Calano le esportazioni delle aziende meccaniche dell’Emilia-Romagna. E si contraggono gli investimenti in macchinari e impianti, un segnale non incoraggiante per il futuro di un settore che è trainante per l’economia della nostra regione.
Una politica monetaria ancora troppo restrittiva, la crescita zero della Germania e l’incertezza della situazione internazionale sono tutti fattori che hanno inciso nel rallentamento delle scelte di investimento. In Emilia-Romagna, l’export del settore meccanico si attesta a 21 miliardi di euro ed è pari al 18,9% dell’export nazionale di settore.
Come emerge nel report sulle tendenze della meccanica presentato dall’Ufficio Studi in collaborazione con l’Osservatorio Mpi Confartigianato Emilia-Romagna, nei primi 6 mesi del 2024 il calo è stato pari all’1,7%. Inferiore al dato nazionale, meno 4,5%, ma con una maggiore incidenza sull’andamento economico nel suo complesso, proprio a causa del peso che il settore riveste.
In Emilia-Romagna il calo dell’export della meccanica è trainato dai macchinari, che rappresentano oltre la metà del valore delle esportazioni meccaniche (il 54,2%). Questi calano nei
primi sei mesi del 2024 del 5,9%, valore più accentuato rispetto alla dinamica stazionaria osservata a livello nazionale (-0,5%).
Nel dettaglio, l’export di macchinari emiliano-romagnoli vede un calo delle vendite sia verso i paesi Ue (-5,1%) che extra-Ue (-6,6%). Calano le vendite verso i primi cinque paesi partner: in particolare gli Stati Uniti, primo mercato di riferimento che assorbe il 14,2% delle vendite del settore, calano del 4,3%, la Germania al secondo posto (9,6% dell’export di macchinari) cala del 10,4% e la Francia (8,9% dell’export di macchinari) cala dell’8,6%.
Tra le prime 10 province italiane per export di macchinari troviamo Bologna, con un calo tendenziale nel primo semestre 2024 del 10%, Reggio Emilia in calo dell’11,4% e Modena in calo del 3,1%.
La crisi della Germania comprime la domanda di tecnologia made in Italy. In Germania l’Emilia-Romagna concentra il 20,7% dell’export nazionale di macchinari, seconda solo alla Lombardia con il 31,0% del totale nazionale.
I venti di crisi sono confermati dall’aumento del ricorso ad ammortizzatori sociali. Gli ultimi dati dell’Osservatorio sulle ore autorizzate di cassa integrazione guadagni dell’Inps evidenziano che nella nostra regione tra gennaio e luglio 2024 sono state autorizzate 12,3 milioni di ore di Cig ordinaria nei settori della meccanica, con un incremento del 70,9% rispetto alle ore autorizzate nello stesso periodo del 2023. Anche i dati forniti dall’Eber, l’ente bilateral dei sostegno all’artigianato, sull’uso del Fondo di solidarietà artigiana (Fsba) vedono in Emilia-Romagna una crescita costante del ricorso all’assegno di integrazione salariale (Ais) nei primi 7 mesi del 2024 tra le imprese artigiane che applicano il contratto nazionale della metalmeccanica.
Il commento di Amilcare Renzi, segretario di Confartigianato Emilia-Romagna:
«Già oggi i dati ci parlano di un calo degli investimenti e di una riduzione della produzione di beni strumentali e di macchinari. In questo contesto l’Emilia-Romagna, che si distingue per un’elevata specializzazione nella meccanica, è maggiormente esposta agli andamenti del settore, le cui esportazioni rappresentano il 27,4% del valore aggiunto regionale. Per non arretrare dobbiamo cercare di fare quadrato nel territorio anche con una maggiore sinergia tra i grandi player e la rete delle medie e piccole imprese. In questa fase dobbiamo preservare l’aspetto innovativo e gli investimenti, salvaguardando così anche il livello occupazionale perché ci sono delle importanti professionalità che non devono andare disperse».