di Riccardo Olmi
Eliminare tutto ciò che è artefatto per ottenere un suono primitivo. Nei brani dei Triceratopo, ospiti di questo numero di Arterie, l’istintività che prevale sui dettagli racconta il mondo in modo grezzo e diretto.
I Triceratopo si esprimono con un suono che spazia dal grindcore e punk hardcore alla psichedelia. La formazione, composta da Emanuele De Carli (chitarra), Enrico Farina (basso), Alan Lanconelli (chitarra), Emiliano Melandri (voce) e Sabina Morgagni (Batteria), ha già calcato molti palchi in Italia vantando anche una data a Londra.
Il loro ultimo album, “Italian’s goat’s talent”, è completamente registrato in presa diretta, per racchiudere nelle loro registrazioni anche la potenza delle esibizioni dal vivo sempre molto coinvolgenti per il pubblico.
«Tutte le canzoni contenute all’interno di questo album sono nate spontaneamente, suonando insieme – racconta Faro (Enrico) -, sono poche le volte che per scrivere partiamo da qualcosa di molto definito. Ci piace partire da riff semplici e poi costruire su quelli, anche le parole».
Italian’s goat’s talent
“Italian goat’s talent” è anche la title track del disco, uscito il 4 maggio 2024. Il talento della capra italiana, che partecipa e guarda i talent show mainstream, spesso senza porsi la domanda di quali siano i criteri che portano alla vincita di questi concorsi. Goat sta anche per capro espiatorio, un Signor Malaussène a cui è attribuita tutta la responsabilità di malefatte, errori o crimini e deve subirne le conseguenze.
“Gente che vive nei film”, invece, si ispira a storie di personaggi del ravennate che hanno fatto cose assurde, a volte criminali a volte surreali. «Guardando dall’esterno queste vite sembrano quelle di gente che vive nei film – spiega Emiliano -, senza nessun contatto con la realtà. È un brano primitivo, potente, che narra il disagio urbano».
Queste canzoni sono caratterizzate anche dalla voce di Emiliano spesso distorta con scream e growl (tecniche vocali tipicamente usate nei sottogeneri del metal, ottenute grazie ad un uso consapevole del diaframma il quale controlla il flusso d’aria responsabile della potenza sonora).
C’è chi dice che sono solo urli
«C’è chi dice che sono solo urli – racconta Emiliano -, ma c’era anche chi diceva che la fotografia non è un’arte e spesso a fare questi commenti erano i pittori. Per ottenere questi suoni ci vuole tanto allenamento e pratica; per me è più facile cantare “pulito”. Quando abbiamo suonato a Londra abbiamo avuto la prova che la nostra musica funziona ed è apprezzata. La gente sotto il palco si menava (non violentemente ma seguendo il pogo, un ballo collettivo dove non ci si risparmia spallate e spinte)».
La musica dei Triceratopo è al momento disponibile su Bandcamp, dove è anche possibile acquistare l’album in versione digitale, mentre su youtube troviamo i loro videoclip.
«Vogliamo valorizzare la nostra musica dando alle persone la possibilità di sostenerci acquistandola – aggiunge Morgana (Sabina) -. Abbiamo anche realizzato dei CD, la grafica è stata disegnata da Enrico, che di professione fa il tatuatore, mentre la copertina che lo contiene l’ho cucita io a mano. L’idea è quella di consegnare a chi ci ascolta la nostra musica all’interno di un involucro che si possa riutilizzare in tanti modi».
Al momento i Triceratopo sono alla ricerca di un’etichetta discografica che possa sostenere il loro percorso: «Di progetti ne abbiamo molti, tra cui riportare in vita i triceratopi».
Non dimenticate di ascoltare il nostro podcast realizzato in collaborazione con Emmerreci – Media Radio Castellana (lo trovate QUI). Ci risentiamo in diretta il mercoledì dalle 20 alle 21 con una nuova band.