Dalla Regione “incancrenita” all’amministrazione imolese “debole” e tutta “concentrata sulla comunicazione”

Alle elezioni regionali del 17 e 18 novembre prossimi i partiti di centrodestra schierano nella circoscrizione della provincia di Bologna due candidati imolesi, il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale Nicolas Vacchi, e Daniele Marchetti, consigliere comunale e dal 2014 consigliere regionale della Lega, che in questa sua duplice veste abbiamo intervistato proprio in vista del voto in Regione.

Delle elezioni regionali che per l’Emilia-Romagna sono alle porte si sa poco. I giovani soprattutto ne sono poco informati e pochissimo attratti. Insomma, ci sono tutte le premesse perché a vincere sia ancora una volta l’astensionismo. E invece dalla Regione passano scelte e risorse fondamentali per il futuro di tutti; solo per citare un tema, la sanità, dove si concentra oltre il 70% della spesa regionale. Quali sono le sue sensazioni sulla partecipazione al voto?

Proprio per questa sensazione di disinteresse e di scarso appeal sto impostando la campagna elettorale cercando di presidiare il più possibile il territorio. Prima di tutto occorre informare al meglio gli elettori, far comprendere le proposte in campo, anche perché gli indecisi sono tanti e quindi saranno fondamentali. Io vengo da due mandati e incontrando la gente posso raccontare quello che abbiamo fatto, far capire che possiamo migliorare il governo della nostra regione, che un’idea di futuro per l’Emilia Romagna c’è.

Ma perché l’Emilia Romagna, che da sempre, dal 1970, da quando sono state istituite le Regioni, è rossa, dovrebbe cambiare colore?

Perché siamo a un punto in cui la classe politica di centrosinistra risulta, mi passi il termine, incancrenita in un sistema istituzionale che non le permette più di gestire al meglio il nostro territorio. Per parlare solo di quest’ultimo mandato, le criticità sono state evidenti, dalle emergenze sanitarie legate al Covid alla gestione delle alluvioni. Nella tutela del territorio credo ci siano state forti negligenze, e non parlo solo di quest’ultimo anno e mezzo, ma almeno per un decennio. Con ciò non voglio dire che con altre azioni messe in campo non avremmo avuto ciò che abbiamo visto a maggio 2023, però probabilmente in misura inferiore. Cercando di acquisire informazioni tramite interrogazioni e accesso agli atti, come sto facendo, mi sono reso conto che chi amministra l’Emilia-Romagna non ha il polso della situazione. Recentemente ho depositato una richiesta per aver conto di quei famosi 600 milioni di euro ricevuti nel corso degli ultimi dieci anni per la tutela del territorio e il contrasto al fenomeno del dissesto idrogeologico. Sa cosa mi hanno risposto? Che mi inoltreranno il tutto il 30 dicembre, a legislatura conclusa. È chiaro che si tratta di un modo per dirmi “non ti risponderemo nemmeno”.

Ponendole la stessa domanda, ma ribaltando l’orizzonte: perché dovrebbe essere venuto il momento per un governo regionale di centrodestra?

Penso che il cambio sia una necessità per garantire finalmente l’alternanza, sia a livello politico che amministrativo. Il sistema sì è adagiato sulla propria struttura, che non ha più stimoli. Un cambio invece potrebbe portare una boccata di aria fresca, un rilancio anche dal punto di vista dirigenziale. Guardiamo quello che è successo nei Comuni in cui è andata al governo la Lega, ma il ragionamento è valido per l’intero schieramento di centrodestra, pensiamo a Ferrara ma anche a Forlì, dove abbiamo vinto di nuovo, e stavolta al primo turno. Evidentemente cambiare fa bene alla gestione della cosa pubblica.

Cosa pensa della candidata civica sostenuta dal centrodestra, della sua candidata presidente, Elena Ugolini?

Penso che il o la candidata alla presidenza possa rappresentare un valore aggiunto nel momento in cui riesce ad intercettare consensi fuori dal contenitore classico dell’elettorato di centrodestra. Per questo credo sia opportuno che si concentri con forza sulla promozione del civismo, in cui sta riuscendo a coinvolgere comunque personaggi di rilievo, così da andare a intercettare il voto esterno al centrodestra.

Per lei, se verrà eletto, sarebbe il terzo mandato. Che valore aggiunto ne può venire rispetto ai due precedenti?

Diciamo che potremmo sintetizzarla così: il primo mandato l’ho impiegato a comprendere bene come muovermi e a conoscere a fondo la macchina amministrativa regionale; nel secondo mandato, quello che si sta concludendo, abbiamo avuto di tutto, dal Covid alle alluvioni, manca solo l’invasione delle cavallette… però diciamo che sono riuscito, facendo tesoro dell’esperienza maturata durante il primo, a mettere in campo diverse proposte che hanno ottenuto delle chiamiamole mezze aperture da parte della maggioranza. Ad esempio siamo riusciti a fare ammettere l’esistenza del fenomeno delle agende chiuse per le prenotazioni sanitarie, che non è poco. Ho impiegato anni… mi sentivo dire che non esistono agende chiuse, che esistevano agende che “faticavano a restare aperte”. Ma perché? Perché c’è una normativa nazionale che lo vieta e quindi è una pratica illegale. A forza di presentare interrogazioni, con un progetto di legge che prevedeva la presa in carico sempre garantita si è arrivati all’introduzione delle cosiddette pre-liste, così da evitare la lotteria del “riprovi più avanti”. Purtroppo le aziende sanitarie raramente aprono le pre-liste, è un dato di fatto, perché questo processo non è stato accompagnato da un sistema informatico in grado di gestire le procedure. Parliamo tanto di intelligenza artificiale ma non siamo in grado di individuare e progettare un software che sappia svolgere questo compito! Eppure abbiamo una società, Lepida, che si dovrebbe occupare proprio di questo! Per tornare alla sua domanda, penso di poter dare ancora molto, portando avanti quanto ho maturato nel corso di questi anni.

Come mai a livello locale, nel consiglio comunale di Imola, l’opposizione non riesce ad arrivare nemmeno a delle “mezze aperture”?

Penso sia più che altro una questione mediatica, di visibilità, a cui la maggioranza presta tutta la propria attenzione. 

Come ha detto lei, lo schieramento di centrodestra in Emilia-Romagna può contare su uno zoccolo duro di elettori. Questo fa sì che spesso nelle tornate elettorali si assista ad un travaso di voti da una lista ad un’altra, senza che il risultato complessivo cambi. In questa fase l’azionista di maggioranza non è la Lega…

La partita si gioca, come dicevo, sulla capacità di intercettare il voto degli indecisi. La Lega è abituata a questo andamento, diciamo così, a sinusoide. Io stesso ho vissuto tutte le fasi della Lega: dall’inizio, quando a Imola avevamo l’1,7% la prima volta che mi sono candidato alle comunali, a quella del 14%, poi di nuovo al 2,7% quando ero candidato sindaco per la prima volta e raccogliemmo tante firme quanti voti… e poi quella successiva, alle ultime regionali, con la Lega secondo partito.
In questo momento stiamo vivendo un’altra fase ancora, raccogliamo i cocci dell’esperienza del governo Draghi. Perché è inutile negare che il calo di consensi della Lega è legato a quel momento. Una scelta, quella, che politicamente fu più che comprensibile, perché dettata anche dalla necessità di far parte della partita in cui si andarono a definire i criteri di riparto dei fondi Pnrr, e la Lega è una forza politica che storicamente esprime governatori in regioni molto importanti, considerate la locomotiva d’Italia. Certo, chi è restato fuori da quella esperienza di governo ne ha certamente tratto giovamento in termini elettorali. Ora sta a noi recuperare quel consenso, magari andando incontro all’elettorato che per una parentesi non ci ha più guardato con interesse. Far comprendere che in realtà come Lega siamo ancora in grado di offrire una buona classe amministrativa ma soprattutto idee valide e realizzabili.

Abbiamo parlato di sanità, un tema in testa all’agenda di entrambi gli schieramenti. Poi, cos’altro?

Credo che sarà importante affrontare il tema del lavoro e più in generale dell’economia regionale, cercando innanzitutto di evitare le difficoltà di bilancio che in precedenza hanno finito per togliere risorse importanti alle piccole e medie imprese, all’agricoltura, alla internazionalizzazione delle imprese, al turismo. Quindi l’obiettivo principale credo sia quello di cercare di mantenere un equilibrio economico finanziario in modo da riuscire a garantire stabilità ai finanziamenti alle imprese. Poi un grosso lavoro dovrà essere fatto sul tema della formazione, cercando una maggiore sinergia nella pianificazione dell’offerta formativa con il mondo delle imprese. Credo molto nel sistema Its come valida alternativa al percorso universitario, ci sono risorse europee e va sviluppato.

Facciamo un tuffo nella politica imolese. La Lega in consiglio comunale ha perso Rebecca Chiarini, Simone Carapia e Serena Bugani, poi Riccardo Sangiorgi… Come va letta questa emorragia?

Allora, Chiarini è stata la prima persona che ho perso proprio per via dell’esperienza Draghi. Siamo rimasti in buoni rapporti, anche di collaborazione. All’interno del consiglio però non si sentiva più rappresentata dalla Lega, proprio per quella scelta fatta a livello nazionale.

Carapia e Bugani?

Come ho sempre detto, ritengo il loro un ritorno, soprattutto di Carapia, alla casa naturale. Fratelli d’Italia rappresenta un po’ l’eredità, diciamo, del suo percorso politico che arriva da Alleanza nazionale.
Sangiorgi invece è un ragazzo giovane che evidentemente non ha ancora trovato bene la propria identità politica. Mi sono confrontato con lui, vedevo che spesso non era allineato con la forza politica che rappresentava in consiglio comunale, e quindi per primo gli consigliai di riflettere bene sul suo percorso. È un ragazzo giovane, che se ha voglia di fare politica ha ancora tanta strada davanti. Però quando si rappresenta una forza politica in una sede istituzionale, non puoi non essere allineato con quella forza politica, non così spesso.

Quale giudizio dà di questa amministrazione comunale?

È brava sulla comunicazione, che però non è una cosa di cui andare fieri.

In che senso?

Nel senso che se la comunicazione non la accompagni con una buona amministrazione l’effetto sui cittadini non può essere positivo. È vero che la comunicazione fa tanto in politica, però io sto notando, giusto per citare l’esempio del quadruplicamento della ferrovia, un’amministrazione che tentenna. Perché, ripeto, quando deve prendere una decisione scomoda, un’amministrazione che punta molto sulla comunicazione finisce per andare in difficoltà. Come è gestito questo progetto è un caso emblematico che sta portando in luce tutte le sue debolezze.
Poi, una critica che ho sempre fatto all’amministrazione comunale imolese, e più in generale alla maggioranza che la sostiene, è che in consiglio comunale non si riesce mai a portare avanti un confronto aperto, anche su tematiche che non dovrebbero subire gli effetti delle barriere ideologiche. Mi aspetto che tutti siano d’accordo sui parchi gioco inclusivi, sulla necessità di prevedere che siano accessibili ai bambini con disabilità. Ecco, che non si riescano ad avere aperture nemmeno su un tema del genere penso sia un altro segno di debolezza.

Ha accennato al progetto di quadruplicamento della linea ferroviaria, qual è la posizione sua e della Lega?

È un’opera strategica nazionale e su cui, proprio per questa rilevanza, penso non ci siano molti margini di manovra. Di certo non si tratta di un tema di cui si parla soltanto da qualche mese, come qualcuno sta cercando di far credere. Ci sono atti di comunicazioni intercorse tra Regione e Rfi che risalgono al 2021 e al 2022, quando al Ministero dei trasporti non c’era ancora Salvini, ed in cui la Regione chiedeva di accelerare i tempi di finanziamento dell’opera. L’interlocuzione era in atto da tempo, e il tema era presente anche nel Prit, il piano regionale sui trasporti. La domanda è: chi cavalca il malcontento legittimo di chi si trova un’opera che in un modo o nell’altro avrà un impatto, cosa ha detto fino ad oggi? L’amministrazione comunale ha chiesto a Rfi di studiare il passaggio accanto alla linea esistente, ipotesi che era stata esclusa perché, come ovvio, dato che passerebbe sopra il centro abitato è quella più impattante. Poi la stessa amministrazione comunale ha detto di avere chiesto quella valutazione per escludere l’ipotesi di affiancamento… Vabbè… In ogni caso, prima o poi una decisione come territorio dovrai prenderla.

Che per lei sarebbe?

Io sarei per farla passare più a nord, la soluzione più a nord rispetto all’autostrada.

Perché?

Perché se studiata e progettata nei modi dovuti, cioè cercando di creare di ridurre l’impatto sulle proprietà agricole, a livello urbano è la soluzione con l’impatto minore. Ovviamente si dovrà cercare di evitare interruzioni tra i poderi e di garantire alle aziende agricole l’operabilità, così come occorrerà riconoscere cifre congrue per gli espropri che saranno necessari, però è chiaro che tra quella soluzione e fare passare i binari sopra Imola non ci siano paragoni.

E l’ipotesi di passare in galleria chiesta dai comitati?

La soluzione in galleria è stata esclusa fino dal principio. Io non ho le competenze tecniche, ma nel momento in cui Rfi mi dice che in questa zona non è possibile farlo faccio fatica a non prenderne atto. Se fosse possibile farlo, certo sarebbe l’ideale. E mi stupisce che qualcuno cerchi di cavalcare questa linea, dato che è emerso fin dal primo incontro in consiglio comunale in questo caso si tratti di un intervento irrealizzabile.

E della richiesta di rinviare la chiusura del dibattito pubblico a dopo le elezioni regionali cosa pensa? 

Se può servire a far prendere una decisione anche a livello territoriale, va bene. Se invece è l’ennesimo tentativo che una certa parte politica sta strumentalizzando per prender tempo… E non voglio farne una colpa a chi, magari anche in buona fede, sta cercando di difendere un proprio diritto o di ridurre al minimo l’impatto sul territorio. Una decisione però bisogna prenderla. Ripeto, io sento sempre a livello locale criticare senza proporre. Chi amministra deve avere il coraggio di prendere una decisione. Se esprimo io una mia idea, ed essendo all’opposizione potrei giocarmela dando ragione a tutti, a maggior ragione credo che un amministratore abbia il dovere di mostrare una posizione chiara.

Da navigato consigliere regionale come valuta oggi i rapporti, oggi, tra Bologna e Imola?

L’idea che mi sono fatto è che più passa il tempo e più le dinamiche della Città metropolitana incidono sul fatto che Imola venga considerato un territorio di conquista, che ci sia la voglia di farne una realtà periferica di Bologna, quando in realtà Imola ha sempre avuto una sua vocazione un po’ autonomista. Il pallino è sempre di più in mano al sindaco di Bologna, e l’effetto è che gli amministratori locali imolesi in sintonia con quella parte politica sono portati a raffreddare questo sentimento di autonomia. Il caso più emblematico è l’azienda sanitaria, per cui il processo per la fusione con l’azienda bolognese è ancora aperto. Si sta adottando la tecnica della rana bollita. Un altro argomento che rivela quella tendenza all’accentramento è il polo logistico metropolitano che dovrebbe sorgere accanto al casello autostradale di Imola e i cui oneri di urbanizzazione secondari finiscono invece nelle casse della Città metropolitana. Chi ci garantisce che tornino sul territorio? La risposta dell’amministrazione comunale è “auspichiamo che sia così”, ma con gli auspici credo che in politica si faccia poca strada.

Se non sarà eletto nell’assemblea regionale cosa farà?

Se va male continuerò ovviamente a fare il militante della Lega, così come ho fatto per tanti anni. Ho 38 anni, quando ho iniziato ne avevo 16 e per tanto temo ho sostenuto la Lega senza avere ruoli. Più della metà della mia vita. Continuerò quindi a fare il militante e il consigliere comunale e tornerò a lavorare, prima di essere eletto mi occupavo di controlli qualità all’interno di un’azienda. Quando fai politica credo non si debba mai dare nulla per scontato e garantito.

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