Il Comitato NoViadotto chiede di prolungare oltre il 4 novembre la fase di dibattito pubblico sul progetto per la nuova linea ferroviaria Bologna-Castel Bolognese. Perché, dopo le dimissioni di Stefano Bonaccini e in attesa delle elezioni del 17 e 18 novembre, non c’è un presidente della Regione democraticamente eletto, e così da avere il tempo di analizzare con propri professionisti e tecnici «non coinvolti con Rfi» le affermazioni su cui si basano i documenti prodotti finora.
Il Documento di fattibilità delle alternative progettuali (Docfap), dove Rfi, la società di Ferrovie dello Stato che sta portando avanti il progetto, analizza i possibili scenari, ha infatti escluso l’ipotesi di attraversare il territorio di Imola in galleria, così come aveva chiesto dal comitato. Mentre la soluzione di realizzare i nuovi binari destinati al traffico delle merci e all’alta velocità in affiancamento ai binari esistenti è ritenuta molto più dispendiosa e complessa rispetto alle altre ipotesi più a nord.
Come si legge in una nota diffusa dal portavoce del comitato, Armando Martignani, «alla luce del documento integrativo Docfap pubblicato da Rfi, che aggiorna la situazione in merito al quadruplicamento della tratta ferroviaria Bologna-Castel Bolognese, il comitato NoViadotto esprime tutta la propria indignazione in merito ai nuovi tracciati pubblicati e proposti in barba a tutte le osservazioni effettuate dai cittadini, dalle amministrazioni e dalle associazioni».
«Dispiace – prosegue la nota – riscontrare tanta arroganza, supponenza e prepotenza, gli ingredienti del modello di democrazia applicata ad un dibattito pubblico messo in scena da Rfi, che di per se sarebbe uno straordinario strumento, se non fosse forviato dalla dissennata consapevolezza degli interlocutori di avere dalla loro il “potere decisionale” a discapito delle teste, delle case, dei poderi e delle imprese dei cittadini.
Indigna riscontrare i tracciati riproposti sempre su viadotto, che se ne infischiano di tutte le indicazioni giunte da cittadini e agricoltori, dai sindaci, dalla Citta metropolitana, tutti favorevoli al tunnel sotterraneo. Una soluzione ovunque adottata e solo in Romagna pregiudizialmente snobbata e cassata a priori, quando è noto che l’autorità competente del bacino del Po non ha ancora espresso nessun parere in tal senso.
La protesta del comitato NoViadotto è una protesta pacifica, ma fino all’ultimo momento non molleremo di un centimetro e ci faremo sentire. Una cosa è certa: questa nuova prospettiva sta provocando disordine e il riemergere in tantissimi cittadini disseminati lungo tutti quei percorsi, delle stesse preoccupazioni di prima dell’estate».