Per i vignaioli di Romagna è stata un’annata complessa, caratterizzata da un andamento climatico straordinario e un’alluvione arrivata proprio in piena raccolta. La vendemmia è stata particolarmente lunga, iniziata il 6 agosto e conclusa il 16 ottobre, ma i danni sono stati limitati e il risultato in bottiglia non è affatto male.
A tirare le somme della vendemmia 2024 è il Consorzio dei vini di Romagna, ente di tutela e promozione delle produzioni Dop e Igp e che associa i principali produttori e imbottigliatori romagnoli.
Il presidente del Consorzio, Roberto Monti, la definisce «una vendemmia molto impegnativa, con problematiche meteorologiche che hanno messo a dura prova i nostri viticoltori. Anche dal punto di vista della maturazione si sono registrate variazioni importanti sulle diverse varietà e non è stato semplice individuare le date di raccolta per una maturazione tecnologica ideale, in modo da avere un bilancio zuccherino-acidico corretto. Nonostante le difficoltà, la vendemmia 2024 in Romagna è stata ottima per tutte le uve bianche, ancor più per le uve bianche precoci, e molto buona anche per il sangiovese. La vinificazione è alle fasi finali e ci sono tutti i presupposti per una buona annata».
Il clima e i suoi effetti
L’inverno 2023 in Romagna è stato particolarmente caldo e questo ha portato a un anticipo nel germogliamento. Ha fatto seguito poi un calo delle temperature che ha rallentato la crescita delle piante, e anche la successiva fioritura e allegagione, creando qualche anomalia nel ciclo vegetativo e di maturazione.
La risalita delle temperature da metà giugno in poi ha favorito lo sviluppo vegetativo sostenuto da una buona disponibilità di piogge. Nonostante alcune grandinate e difficoltà localizzate in aree ristrette, la stagione è proseguita senza gravi problemi di stress idrico, tranne in alcune aree collinari circoscritte. Dal punto di vista sanitario, le avversità sono state tenute bene sotto controllo.
Le prime vendemmie dei vitigni precoci, come pinot grigio e chardonnay, hanno avuto inizio nei primi giorni di agosto, con uve in ottime condizioni sanitarie. Si è proseguito poi con le altre varietà precoci, pinot bianco, sauvignon blanc e poi albana e nelle aree collinari più calde è partita presto anche la vendemmia del sangiovese; anche per il trebbiano destinato a base spumante la raccolta in pianura è iniziata gli ultimi giorni di agosto.
Tutto sommato questo anticipo di maturazione è risultato positivo, poiché quando sono arrivate le piogge di metà settembre già oltre il 60% della produzione era stata raccolta. Le difficoltà determinate dalle intense precipitazioni hanno poi allungato la vendemmia, ma per gran parte del prodotto si è riusciti a portare a termine le operazioni entro il mese di settembre, salvaguardando così anche l’aspetto qualitativo.
La Romagna del vino e le nuove tendenze
La Romagna del vino negli ultimi anni ha dimostrato la sua vitalità e ambizione attraverso la creazione di nuove sottozone, la sperimentazione di tecniche di affinamento e stili alternativi, la reintroduzione di vitigni autoctoni e «le iniziative avviate in questi ultimi anni stanno procedendo e iniziano a dare buoni riscontri – commenta il presidente del Consorzio vini di Romagna -. È chiara la necessità di proseguire su questa strada e al contempo portare attenzione alle nuove tendenze dei consumatori.
Oggi i consumi si vanno spostando verso i vini bianchi e fanno bene i nostri produttori a lavorare sull’albana per sfruttarne la versatilità nel dare vini eccellenti, seppur molto diversi in funzione degli stili di produzione, capaci di soddisfare in versione secco dalla sezione aperitivo all’accompagnamento a tutto pasto. Analogamente, si sta procedendo bene sulla rebola e anche sul famoso. Altrettanto può dirsi per il trebbiano e anche per gli spumanti bianchi e rosè contraddistinti dal marchio collettivo Novebolle.
Possiamo affermare che la produzione si stia adeguando alle nuove esigenze del consumo che ricerca cibi più salutari e meno grassi, contenendo via via anche le quantità assunte.
Per quanto riguarda il sangiovese, la produzione sta evolvendo verso vini con maggiore frutto, più leggeri, meno impegnativi; il gradimento per l’intensità del frutto sta accrescendo anche l’interesse e i consumi dei sangiovese in appassimento.
Continua a crescere la schiera di produttori che si cimentano in sangiovese che esaltino i caratteri dei territori puntuali, anche in ragione della possibilità di diffondere la conoscenza di tali progetti enologici attraverso la sottozona, cui fa da volano il marchio collettivo consortile Rocche di Romagna.
In sostanza, tutta la produzione è in evoluzione per regalare nuove perle al consumatore, e l’annata 2024 non sarà da meno».