Ad un po’ più di un anno dalla sua scomparsa e a pochi giorni dal suo compleanno, il 6 febbraio, ricordiamo l’attore Giorgio Barlotti.
Nel novembre scorso, quando se ne andò, a 84 anni, lasciò le tante cose fatte per il teatro, per il cinema e per la televisione.
Con Lucia Ricalzone, la moglie, aveva fondato la compagnia il Piccolo di Imola. Era nato a Roma, ma da sempre viveva a Imola, che era la sua città.
E che nel 2018, quasi come premio alla carriera, gli regalò la “Lucerna d’oro”, il riconoscimento che l’Associazione culturale Giuseppe Scarabelli conferisce a chi si è distinto per “arte, cultura e spettacolo” contribuendo “in modo significativo ad arricchire o favorire il patrimonio culturale della città”.
Negli ultimi anni si era dedicato alla scrittura, donando alle parole, come aveva sempre fatto, il suo talento e la sua passione. Alle sue parole è dedicato questo ricordo.
di Fabrizia Fiumi
«Ho un debito e voglio pagarlo. Giorgio Barlotti ci ha lasciato un anno fa; avevo promesso a Lucia e gli altri amici di ricordarlo dopo il funerale. Non l’ho fatto. A questo debito assolvo oggi che ho tra le mani le poesie che Giorgio scrisse tra i 14 e i 16 anni, diligentemente poi battute a macchina da suo padre.
Giorgio aveva le parole; nelle sue conversazioni le parole fluivano, varie, articolate, sempre accompagnate dal suo sorriso e dagli occhi ammiccanti a farti partecipe di ricordi, di storie, di progetti. I ricordi erano quelli di una vita professionalmente intensa, ma ancora più ricca di relazioni. Le storie erano quelle che la sua fantasia inventava in continuazione. I progetti non lo hanno mai abbandonato: Giorgio aveva sempre una nuova idea in gestazione. La sua conversazione era sempre un divertimento, in cui s’intrecciavano la sua sensibilità di uomo, la sua professionalità e la sua ironia.
Giorgio ha “fatto” parole; il più recente dono di Giorgio sono un diario e le poesie del periodo trascorso dai Salesiani a Follonica per il periodo delle scuole medie. Ne sono stata felice e al medesimo tempo sono stata colta dallo stupore per la ricchezza delle sue parole, per la loro precisione e potenza descrittiva, per i continui rimandi alla nostra tradizione letteraria, incredibili in un ragazzino. Si spiegano quindi i lavori di Giorgio adulto: i testi, le riduzioni, gli adattamenti per il teatro e i romanzi e i racconti attorno al filone della memoria (I ragazzi di Quadalto; Il Cigno), del divertimento (Romani! La vera storia del ratto delle Sabine) e della “fantascienza” (La terza vita; La civiltà perduta).
Giorgio ha dato parole; ai suoi attori fondando il Teatro di via Callegherie, poi il Piccolo di Imola e guidandoli e accompagnandoli sulla scena, ai ragazzi dell’Officina Sant’Ermanno nell’ultimo suo impegno di uomo generoso e solidale.
Giorgio ha regalato parole a noi suoi amici. Un dono, un talismano contro il rischio formidabile che corriamo tutti oggi di fronte allo smantellamento delle parole operato dalla modernità digitale».
Emozionata, grata e orgogliosa per averlo avuto come grande maestro prima e poi come amico! Giorgino ovunque tu sia ti giunga, forte, chiaro e con amore :_ Dove sono finiti gli altri 99 milioni! _
Soltanto tre parole: il mio Mentore!