Lungo il crinale che corre tra Castel del Rio e Firenzuola, un tratto di 7 chilometri che nel territorio della provincia di Bologna congiunge Monte Pratolungo Monte La fine per arrivare a Monzano, in provincia di Firenze, molto probabilmente sorgerà un nuovo parco eolico.
Il progetto
Ad una quota media di 860 metri sul livello del mare, il progetto prevede l’installazione di 13 pale (7 in Toscana e 6 in territorio emiliano-romagnolo) mosse da altrettanti generatori da 6 megawatt ciascuno. Le pale sono posizionate su un’asta di 105 metri e si alzeranno da terra per un’altezza massima di 173 metri. L’impianto avrà una potenza totale di 78 MW, ed una produzione di circa 206,9 GWh/anno, l’equivalente del consumo elettrico di circa 50mila-60mila famiglie. Un cavidotto interrato di media tensione lungo 26 chilometri collegherà le pale alla stazione di Pietramala e da qui alla linea elettrica nazionale.
Energia rinnovabile, quindi, come richiesto dagli obiettivi 2030 che l’Ue si è data per affrontare i cambiamenti cimatici. Nel 2023 le rinnovabili italiane coprivano circa il 19,9% dei consumi energetici finali, mentre l’obiettivo è raggiungere una produzione da fonti rinnovabili del 39,4%.
Nel solo settore elettrico (poi ci sono termico e trasporti) la quota di consumi coperta dalle fonti rinnovabili dovrebbe arrivare entro il 2030 al 63,4%. Oggi questa è la quantità di energia elettrica prodotta dalle diverse fonti:
A presentare il progetto di parco eolico “Monte La fine e Monte Pratolungo” è la EEA Italy Wind srl, società che fa capo alla multinazionale danese European Energy, che sviluppa, autorizza, costruisce e gestisce impianti per la produzione di energia rinnovabile: impianti eolici di grande scala, fotovoltaico, biomasse e idrogeno. La società è la stessa che in zona ha già realizzato il “Parco Eolico Carpinaccio” costituito da 17 aerogeneratori installati nel 2012 nel comune di Firenzuola.
Sul nuovo parco eolico di Monte La fine e Monte Pratolungo investirà più di 100 milioni di euro, con l’obiettivo di rientrare dell’investimento nei 12-15 anni successivi. La vita media dell’impianto è di 25-30 anni.
Ai comuni che li ospitano, la società che realizza gli impianti promette il 3% di quanto ricavato dalla produzione energia annuale sotto forma di interventi di miglioramento del territorio e a favore della comunità (ad esempio a Firenzuola questo si è trasformato nella riduzione della Tari); a Castel del Rio si stima porterà n beneficio di 150mila euro l’anno per l’intera durata dell’operatività impianto.
Il parco di Casoni di Romagna, inaugurato nel 2009 tra Castel del Rio e Monterenzio, in questi anni di funzionamento ha portato oltre un milione di euro nelle casse del comune alidosiano.
Proprio dell’impianto di Casoni di Romagna (16 pale per 12,8 Mw complessivi) è stato di recente chiesto il repowering, ovvero un intervento di “aggiornamento” che porterà ad una aumento della potenza e altezza delle pale contestualmente alla riduzione del loro numero.
I dubbi sul progetto
Ovviamente non mancano le perplessità sull’impatto che un progetto del genere potrà avere sulle colline del crinale tosco-romagnolo, impatto sull’ambiente e sul paesaggio.
Le pale supereranno in altezza i crinali e si vedranno da diversi punti della valle del Santerno. Non dall’abitato di Castel del Rio, ma risalendo la strada Montanara di certo nel tratto tra Fontanelice e Castel del Rio.
Per installare le pale dovranno essere realizzate delle piazzole che una volta terminato il posizionamento avranno una dimensione di circa 60 metri per 30 metri. Per riuscire nel trasporto e nell’installazione saranno realizzati interventi per allargare e realizzare le strade così da consentire il passaggio dei mezzi pesanti che trasportano i componenti meccanici delle turbine. Verranno abbattuti alberi e allargate le vie di accesso esistenti. Ci sarà un impatto dovuto al rumore delle pale in rotazione e un effetto sulla vita della fauna, in particolare su uccelli e chirotteri. Il terreno, lo abbiamo visto con le decine di frane che hanno interessato il territorio in occasione dell’alluvione del 2023, è fragile e può essere soggetto a smottamenti.
La società che propone il progetto e i comitati che sono contrari
A questi argomenti l’amministratore delegato di EEA Italy Wind, Alì Rahimian, da noi intervistato, ha risposto sottolineando come gli interventi andranno non a indebolire bensì a consolidare il territorio («ogni generatore costa 5-6 milioni, è nostro interesse che non venga danneggiato dalle frane»). Per realizzare e allargare le strade bianche di accesso ai siti, ha garantito che non verrà utilizzato cemento e asfalto ma materiale ricavato in loco e compattato. Le pale più grandi che verranno utilizzate rispetto agli impianti esistenti, girando a minore velocità emetteranno minore rumore e saranno al di sopra dell’abituale zona di caccia e spostamento di molte specie di volatili, che non superano i 50 metri da terra.
A Castel del Rio è nato il comitato “I nostri crinali”, che si oppone al progetto. Un analogo comitato è presente a Firenzuola e si chiama “No eolico industriale”. Domenica 15 dicembre un centinaio di persone hanno percorso i sentieri che conducono fino a Pratolungo, dove si è svolto un flash-mob musicale per sensibilizzare contro il progetto. Sabato 21 dicembre alla sala Magnus di Castel del Rio si è tenuta un’assemblea pubblica, dove una delle principali preoccupazioni che sono emerse dagli interventi dei cittadini è quella legata alla fragilità del territorio e all’equilibrio idrogeologico. Si è parlato anche della minaccia che questo impianto potrebbe portare al crescente turismo lento, nonché della domanda di abitazioni in aree rurali, che negli ultimi anni è in aumento e che la presenza delle pale disincentiverebbe, diminuendo il valore delle abitazioni.
La proposta di referendum
All’assemblea sono intervenuti l’amministratore delegato di EEA Italy Wind e il sindaco di Castel del Rio Alberto Baldazzi.
Secondo quanto dichiarato a Quo.d dal sindaco Baldazzi, «come tutte le grandi opere anche questo progetto ha un impatto notevole sul territorio, ma contemporaneamente apre qualche opportunità in più e può portare dei vantaggi alla comunità. Personalmente non posso essere contrario all’eolico e alle rinnovabili, ma cerchiamo di capire quale situazione è più conveniente per la comunità. Adesso aspettiamo che ci arrivino le indicazioni dagli enti superiori, ma di certo non mi metterò contro il ministero. Visto che ci sono differenti sensibilità, chiederemo quindi l’indizione di un referendum consultivo, come è stato già fatto in altre realtà. L’auspicio è che si possano trovare delle forme per compensare il danno ambientale, che è oggettivo, non tanto per il Comune in quanto tale quanto per la popolazione».
Il sindaco è quindi deciso ad organizzare un referendum, che sarà di natura consultiva, quindi servirà per sapere cosa ne pensano i cittadini, senza che questo vincoli le decisioni. Ma il cui esito dal punto di vista politico potrebbe risultare molto significativo. Per questa ragione sarà fondamentale organizzarlo nel 2025, comunque prima che il ministero prenda la sua decisione.
Il calendario
Il progetto è stato depositato a inizio novembre al Mase, il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. Il Mase lo ha inviato per le osservazioni ed eventuale richiesta di integrazioni a 37 enti competenti, tra cui le Regioni e i Comuni coinvolti. Richieste di integrazioni sono arrivate dalla Città metropolitana di Bologna, dal Circondario imolese e anche dal Comune di Castel del Rio, solo per citare il lato bolognese.
In questa fase anche i cittadini possono presentare le loro osservazioni e alcune sono già state presentate (le potete trovare cliccando QUI, assieme alla dettagliata documentazione che accompagna il progetto).
Se autorizzato dal ministero, il progetto di parco eolico verrà inviato alle Regioni per la concessione dell’autorizzazione unica che ne valuta gli aspetti tecnici.
In complesso dovrebbero volerci tra un anno e mezzo e due anni. Ma il percorso autorizzativo in casi precedenti è durato anche il doppio, come accaduto ad esempio per il parco eolico di Carpinaccio, per cui sono serviti quattro anni di attesa.
Una volta ottenute le autorizzazioni, la costruzione effettiva non dovrebbe invece richiedere più di un anno.