Con la meccatronica non è andata come sperato, ora l’università a Imola punta sull’informatica

Nei giorni scorsi la Fondazione Cassa di risparmio di Imola, come spesso avviene quando si vuole guardare al futuro piuttosto che rimuginare sul passato, ha annunciato una cattiva notizia accompagnata da una buona notizia.

La buona notizia è che nei prossimi anni è intenzione dell’Università di Bologna potenziare l’offerta legata al corso in Tecnologie dei sistemi informatici, partito a Imola nel 2022 e in cui il numero di iscritti sarebbe in costante crescita. La cattiva notizia invece è che il primo biennio del corso di Meccatronica verrà centralizzato a Bologna, mentre a Imola rimarrà solo il terzo anno, quello svolto in sinergia con le aziende del posto.

Le aspettative del territorio imolese sulla formazione legata alla meccatronica erano, quando il corso partì nell’anno accademico 2021/2022, molto alte. Era stato lungamente richiesto e fortemente voluto, costruito e sostenuto dal sistema industriale locale, proprio perché la meccatronica qui è una delle principali vocazioni del manifatturiero; un ambito produttivo che da decenni vive uno sviluppo galoppante e in cui la carenza di figure specializzate è un problema storico, endemico, forse il freno più rilevante.

Come tutti i tre corsi dell’area di Ingegneria presenti in città (Meccatronica, Tecnologia dei sistemi informatici, Materiali compositi polimerici) quello in Meccatronica è un corso professionalizzante triennale. Gli insegnanti si dividono tra Bologna e le sedi distaccate: parte delle lezioni viene svolta in presenza e parte a distanza, con gli studenti collegati in videoconferenza dalla sede di Imola. Allo stesso modo avviene tra Imola e la sede di Cesena per il corso in Tecnologie dei sistemi informatici.

Ma perché il corso di Meccatronica non ha attratto gli studenti?

Come spiega Franco Callegati, coordinatore del Corso di laurea in Ingegneria e scienze informatiche di Unibo, delegato per la sede universitaria di Imola, «in questo territorio abbiamo una realtà economica talmente dinamica e positiva che i ragazzi che decidono di andare a lavorare hanno la strada spianata, le opportunità ci sono. Solitamente una delle ragioni per cui si proseguono gli studi, soprattutto gli studenti un po’ meno motivati, è perché non c’è certezza sul lavoro, o perché non si trova quello che soddisfa e così si cerca di migliorare il proprio punto di ingresso nel mondo del lavoro. Noi abbiamo la fortuna che nel nostro sistema questo problema non esiste: se un ragazzo appena diplomato vuole andare a lavorare va via bruciato, soprattutto se è uscito dagli istituti tecnici».

Franco Callegati

Anche per questa ragione sul territorio per la meccatronica ci si attendeva una laurea magistrale, un pezzo importante dell’Ingegneria dell’Alma Mater. Per gli sforzi economici fatti dal territorio, in primis dalla Fondazione Cassa di risparmio di Imola per portare in città e poi far crescere la presenza universitaria (negli ultimi tempi si stima un investimento che tra costi diretti e indiretti si aggirava sui 700mila euro l’anno). E soprattutto come riconoscimento del ruolo del forte tessuto produttivo locale all’interno dell’ambito metropolitano. Ma non andò così e ci fu delusione.

Tra l’altro, nel 2022, quindi l’anno successivo, l’Università di Bologna fece partire un analogo corso professionalizzante in Meccatronica anche nel nuovo sgargiante campus di Lugo, quindi a pochi chilometri di distanza.

Fatto sta che le iscrizioni a Imola non sono mai decollate, e solo nel primo anno il numero degli iscritti  a Meccatronica si avvicinò ai posti a disposizione. Nello scorso anno accademico, 2022-2023, gli iscritti nei due anni di corsi partiti fino a quel momento furono complessivamente una ventina.

Numeri molto inferiori alle richieste del territorio, e troppo bassi per giustificare l’impiego degli spazi all’interno della sede universitaria di Imola, che con la crescita dell’offerta didattica complessiva si sono avvicinati alla saturazione.

Da qui la decisione di trasferire i primi due anni del corso di Meccatronica a Bologna mantenendo alla sede imolese almeno il terzo anno, quello che per buona parte viene affidato ai tirocini e alla docenza diretta delle aziende. E questo magari consentirà, è la speranza, che lo sbocco lavorativo scelto dai ragazzi sia proprio all’interno delle aziende del territorio con cui hanno avuto rapporti durante il percorso di studi.

Si punta sulle Tecnologie dei sistemi informatici

Contestualmente al trasferimento di Meccatronica è stato annunciato un rafforzamento del corso in Tecnologie dei sistemi informatici (il bicchiere mezzo pieno).
Per questo corso oggi alla sede di Imola sono previsti 15 posti per ciascuna annualità. A parte l’anno di avvio, le domande di iscrizione hanno sempre superato anche se di poco la disponibilità. Nel prossimo anno accademico 2025/2026 l’offerta è già stata definita e rimarrà invariata ma la prospettiva è di aumentare i posti a 20-25 a partire dall’anno successivo, quindi 2026/2027. Si vedrà.

Il rafforzamento nei numeri, spiega Callegati, è poi accompagnato da un potenziamento della struttura tecnica con l’allineamento completo dei laboratori di Imola e Cesena, un aspetto che visto la particolare area in cui si muove il corso, l’informatica, non sarebbe cosa di poco conto.

La presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Imola, Silvia Poli

La Fondazione Cassa di Risparmio di Imola «che ha investito risorse significative nello sviluppo del polo universitario locale», ribadisce in una nota «il suo impegno nel sostenere la formazione e l’istruzione come pilastro per la crescita del territorio e sottolinea l’importanza di adattarsi con flessibilità alle trasformazioni del mercato del lavoro e del panorama accademico».

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