La nuova linea ferroviaria non può passare in galleria? Ci devono spiegare perché. E finora non lo hanno fatto

Come spiega nell’intervista il sindaco Luca Albertazzi, Dozza, benché, anzi forse proprio perché dei tre comuni del territorio imolese che la nuova linea ferroviaria Bologna-Castel Bolognese attraverserà sia quello con il tratto più breve, è esemplare del fatto che ciascuna delle soluzioni messe per ora sul tavolo, sia a fianco della linea esistente oppure a sud o a nord dell’autostrada, finirebbe comunque per avere un impatto molto forte sui territori. Occorre quindi «valutare con grande attenzione, cercando di mettersi nei panni degli altri», senza pensare che un campo coltivato, in una zona vocata all’alta qualità delle produzioni, valga per forza meno di una fabbrica o di una casa.

Il progetto della nuova linea, lo ricordiamo, prevede il raddoppio dei binari lungo l’intero corridoio Bologna – Lecce, destinando la nuova infrastruttura al trasporto delle merci e all’alta velocità. I tempi sono stretti perché l’opera è legata ai fondi del Pnrr, per cui l’inizio dei lavori è programmato nel 2026 (noi lo abbiamo raccontato bene QUI).

Il Dibattito pubblico è stato avviato al principio dell’estate, prendendo così di sorpresa gli amministratori locali. Il 29 luglio la Regione Emilia-Romagna ha istituito il Tavolo interistituzionale con Rfi, Città metropolitana di Bologna e Comuni, che a giorni dovrebbe veder partire gli incontri operativi. Un comitato di cittadini che si è dato come nome “No viadotto” ha chiesto di essere  coinvolto in qualche modo nelle consultazioni. Inizialmente prevista a settembre, la fine del Dibattito è stata rinviata a inizio dicembre; mentre il termine per la presentazione delle osservazioni è slittato dal 9 agosto al 4 novembre.

Noi di Quod crediamo che su questa questione, proprio per l’impatto che il progetto di nuova linea ferroviaria avrà nel futuro su tutto il territorio che più ci sta a cuore, ci debbano essere la massima informazione e attenzione. Dopo quella al sindaco di Imola (la trovate QUI) e alla sindaca di Castel San Pietro (QUI), ecco dunque l’intervista al sindaco di Dozza. Buona lettura!

Sindaco, per realizzare la galleria ci sono delle difficoltà tecniche oggettive, oppure, come sostiene il comitato, “è tutta una questione economica”?

Per quanto ci riguarda è tutto da verificare. Nel senso che se ci sono delle problematiche relative al fatto che la pianura Padana è alluvionabile, lo sappiamo, è una pianura alluvionale, però questo non significa che non ci possano essere gli accorgimenti tecnologici per far fronte al problema. Abbiamo scavato dei tunnel sotto la Manica, in fondo al mare, per cui credo che ci siano i mezzi per tenere conto dei dislivelli, valutare dove interrare e dove far uscire la galleria.
Quando parliamo di approfondimento tecnico intendiamo proprio questo: non è sufficiente dire “la pianura Padana è alluvionabile”; bisogna invece capire se, di fronte a una ipotesi concreta di tracciato in galleria, quei problemi sono o meno superabili. Abbiamo forato tutto l’Appennino tosco-emiliano per collegare Bologna a Firenze…
Quello che diciamo è che la cosa va approfondita in modo meticoloso. E deve essere giustificabile. Perché, se effettivamente non ci sono le condizioni per passare in galleria, tutti devono avere contezza dei motivi che hanno impedito di realizzare quella soluzione. Che evidentemente sulla carta è la migliore, non ci sono dubbi, perché evita di andare a impattare un territorio fortemente compromesso dal punto di vista ambientale e infrastrutturale: in superficie ovunque passi generi dei problemi. Questo però è vero sulla carta, prima di fare gli approfondimenti.

Per il territorio del comune di Dozza di quale impatto stiamo parlando?

Se fai passare la nuova linea ferroviaria a fianco di quella esistente ci sono case e infrastrutture. Senza considerare le infrastrutture ancora da realizzare, come la fermata ferroviaria di Toscanella. Le altre alternative, quelle che si discostano dalla linea esistente sono irricevibili: perché vanno ad insistere su un’area che già vedrà i cantieri del nuovo casello autostradale di Toscanella; perché vanno in prossimità di un corso d’acqua che è esondato e ha dei problemi di risorgive (che a mio giudizio non sono state adeguatamente considerate); perché va a impattare su aziende agricole storiche del territorio dozzese, una delle quali verrebbe totalmente devastata. Ricordo che l’Albana è stata la prima Docg d’Italia. Ma noi di cosa dobbiamo vivere?! È inutile che ci riempiamo la bocca dell’enogastronomia, dei nostri marchi, delle nostre peculiarità e poi passiamo sui campi con dei viadotti, quando oggi la tecnologia potrebbe fornirci tutti gli strumenti per evitarlo.
Quello che dico è che le aziende agricole non sono di serie B rispetto al produttivo, all’artigianale o al commerciale; le loro istanze vanno rappresentate non tanto perché noi abbiamo un interesse specifico per le aziende del nostro territorio, ma perché credo siano temi generali e giusti da perseguire. L’auspicio è che questo avvenga in tutti i territori: soppesare le istanze del singolo ma poi metterle a sistema con le necessità di tutti, altrimenti è inevitabile che gli enti inizino ad andare ciascuno per sé.
Dozza è il comune che verrebbe attraversato dalla nuova linea ferroviaria per la tratta più breve, e, guardi, proprio per questo motivo penso sia esemplare: dimostriamo infatti, anche nel nostro piccolo, che qualsiasi ipotesi venga adottata tra quelle finora messe sul tavolo l’impatto sarà comunque notevole.

Come ha ricordato, il suo comune nel volgere di pochi anni vedrà spuntare un casello autostradale e passare una nuova linea ferroviaria. Beh, auguri…

Già, passiamo dalla quarta corsia, nel caso di Toscanella comprensiva di casello autostradale, all’ipotesi di potenziamento del trasporto su ferro. Due progetti concomitanti, quasi coincidenti. Eppure la sensazione è che i due settori non si siano parlati, che uno non sappia dell’altro. Si tratta di opere così importanti e attese per tutta la nazione, di livello internazionale, e l’impressione è che vengano approcciate senza quella interazione necessaria, senza che ci sia una ratio complessiva. Il messaggio che ne deriva non può che essere di improvvisazione. Su interventi per cui, francamente, non ci si può concedere di improvvisare.

La sensazione, che è più di una sensazione, è che i Comuni e anche la Città metropolitana si trovino ad inseguire il problema, più che ad affrontarlo secondo un’agenda stabilita. E questo forse per un errore iniziale, un peccato originale di comunicazione per cui le istituzioni locali si sono trovate a sapere del progetto pressoché in contemporanea coi cittadini. Cosa non ha funzionato?

Direi che poche cose hanno funzionato. Il progetto è arrivato come un fulmine a ciel sereno. L’unica buona notizia è che si accelera su un’opera di questo genere, che ci sono delle scadenze, e questo per il sistema-Paese è positivo; altrimenti in Italia rischiamo di perderci.  Dopodiché, la sensazione è che l’approccio sia quello per il quale si buttano là delle ipotesi non troppo approfondite tecnicamente, presentate contestualmente sia agli enti locali sia alle popolazioni nell’ambito del Dibattito pubblico, e sulle quali, appena vai ad approfondire un po’, trovi che mancano degli elementi che invece dovrebbero esserci. Ecco, questo non ha funzionato. Però siamo ancora in tempo…
Con un’opera di questo tipo, per cui si va dal Ministero passando per la Regione, che ha un compito fondamentale di coordinamento e di passaggio di informazioni, fino agli enti locali, è auspicabile che ci sia una comunione di intenti. Perché se ciascuno prende la propria strada non si va da nessuna parte.
Spero che su questo siamo tutti d’accordo, altrimenti se passa la logica che ciascuno guarda i propri due-tre dieci-quindici chilometri si fa un lavoro fatto male. Dobbiamo cercare di metterci nei panni degli altri, di portare avanti delle lotte comuni. Ad esempio, il tema di pretendere che sul tavolo venga posta l’ipotesi della galleria penso, e spero, che sia condivisa da tutti. Almeno al principio, e almeno fino a che non ci sarà dimostrato che l’interramento effettivamente non sia possibile.

Che il trasporto su ferro debba essere potenziato siamo tutti d’accordo, poi però…

Vero. Però mi piacerebbe sapere come si realizza questo potenziamento. Facciamo dei binari in più? Bene. Ma in che modo il servizio pubblico locale che interessa le nostre comunità ne verrà rafforzato? Uno degli aspetti tecnici che mi piacerebbe molto venisse approfondito è: siamo sicuri che non si tratterà di un potenziamento per le merci e per l’alta velocità, ma a discapito del servizio ferroviario locale e metropolitano? In tutti i documenti diciamo di voler potenziare il trasporto ferroviario locale, eppure questo aspetto nel progetto non mi sembra sia stato approfondito a dovere. Bologna è uno dei nodi principali d’Italia, siamo proprio certi sia un bene continuare a sovraccaricarlo ancora? Un’esigenza che come sindaci dobbiamo rappresentare è che i nostri concittadini in futuro possano utilizzare sempre di più il treno rispetto all’auto, ma al momento non vedo nessuna garanzia in tal senso.

E come si traduce in pratica questa “garanzia”?

Per noi ad esempio è fondamentale che sia prevista la fermata di Toscanella. Ma non interpretiamo questa richiesta come una compensazione. Noi diciamo che deve essere prevista adesso, mentre si sta andando a progettare un potenziamento della ferrovia. Perché se non la fai negli stessi modi e con gli stessi tempi, la fermata a Toscanella quando lo fai?!

Nei prossimi giorni si riunirà il tavolo interistituzionale con Rfi, Regione, Città metropolitana e con i Comuni interessati dal progetto. Cosa occorre fare fin da subito?

Allo stato attuale bisogna fermarsi un attimo, ragionare, approfondire. In questo senso, l’iniziativa della Città Metropolitana di dotarsi di un consulente che possa dare una mano dal punto di vista tecnico, anche a leggere le proposte che vengono messe in campo, la ritengo molto utile. I Comuni devono utilizzare questo strumento tecnico per parlare tra di loro e per avere una interazione con gli enti sovraordinati. E soprattutto sono chiamati a svolgere quello che, più che per altri enti, deve essere il nostro compito specifico: tenere la comunità aggiornata sui vari step.
Io come sindaco mi faccio carico dell’istanza, però devo essere messo nelle condizioni di poter spiegare a che punto è l’iter e che tipo di scelte tecnicamente giustificabili si stanno andando a compiere. Dobbiamo essere sicuri che nel momento in cui partiamo con la Conferenza dei servizi, e si decide di andare in una certa direzione, questa scelta sia giustificabile. Se è così, il progetto sarà più condiviso.

C’è un comitato che si oppone alla linea ferroviaria realizzata su viadotto. E che chiede di essere coinvolto nel confronto tra le istituzioni.

Io giudico ottima l’operazione messa in campo dal comitato imolese e dico che va sviluppata ulteriormente, estesa fuori dai confini di Imola. E auspico ci sia la possibilità per il comitato di interagire con il tavolo interistituzionale; bisognerà individuare le modalità, ma penso sia un’operazione giusta, corretta: è coinvolgendo i cittadini che si può avere la sicurezza che, quando si arriverà a mettere gli accordi nero su bianco e a dare il via all’opera, non ci troveremo ad avere il rimorso perché avremmo dovuto approfondire ma non è stato fatto. Personalmente ho incontrato il comitato, condividiamo il loro approccio e ci auguriamo non scenda mai ad assumere un atteggiamento politicizzato. Al momento hanno un approccio civico, di approfondimento e di sviluppo delle questioni tecniche, di stimolo, e se questo resta l’atteggiamento penso sia auspicabile anche per le amministrazioni locali avere il comitato al proprio fianco.
Le amministrazioni locali in questa fase devono fare da ponte: interpretare l’istanza del singolo ma poi metterla a sistema con le istanze di tutti i singoli. Che alla fine è il compito che le amministrazione sono spesso chiamate a svolgere nel loro agire quotidiano.

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