La musica dei Pitz passa dai tropici per lanciare un messaggio politico

di Riccardo Olmi

Questo numero di Arterie racconta di un progetto che ha origini dall’esperienza di studio all’estero, in una nazione dell’America Centrale affacciata sul Mar dei Caraibi: l’Honduras.
Sicuramente il sole, il mare e la sabbia delle spiagge caraibiche fanno da sfondo al progetto musicale dei The Pitz, ma nelle loro canzoni c’è molto altro.
The Pitz è gioco, politica e, ovviamente, musica.

Il nome di una band è spesso una sorta di sintesi dell’esperienza e dell’identità dei membri che ne fanno parte.
Il pitz era uno sport praticato da quasi tutti i popoli precolombiani dell’America Centrale.
Lo scopo era tenere la palla in gioco e farla passare attraverso dei cerchi, colpendola solo con le anche. La particolarità? La squadra vincitrice veniva sacrificata agli dei. Un paradosso, ma che ci racconta di come a volte ci troviamo a combattere battaglie che ci trasformano in “vittime sacrificali” di un sistema complesso.

La band è formata da Aurelio Bartoli e Matteo Rocca ai microfoni, Marco Pavesi alla batteria, Davide Paradisi e Davide Nonnis rispettivamente tastiera e chitarra, Nicola Ruggeri al basso.

«Siamo una no-cover band – racconta Aurelio -, abbiamo sempre suonato solo canzoni originali, che si rifanno a generi come il reggae o il rock, con qualche incursione rap. I nostri brani si ispirano a ciò che ho vissuto in prima persona durante un’esperienza di studio all’estero, in Honduras. Frequentavo il liceo linguistico Laura Bassi di Bologna, che al quarto anno propone agli studenti questo tipo di esperienze. Ho scelto l’Honduras per interesse verso la cultura del luogo e la lingua spagnola, ma mi sono ritrovato coinvolto nello scoppio di una guerra civile, avvenuta in seguito ai brogli elettorali che hanno generato una rivolta del popolo».

Ad oggi The Pitz ha all’attivo un album, “Crazy Times”, composto da 11 tracce, tutte in lingua spagnola. Questa, per la band, è sicuramente una scelta coraggiosa, ma lungimirante e in linea con i loro progetti futuri per portare la loro musica anche fuori dall’Italia.

“No lo acepto”

“No lo acepto” (non lo accetto), narra di un equilibrio fra ciò che si combatte in diverse parti del mondo, «sotto l’equatore si combatte per diritti basilari, in Occidente portiamo avanti altre battaglie. La musica serve anche a questo».

Un’esperienza che ha scritto e meglio definito l’identità e il percorso di questa band è stato un altro viaggio. Un viaggio che parte dalle due torri di Bologna con destinazione Benicasim, in Spagna, dove tutti gli anni viene organizzato il più grande festival reggae del mondo.

Al Rototom festival

«Il Rototom festival è stata una meta ma anche un punto di partenza, siamo andati a suonare la nostra musica con una chitarra, non sul palco, ma in mezzo al pubblico. Noi cantiamo in spagnolo e questa è stata una delle rare occasioni in cui gli ascoltatori comprendevano a fondo il significato dei nostri brani. Questo festival ci rappresenta pienamente, perché è nato in Italia e per motivi non proprio condivisibili, dal 2010 viene organizzato in Spagna».

La fase di scrittura dei testi e delle melodie avviene in maniera collettiva.
«Uno di noi offre un’idea agli altri che la fanno propria e la arricchiscono. Stiamo lavorando su un secondo disco, che uscirà probabilmente a primavera. Adesso siamo molto più coesi dal punto di vista creativo e le peculiarità di ogni musicista riescono a fondersi tutte insieme. Ci incontriamo alla sala prove del Laboratorio Musicale Villa Mazzacorati, nel quartiere Savena di Bologna. Ci sono due sale condivise tra una decina di gruppi, un luogo ideale per confrontarsi e creare contaminazioni artistiche. Grazie alla collaborazione con il Comune di Bologna, due volte all’anno abbiamo anche la possibilità di organizzare concerti».

Anche l’aspetto comunicativo è curato dalla band collaborando con alcuni artisti amici. Ad esempio il loro logo è stato realizzato da un fumettista, Michele Ruggeri, in arte Sugar Rugas.

Aspettando l’uscita del loro nuovo disco i The Pitz sono alla ricerca di un’etichetta discografica che si faccia carico della produzione e della distribuzione della loro musica.

«Abbiamo suonato tanto anche dal vivo, aprendo anche i Rumba de Boda, in piazza Lucio Dalla a Bologna, il 4 ottobre, giorno di San Petronio. Ci piacerebbe molto continuare a ricevere offerte di questo tipo con continuità».

I The Pitz hanno l’estate dentro, accolgono il vacanziero e “sciallo” dei bagni al mare, delle spiagge del sud e della musica sotto al sole, quando scalda la pelle, l’anima e il corpo.
Questo cocktail, con uno sfondo importante di denuncia sociale, crea l’alchimia musicale di questa band: i The Pitz.

Non dimenticate di ascoltare il nostro podcast realizzato in collaborazione con Emmerreci – Media Radio Castellana (lo trovi QUI). Ci risentiamo in diretta su Emmerreci il mercoledì dalle 20 alle 21 con una nuova band.

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