Il sindaco di Faenza scrive a Mattarella e annuncia disobbedienza istituzionale: “Noi andiamo avanti lo stesso”

Il sindaco di Faenza Massimo Isola ha scritto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Una lettera accorata al pari della sofferenza e dell’angoscia dei suoi concittadini colpiti per la terza volta in un anno e mezzo da una alluvione che ha travolto case e aziende, strade e ponti.

La lettera non è però un appello allo Stato affinché intervenga per impedire che capiti di nuovo, bensì la dichiarazione di voler fare da soli, fin da subito, per interventi essenziali e non rinviabili.

Perché, scrive Isola: «Alla prova dei fatti, iter e procedure amministrative messe in campo in questi mesi si sono dimostrate inadeguate e insufficienti». In questo modo, derogando alle leggi che definiscono responsabilità e procedure, Isola si assume una  grossa responsabilità, come spiega nella lettera alla prima carica dello Stato, «pur di proteggere i faentini e garantire la loro sicurezza».

Tre sono i punti fondamentali della decisione, così sintetizzati e spiegati a margine della missiva:

«Ecco, quindi, cosa succederà da oggi:

  1. Senza attendere le autorizzazioni visto che c’era già stato un via libera informale e anche se non di nostra diretta competenza, inizieremo subito i lavori per la messa in sicurezza del Marzeno, responsabile degli allagamenti della zona di via Cimatti e di alcune zone del forese come via San Martino e altre. Seguiremo l’idea progettuale già presentata nel febbraio scorso e contenuto nell’ordinanza 13 bis della struttura commissariale, mai fino ad oggi approvata e finanziata. Si tratta di un sistema che consenta di raccogliere e bloccare l’acqua prima che raggiunga le abitazioni. Abbiamo preso contatto con i proprietari dei terreni per trovare un accordo e i tecnici sono già sul campo in modo che i lavori possano iniziare fin da subito.
  2. Ogni nucleo familiare che ha subìto almeno due alluvioni negli ambienti abitativi ubicati fondamentalmente nei piani terra riceverà un contributo di 10 mila euro a fondo perduto come sostegno alle spese sostenute dopo il 19 settembre 2024, per le necessità della famiglia: non solo per il ripristino dell’abitazione, ma anche, ad esempio, per il pagamento di bollette, rette, mutui e qualsiasi altra necessità. Il contributo è totalmente a carico del Comune di Faenza e sarà finanziato anche attraverso le donazioni che arriveranno. Stiamo in queste ore definendo la procedura, la più semplice possibile. Contiamo di inviare i soldi nei conti correnti nel più breve tempo possibile. Chiederemo con forza queste risorse non siano sostitutive ma aggiuntive alle altre misure come Cis e Cas previste dal sistema di Protezione Civile.
  3. In questo anno Hera ha fatto un grande lavoro di progettazione e ripensamento dell’intero sistema fognario ma in questa emergenza non è stata all’altezza. Ma, come già detto, in emergenza i tempi di certi lavori non sono compatibili con quelli standard. Dobbiamo fare in mesi quello che prima si faceva in anni. Quindi anche ad Hera chiediamo azioni immediate per la sicurezza dei cittadini. Idrovore. Entro 30 giorni abbiamo bisogno di sostituire il dispositivo di idrovore mobili con postazioni fisse nelle aree più critiche e già individuate nel piano d’azione messo a punto insieme, garantendo in caso di emergenza un presidio costante. Avviare entro 60 giorni tutti i cantieri dei bypass previsti nel piano di intervento come “imminenti”, in particolare per i quartieri Orto Bertoni e Bassa Italia. Infine, dopo questo il passaggio della piena nel Lamone, serve una ulteriore ricognizione immediata degli scarichi a fiume, verificandone l’operatività e intervenendo subito per la loro eventuale manutenzione.

La lettera a Mattarella

“Nella notte fra il 18 e il 19 settembre la città di Faenza è stata ferita nuovamente. Per la terza volta in poco più di un anno un intero quartiere del nucleo urbano e molti abitati delle nostre frazioni sono stati invasi dal fango, proveniente dal torrente Marzeno. Impianti appena sostituiti o riparati, muri appena ritinteggiati e cucine appena montate sono stati nuovamente distrutti o danneggiati. Famiglie che non più tardi di dieci giorni prima erano ritornate nella propria casa, si sono viste nuovamente evacuate dalle forze dell’ordine e dai vigili del fuoco.
Il senso di comunità e la fiducia nelle Istituzioni a Faenza sono ormai in pericolo. I nostri concittadini, di fronte al riproporsi nelle medesime forme e negli stessi luoghi di calamità naturali che fino a poco tempo fa venivano definite “centenarie”, si sentono abbandonati dalla Repubblica. Riversano la loro rabbia verso tutti i livelli istituzionali coinvolti – a vario titolo e con diversi
gradi di responsabilità – nella gestione dell’emergenza, nella ricostruzione delle aree colpite e nella predisposizione di azioni di prevenzione rispetto al rischio idrogeologico ed idraulico.
Come Sindaco mi trovo oggi costretto ad assumere decisioni forti per scuotere il “sistema”, incapace di comprendere la straordinarietà della situazione e agire di conseguenza. Non si possono contrastare i cambiamenti climatici con leggi di un secolo fa, specie in un territorio come il nostro, costretto fra una collina argillosa percorsa da numerosissimi torrenti ed una pianura alluvionale, trasformata nei secoli dalla mano dell’uomo.
Alla prova dei fatti, iter e procedure amministrative messe in campo in questi mesi si sono dimostrate inadeguate e insufficienti. In parallelo, manca ancora l’approvazione delle linee guida di quei piani speciali di messa in sicurezza dell’intero territorio romagnolo che probabilmente solo i nostri figli vedranno realizzati. Ci stiamo occupando di ripristinare il passato e pianificare il futuro. Nessuno sembra interessarsi al presente che incombe.
Ancor prima del dovere come sindaco, la mia coscienza mi impone di non restare in una attesa inconcludente. La Giunta comunale ha perciò deciso di assumersi direttamente la responsabilità, come fosse la nostra, di interventi che l’ordinamento prevede in capo ad altre e diverse amministrazioni, in alcuni casi istituite con lo specifico ed unico compito di curare la ricostruzione dei territori colpiti dalle alluvioni del maggio 2023. Sono interventi improcrastinabili che riguardano l’assistenza e il ristoro alla popolazione, il contrasto alle situazioni di dissesto idrogeologico, chieste ma non ottenute, la predisposizione di strumenti e dispositivi di sicurezza per le aree che per ben tre volte si sono allagate.
Vogliamo con questo lanciare un messaggio a tutte le Istituzioni, e per farlo sappiamo di trovare in Lei, come sempre, un interlocutore attento e sensibile: mentre altri ancora discutono, noi faremo un pezzo di ciò che serve per i nostri cittadini. Con lo stesso spirito collaborativo di sempre ma pronti alla “disobbedienza istituzionale” pur di proteggere i faentini e garantire la loro sicurezza. Questo, a partire non da un domani lontano nel tempo, ma da oggi stesso.”

«Noi andiamo avanti lo stesso»

A margine, il primo cittadino di Faenza ribadisce la fiducia nelle istituzioni e nelle regole. Ma, dice, negli ultimi 16 mesi è stato difficile spiegare «quale amministrazione si deve occupare del singolo intervento. È stato ancora più complicato raccontare come e perché, come Comune di Faenza, non siamo potuti intervenire su alcune questioni, prima fra tutte, la protezione dal Marzeno».

«Negli ultimi 16 mesi, tutti i livelli istituzionali si sono occupati della ricostruzione di un territorio ferito dalle alluvioni di maggio 2023. Questo è stato fatto ricostruendo solo il passato. Nel frattempo, è andata avanti la stesura di un Piano Speciale, un piano strategico che riveda le infrastrutture idrauliche di tutto il territorio. Ci si è occupati del futuro, di qualcosa che vedranno solamente i nostri figli. Mentre questo accadeva seguendo i processi burocratici ordinari, la realtà ci ha messo di fronte a una grande verità: la necessità di occuparci del presente, perché il cambiamento climatico va più veloce della burocrazia. Quello che non è stato fatto a tutti i livelli istituzionali, è stato credere che questi eventi oggi non possano accadere così frequentemente, come invece la realtà dimostra.  Eventi straordinari, per potenza e intensità, devono essere trattati e prevenuti con processi straordinari. Se le regole e le burocrazie sono inadeguate vanno forzate: come scritto al Presidente Mattarella diventa, la nostra, una sorta di “disobbedienza istituzionale”».

«In coscienza – prosegue – se l’amministrazione comunale ha una colpa, è quella di aver agito collaborando lealmente con enti ed Istituzioni, nel pieno rispetto delle responsabilità di ciascuno, senza accorgerci in tempo che il sistema per la ricostruzione era troppo lento, farraginoso, inadeguato. Non averlo denunciato con tutta la forza che potevamo resta il rammarico più grande».

Poi, un ringraziamento ai dirigenti e i tecnici dell’Unione della Romagna Faentina «per il rischio che hanno scelto di assumersi, accettando di firmare gli atti che servono a procedere».

«Ripeto – conclude Isola -. Abbiamo deciso di assumerci responsabilità in deroga rispetto alle attuali normative e alle competenze di altri enti. Allo stesso modo chiediamo a tutti lo stesso atteggiamento per superare ogni barriera politica e burocratica. Ci aspettiamo coesione negli intenti e velocità negli interventi. In ogni caso, noi andiamo avanti lo stesso».

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