acqua fredda mi stringe ed inizio a tremare
la schiuma con coraggio affronta lo scoglio
mi raggiunge e finalmente inizia a placare
quei sogni avvoltoi sul mio corpo mai sveglio

che banchettano ingordi, becchi sulle mie tempie
Tideo sei un esempio, chi l’avrebbe mai detto
la mia mente in frantumi, tra perfide grinfie
che rendono il modo in cui vivo un ricatto

perché il mio cuore ha due buchi, due fori gemelli
perforato dall’odio e da un ignaro proiettile
è diventato lo stesso di questi sciacalli
non più tanto diverso da quello di un rettile

perché il mio cuore ha due buchi, due fori gemelli
non mi attende il fondale, spirerò galleggiando
perché il mio cuore ha due buchi, due fori gemelli
ed invano mi chiedo per quale dei due sto morendo

 

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