Venerdì 27 settembre si è svolto il primo incontro del tavolo interistituzionale dedicato al progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria tra Bologna e Castel Bolognese.
Il Comune di Imola ha chiesto insieme agli altri sindaci del circondario interessati dall’attraversamento della nuova linea ferroviaria, cioè Dozza e Castel San Pietro, di «coinvolgere successivamente anche i comitati locali in incontri specifici a loro dedicati nell’ambito del tavolo interistituzionale, affinché possano esprimere le proprie posizioni e partecipare al confronto».
Spieghiamo
Il Comitato No viadotto chiede da tempo di partecipare agli incontri in cui si deciderà la soluzione per la realizzazione del progetto e il tracciato su cui costruire i nuovi binari. In particolare, il comitato chiede che la linea destinata a trasporto merci e all’alta velocità venga realizzata in galleria. Il Tavolo avviato ieri comprende Rfi, la società delle Ferrovie che porta avanti il progetto e conduce il processo di Dibattito pubblico, la Regione Emilia-Romagna, la Città Metropolitana di Bologna e i Comuni coinvolti.
Leggendo la dichiarazione inviata dal Comune di Imola che parrebbe rispondere positivamente alla richiesta di coinvolgere il comitato appaiono evidenti tre punti:
– il primo è che «i comitati locali» verranno coinvolti non da subito, bensì «successivamente»;
– il secondo punto è che la partecipazione dei comitati non sarà ai lavori ordinari del Tavolo, bensì a «incontri specifici a loro dedicati»; come si dice, in separata sede, dove «potranno esprimere le proprie posizioni»;
Il sindaco di Imola, Marco Panieri assicura poi con una nota che «i cittadini verranno informati con trasparenza. Il confronto con i comitati e la cittadinanza sarà continuo, e le opzioni più fattibili verranno discusse pubblicamente». Questo però avverrà a livello locale, di singolo Comune, non al Tavolo con Rfi, Regione e Città metropolitana.
Ho partecipato al dibattito sul quadruplicamento della linea ferroviaria Bologna-Castel Bolognese fin dal suo inizio, ho firmato per evitare la prima ipotesi presentata da RFI che prevedeva il passaggio immediatamente a nord di Imola a sud della A14, passaggio “distruttivo” sia per il tessuto industriale che agricolo (da Casola Canina a San Prospero, zona industriale di Imola compresa). Ho accettato l’idea alla base del progetto di potenziamento del sistema ferroviario, soprattutto per le ricadute positive sul trasporto locale e sulle migliaia di pendolari del territorio fra Bologna e tutta la Romagna. Ma proseguendo la riflessione in questi mesi e dopo la seconda alluvione in Romagna, mi sono chiesto, come tanti altri, se la priorità fosse quella della linea Alta Velocità (investimento previsto di 3 miliardi e 600 milioni da Bologna a Castel Bolognese) oppure quella di proteggere la vita e il lavoro di un intero territorio: casse di espansione e laminazione, argini e sistemazione idraulica e geologica complessiva della Romagna quanto costerebbero ? Sarebbe utile capirlo, la mia opinione è che con quel denaro si farebbe tanto e magari ci starebbe anche un ulteriore potenziamento del trasporto pubblico locale, in particolare nelle direttrici Ravenna-Bologna e Ravenna-Rimini e certamente con minor impatto ambientale e consumo di suolo.