di Federico Spagnoli
Restaurare una fiaba olandese (secondo me)
Ai margini dell’Olanda settentrionale viveva, all’interno di un modesto mulino, un umile mugnaio che lavorava ininterrottamente, dall’alba al tramonto, per sfamare la propria famiglia. Un bel giorno, sulla soglia dell’estate, mentre era intento a riparare il perno del proprio mulino, il mugnaio udì una strana vocina invocare disperatamente aiuto. Subito il buon uomo si precipitò in direzione di quella voce tanto sottile e, una volta che ebbe svelato il suo possessore, rimase immobile con gli occhi sgranati: un esserino, delle dimensioni di una bambola, stava cercando di liberarsi dalla macina del mulino, la quale, per pochi centimetri, non lo aveva schiacciato. Il mugnaio non ci pensò due volte, e benché non avesse mai visto una creatura simile prima d’ora, si rimboccò le maniche ed in pochi secondi aiutò il nuovo arrivato. Non appena ebbe tra le mani l’esserino, si accorse che in realtà si trattava di una gnoma. La donnina, che tremava come una foglia, guardò il suo salvatore con occhi pieni di riconoscenza, e quest’ultimo l’accarezzò con delicatezza, temendo che i calli che aveva sulle mani potessero farle del male. Una volta che la gnoma si fu tranquillizzata, l’uomo la lasciò andare via, e dentro di lui iniziò a prendere forma il pensiero che tanto improbabile non era il fatto che potesse, stanco com’era, aver sognato ogni cosa.
Passò un giorno, quando la gnoma riapparve seguita da una miriade di ometti tali e quali a lei. Il più anziano di questi ultimi salì – arrampicandosi sulla torre umana, o meglio, gnomesca, creata dai suoi compagni – sul banco da lavoro del mugnaio.
– Hai salvato la vita di mia moglie, e di questo ti sono immensamente grato. Mi sento in debito con te, buon uomo, e così mi sentirò per tutta la vita se, insieme ai miei compagni, non ti aiuterò nel tuo lavoro. Permettici di vivere qui e mai avrai modo di pentirtene. La mia – la nostra – è una promessa.
L’uomo, completamente sbalordito, riuscì a malapena a balbettare qualcosa come:
– Ma… sì. Sì, certamente. Restate quanto volete.
Da quel giorno gli gnomi si stabilirono nel mulino, occupando le travi più spaziose con una sequela di piccole tende. Gli ometti si rivelarono più preziosi che mai siccome stavano attenti che non scoppiassero incendi e riuscivano per primi a capire se il giorno dopo avrebbe fatto o meno bel tempo. In questa maniera il mugnaio poteva organizzare al meglio il proprio lavoro, risparmiando tempo ed energie.
Quando qualcuno dei familiari del mugnaio veniva colto da una malattia, gli gnomi portavano al suddetto un decotto di erbe medicinali – note soltanto a loro – in grado di curare da qualsiasi malanno. Certe volte bastava soltanto che la moglie del loro capo poggiasse la manina sulla fronte del malato, e quest’ultimo si riprendeva all’istante.
La vita del mugnaio e della sua famiglia migliorò a tal punto che i vicini non poterono fare altro che invidiare quel benessere e quella tranquillità ritrovata. Vennero messe in giro – come serpi – alcune voci che dipingevano la fortuna mugnaio come un frutto della magia nera praticata da quest’ultimo. Molti non prestavano ascolto a questi pettegolezzi infondati, ma altrettanti persero ogni simpatia nei confronti dell’uomo e della sua famiglia.
Tra le mura della casa di uno dei vicini più gelosi e maledicenti abitava una bambina di nome Lisa. Aveva undici anni, cento lentiggini ed una coppia di trecce bionde come il grano. Era un tipo dolce, allegro e paziente; va saputo che la suddetta conosceva a menadito tutti gli animali di terra, acqua o aria, e che si ricordasse a memoria i nomi di più di duecento piante diverse. Disponeva di un animo cordiale e gentile, e la sua grande disponibilità verso il prossimo rendevano molto difficile credere che fosse la figlia di genitori così burberi e di mentalità tanto ottusa.
La bambina era a conoscenza delle storie che circolavano riguardo il mugnaio e la sua famiglia, ed aveva capito in un batter d’occhio che la loro fortuna certo non era opera di un qualche sortilegio, bensì degli gnomi, sulla quale esistenza – e qui sarà bene sottolineare il coraggio che la suddetta imbracciava nel credere alla propria fantasia – ella riponeva la sua più ferma fiducia.
Va saputo, inoltre, che più di ogni altra cosa al mondo Lisa desiderava avere uno gnomo tutto per sé, benché fosse consapevole del fatto che, proprio a causa dei suoi genitori, quei fantastici ometti non avrebbero mai fatto visita a casa sua.
Un giorno, spinta con fervore dal proprio desiderio, Lisa modellò con l’argilla uno gnomo a grandezza naturale, che fece cuocere nel forno del vasaio suo amico. Dipinse di blu il cappello dell’ometto, di rosso la sua blusa e di verde i calzoni e gli stivali. Chiese inoltre al falegname di intagliare una piccola carriola di legno – siccome uno gnomo che se ne sta con le mani in mano non si è mai visto – e sistemò gnomo e carriola nel giardino di casa. I suoi genitori, naturalmente, risero di fronte a tutto questo, ma per qualche motivo non osarono rimuovere la piccola statua. Accadde in seguito che uno degli gnomi del mulino vide il proprio simile di terracotta, ed in men che non si dica tutta la compagnia si ritrovò nel giardino di Lisa, commuovendosi all’unisono. Per dimostrare a quella simpatica fanciulla la loro immensa gratitudine ed altrettanto grande simpatia, ogni anno le portarono un dono. Col passare degli anni la ragazza acquisì una grande forza di carattere, la quale aiutò la suddetta a diffondere, in particolar modo tra i suoi genitori, il verbo della bontà e della cortesia. La sua influenza fu così benefica che questi ultimi diventarono via via sempre più aperti ed inclini a nuove forme di generosità – ebbene sì, ne esistono varie forme –. Il risultato fu che anche la famiglia di Lisa, al pari di quella del mugnaio, prese a librarsi nel volo della vita sotto l’ala di un’immensa fortuna.
Come sempre, non mancarono i vicini che interpretarono tutto questo a modo loro, iniziando a credere ed a far credere che disporre di uno gnomo nel proprio giardino di casa fosse condizione necessaria e sufficiente per ottenere il bacio – possibilmente con lingua – della dea bendata.
Sciocchezze del genere – forse proprio perché tali – trovano sempre terreno fertile tra le genti; e dunque è il motivo per il quale tutt’oggi, nei Paesi Bassi, non mancano le famiglie che colonizzano – in via del tutto paradossale – il proprio giardino con schiere di gnomi, attendendo, con le mani in mano, l’arrivo della buona fortuna.