Crisi dell’automotive? Al lavoro per spostare le competenze dalla terra al cielo

Riusciranno i nostri impavidi esploratori dell’aerospazio a rimpiazzare l’automotive, messo alla prova dal flop delle auto elettriche?

Se fosse un racconto di fantascienza la potremmo mettere in questi termini. In realtà, in gioco c’è uno dei settori più importanti per l’economia della nostra regione, dove, appunto, tutta la filiera legata all’auto ricopre un ruolo fondamentale.

Il quadro della situazione

Attorno all’automotive opera infatti una miriade di aziende, grandi e piccolissime, che impegnano oltre 200 mila occupati in una filiera che è un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale.

Se non ci saranno ripensamenti, come chiesto da Confindustria, il termine per lo stop alle immatricolazioni di veicoli alimentati a benzina o diesel nei Paesi dell’Unione Europea resta il 2035. Ma gli effetti già si vedono e uno dei colossi mondiali dell’auto come Volkswagen ha annunciato tagli ai costi e la chiusura di stabilimenti produttivi in Germania.

Già qualche anno fa in Emilia-Romagna, sede della Motor Valley, dove si concentrano le più prestigiose case automobilistiche, è suonato un campanello d’allarme: con l’abbandono del motore tradizionale tutte quelle aziende nate e cresciute nella filiera dell’automotive, che nel corso di decenni e decenni di applicazione, genialità ed esperienza hanno costruito competenze e tecnologie che il mondo ci invidia, e che di fatto rappresentano l’ossatura della manifattura made in Emilia-Romagna, sono a rischio.

Spostare le competenze dalla terra al cielo

Per cercare di anticipare questo possibile/probabile calo di fatturati e di posti di lavoro, la Regione e le imprese hanno pensato al settore aeronautico e all’aerospaziale. Entrambi i settori sono in forte crescita e hanno delle enormi prospettive. Su queste prospettive si spera di poter dirottare almeno una parte di quel saper fare che caratterizza la manifattura regionale oggi impegnata attorno all’auto.

Le competenze per spostare la produzione manifatturiera dalla terra al cielo ci sono o comunque è possibile coltivarle. E questo grazie anche alla presenza di una buona università e di ottimi centri di ricerca, che sono già integrati col sistema produttivo. In regione ci sono scuole tecniche, c’è una facoltà di Ingegneria aerospaziale a Forlì, il Tecnopolo di Faenza col centro ricerche sui materiali compositi, ci sono aeroporti e anche una galleria del vento a Predappio.

Il problema però, come spesso avviene per l’economia del nostro Paese, è di dimensioni dato che il 99% delle aziende italiane ha meno di 50 dipendenti.
Invece per diventare interlocutore dei grandi player mondiali del volo e dello spazio non basta saper fare bene, anche molto bene, un singolo piccolo pezzo. Occorre offrire un pacchetto di prodotti/servizi e impegnarsi per costruire i canali attraverso cui raggiungere i grandi numeri.

Il consorzio Anser

Le aziende che in Emilia-Romagna operano, alcune già da molto tempo, nei settori aeronautico e aerospaziale posseggono le competenze e le tecnologie e hanno una grande voglia di crescere. Quella che stanno vivendo è la fase in cui uscire dalle nicchie e trasformare le sperimentazioni e il know-how acquisito in linee solide di business.

Per questa ragione, per fare massa critica e compiere un salto verso l’alto dal punto di vista commerciale, alla fine del luglio scorso è nato il consorzio Anser – AeroNautics and Space in Emilia-Romagna. Il consorzio è la naturale evoluzione dell’associazione temporanea di impresa costituita nel 2021 su ispirazione della Regione per cercare inizialmente uno sbocco sui mercati medio-orientali.

Del consorzio Anser fanno parte 16 società con sede in regione, per un fatturato complessivo che sfiora il miliardo di euro. Tra di esse, la NPC Space Mind di Imola, la Andalò Gianni di Imola, la CURTI Costruzioni Meccaniche di Castel Bolognese e le faentine Bucci Composites e Blacks srl. Aziende che, insieme, già si occupano di progettazione e di produzione di parti di velivoli (ali, fusoliere, carrelli, ecc..) di satelliti e droni, ma anche realtà imprenditoriali che possono eseguire i test sui materiali e società che si occupano di servizi.

«Un gruppo formato di eccellenze della regione, si propone l’obiettivo di affiancarsi ai successi della rinomata Motor Valley, diventare un punto di riferimento nel settore aeronautico ed aerospaziale». 

«In un momento in cui l’interesse globale per lo spazio è in costante crescita, grazie all’importanza strategica dei dati satellitari e al forte contributo alla ricerca e sviluppo, anche la nostra regione vuole giocare un ruolo di primo piano in questo ambito. Anser mira a promuovere e valorizzare le competenze e le tecnologie sviluppate dalle aziende locali, facilitando l’accesso ai mercati internazionali più rilevanti, come il Nord America e l’Estremo Oriente».

«Con la nascita di Anser, la regione Emilia-Romagna conferma il suo impegno nel sostenere e sviluppare settori ad alto contenuto tecnologico e innovativo, consolidando ulteriormente la sua posizione come polo di eccellenza ed innovazione a livello internazionale».

Il consiglio direttivo

Il consiglio direttivo di Anser ha nominato presidente Alessandro Curti, e Francesca Paoli (Dino Paoli srl) vice presidente, mentre Gabriele Bandini (Blacks), Davide Santachiara (Dtm) e Nicolò Benini (Npc Spacemind) sono gli altri consiglieri.

Come spiega Curti, «sviluppare l’economia dell’aerospace, che è l’obiettivo di Anser, richiede competenze diverse così da poter offrire servizio completo, un prodotto finito, per poterci presentare come fornitori integrati». Mettersi insieme per diventare interlocutori dei big mondiali dell’aeronautica e dello spazio come Boeing, Airbus, Leonardo, Thales Alenia Space.

E così, insieme, cercare di spiccare il volo.

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