Il 24 settembre scorso nel circondario imolese è nata la prima comunità energetica rinnovabile (Cer), e in un territorio con una così alta vocazione cooperativa non poteva che essere una coop.
A costituirla è una compagine sociale variegata quanto rappresentativa delle diverse “anime” della comunità: una serie di imprese aderenti alla Lega delle cooperative di Imola (la cooperativa edificatrice Aurora Seconda; la Cooperativa di giornalisti Bacchilega, quella che edita il Sabato Sera; la Cooperativa sociale Giovani Rilegatori; la giovane coop digital-culturale Hibou; l’Unicoop e i suoi 620 assegnatari di appartamenti con canone di godimento; il Centro Abita, società nata dalla Aurora Seconda che si occupa di servizi condominiali), una associazione di promozione sociale come il Centro Sociale La Tozzona, la Diocesi di Imola attraverso la Parrocchia di Santo Spirito e il Seminario diocesano.
A tirare le fila è Bryo, società per azioni cooperativa al 75%. Sarà infatti la spa costituita nel 2010 da Cefla, Cti, Sacmi e dal consorzio pubblico Con.Ami proprio per battere il terreno delle energie rinnovabili, a svolgere il ruolo di fornitore terzo di energia attraverso la realizzazione dei primi impianti.
Una caratteristica che manifesta (anche) una precisa volontà politica è la dimensione geografica che si è scelto di dare alla prima comunità energetica del territorio.
Il progetto imolese prevede infatti un’unica Cer su tutto il territorio dei 10 comuni del Circondario imolese, ente che patrocina l’iniziativa.
Una unica comunità energetica in forma cooperativa, ma che avrà più configurazioni. Cosa significa? Che ogni comune, per non dire ogni quartiere, può avere la sua piccola “comunità energetica”. Il riferimento dei soci produttori/consumatori di energia è infatti la cabina elettrica primaria. Quindi vi possono essere tante configurazioni quante sono le cabine primarie, ma il tutto fa capo ad un’unica società, la Comunità energetica cooperativa del Circondario imolese.
Cosa sono le comunità energetiche
Le comunità energetiche rinnovabili nascono per produrre e consumare energia aggregando sul territorio soggetti diversi, che possono essere persone fisiche, piccole e medie imprese, amministrazioni pubbliche, enti religiosi e del terzo settore. Per farlo però devono costituire un nuovo soggetto giuridico, che può essere una associazione o anche, come in questo caso, un cooperativa. Mentre l’elemento territoriale (la vicinanza, la prossimità, la comunità appunto) è garantito dal fatto che devono essere allacciati alla medesima cabina primaria di energia.
Per stimolare la costituzione di comunità energetiche il gestore nazionale dell’energia (Gse) compensa la condivisione virtuale di energia erogando per 20 anni un contributo a chi fa parte delle Cer, che sia produttore attraverso i propri impianti, consumatore, oppure entrambe le cose.
A ricevere gli incentivi, che per gli enti del terzo settore raggiungono la quota massima del 100%, sono però la produzione e il consumo di energia solo se fatti nella stessa fascia oraria, che nel caso fotovoltaico è il giorno. Da qui la necessità di adeguare le abitudini alle fasce orarie incentivate (meglio fare andare la lavatrice di giorno invece che di sera come si è sempre detto) e il vantaggio di aggregare soggetti con attività e consumi il più possibile diversi e complementari (l’azienda che consuma dal lunedì al venerdì e le abitazioni dove invece il consumo è maggiore nel week end).
In bolletta i soci della Cer non vedranno nulla, il costo della bolletta sarà lo stesso. L’incentivo del Gse arriverà alla Cer dal gestore e verrà distribuito ai soci dalla cooperativa con le regole del ristorno, che potrà essere a sei o forse tre mesi.
Come si entra a far parte della Cer
Come ha spiegato Mirco Mongardi, presidente della neonata Comunità energetica cooperativa Circondario Imolese, la Cer sarà aperta da subito a qualsiasi cittadino: «Si entra e si esce liberamente». Per entrare occorre però diventare soci della cooperativa versando una quota associativa di 25 euro una tantum per la durata della cooperativa, proprio come avviene per le cooperative di consumo.
Delle prime configurazioni faranno certamente parte i soci fondatori, poi in base alle potenze disponibili saranno aperte a chiunque sia interessato a partecipare.
Chi entra può portare i suoi consumi, ma anche le produzioni qualora disponga di impianti fotovoltaici. In questo modo può ricevere un doppio contributo: per il consumo e per la produzione. Chiaramente ci sarà un limite alla partecipazione dettato dalla disponibilità di energia che avrà la singola configurazione. Per i cittadini produttori invece è possibile entrare a condizione che l’impianto personale sia stato realizzato dopo la costituzione della Cer (24 settembre 2024) e che non sia già incentivato dal Gse. Chi ha un contratto con il Gse per lo scambio sul posto non può conferire quell’impianto nella Cer, ma solo eventuali ampliamenti o impianti nuovi.
Il piano di Bryo
Bryo stima di allacciare i primi impianti a brevissimo, nel mese di novembre. E da qui a fine anno di mettere a disposizione per la comunità energetica complessivamente circa 1,8 megawatt (Mw).
La prima configurazione a partire sarà quella che fa riferimento alla cabina primaria di Ortignola, nella quale confluiranno tre impianti fotovoltaici, e della quale faranno parte alcuni dei soci fondatori della cooperativa; seguirà poi quella di Laguna e ad inizio 2025 una a Bubano e l’altra a Castel San Pietro Terme. Quindi le imprese, le associazioni, i cittadini che consumano energia da quelle cabine primarie potranno chiedere di entrare nella cooperativa, sempre con il limite della potenza disponibile.
Bryo nel periodo 2024 – 2025 si è data come obiettivo la produzione di 7,2 Mw complessivi di nuovi impianti per circa 8 milioni di investimento. Se allarghiamo l’area a tutto il territorio del Con.Ami, nel triennio 2024-2026 conta di realizzare impianti per circa 20 Mw con 21 milioni di euro di investimento.
Un protocollo per gli installatori
Ovviamente si pensa anche all’indotto che la comunità energetica si spera possa portare sul territorio. Bryo avrà sì il compito di sviluppare la Cer, ma ciò non significa che farà tutti gli impianti che porteranno energia alla Cer. L’idea è infatti di dare vita entro fine 2024 a un protocollo d’Intesa aperto a tutti gli installatori del circondario, in termini di tipologie di materiale da installare, ma soprattutto di prezzi uniformi, in modo che un cittadino che voglia procedere con una installazione di fotovoltaico abbia qualche punto di riferimento certo a livello di costi.