La rotatoria nei pressi del complesso di Sante Zennaro di Imola, all’intersezione tra via D’Agostino, via Pirandello e via San Benedetto, che dal 1994 ospita una delle sue opere più famose, adesso si chiama “rotatoria Germano Sartelli”.
Nel giorno in cui l’artista imolese, scultore di fama nazionale, avrebbe compiuto 100 anni, e a oltre 30 anni da quella installazione, il Comune di Imola gli ha finalmente reso omaggio con l’intitolazione della rotatoria, uno degli snodi nevralgici della viabilità cittadina.
La cerimonia di intitolazione si è tenuta venerdì 31 gennaio. Assieme ai familiari, era presente chi lo ha conosciuto e apprezzato e per l’amministrazione comunale imolese l’assessore alla Cultura Giacomo Gambi.
La mostra al San Domenico
Nei prossimi mesi alla figura e alla conoscenza dell’opera artistica di Germano Sartelli verranno dedicati approfondimenti ed eventi.
In particolare, da aprile 2025 al Museo San Domenico sarà allestita una mostra che celebrerà il suo genio creativo e il legame strettissimo con il territorio.
Come ha anticipato il direttore di Imola Musei, Diego Galizzi, «Sartelli può essere letto e raccontato da diversi punti di vista: quello che proporremo al pubblico sarà uno sguardo ampio, che cercherà di mettere a fuoco i vari momenti del suo percorso artistico offrendo ai visitatori le sue opere più rappresentative. Racconteremo il grande artista, il poeta della materia che così magistralmente ha saputo selezionare e manipolare i lacerti più dimessi e usurati del mondo naturale o tecnologico conferendo loro una carica lirica ed emozionale sorprendente. Lo faremo insieme al curatore, prof. Claudio Spadoni, che certamente è da considerarsi tra i più profondi conoscitori dell’arte di Germano».
L’artista
Nato a Imola nel 1925, Germano Sartelli ha lasciato un segno profondo nel panorama artistico italiano. Dopo aver appreso l’intaglio del legno negli anni ’30 e ’40 sotto la guida di Gioachino Meluzzi, aprì un atelier nel borgo di Codrignano, sviluppando uno stile unico basato sul riuso di materiali di recupero, come fili metallici, legname e pagine di giornale.
Nel 1958 la sua prima mostra venne organizzata da Dino Gavina al Circolo di Cultura di Bologna, con una presentazione di Maurizio Calvesi. Nel 1962 ricevette il premio per la scultura del Ministero della Pubblica Istruzione, mentre nel 1964 espose alla 32ª Biennale di Venezia, iniziando un percorso che lo portò a numerose mostre e riconoscimenti.
Pioniere dell’arteterapia
Oltre alla sua attività artistica, Sartelli fu un pioniere dell’arteterapia. Negli anni ’50, presso l’Ospedale psichiatrico Luigi Lolli di Imola, insegnò pittura ai degenti, portando nel 1954 alla prima esposizione pubblica in Italia delle loro opere, un’esperienza innovativa documentata nel 2006.
La sua figura e il suo lavoro sono stati oggetto di studi da parte di critici come Andrea Emiliani, Claudio Spadoni e Roberto Daolio.
Nel 2014, anno della sua scomparsa, uscì il documentario “Germano Sartelli. La forma delle cose, conversazioni” di Paolo Fiore Angelini, in cui l’artista racconta il suo percorso.
Il fondo archivistico è oggi conservato presso il Museo San Domenico di Imola.

La sua opera è l’intera rotatoria
L’arte di Sartelli ha sempre dialogato con lo spazio e con la comunità. Per questo, come hanno spiegato il sindaco Marco Panieri e l’assessore alla Cultura Giacomo Gambi, in accordo con la famiglia, si è scelto di non inserire segnaletica all’interno della rotatoria, rispettando così la sua volontà: la sua opera è l’intera rotatoria. «Germano Sartelli ha impreziosito il nostro paesaggio, traendo ispirazione dalla vallata imolese, così come la sua casa di Codrignano, oggi riconosciuta come Casa di illustri dalla Regio
L’opera al centro delle rotonda del complesso Sante Zennaro, come dicevamo, risale al 1994. Sartelli la realizzò negli spazi e grazie alla collaborazione della Cir, cooperativa che nel 1998 confluì nella Cefla. Sartelli la realizzò in cor-ten e in accordo con la Cir decisero di donarla alla città. L’autore le chiamava “sfiandrine”, sia per la loro forma sia per lo schema compositivo che richiamava la crescita disordinata di questi funghi. Si tratta di una delle opere d’arte pubblica più significative di Imola ed è composta da otto sculture principali, ciascuna di circa un metro e mezzo, fissate al terreno e disposte seguendo l’andamento della rotatoria.
Sartelli ha sempre dimostrato grande attaccamento a questa opera, che ebbe un percorso travagliato. Alla prima parziale installazione nel 1994 ne seguirono due successive nei due anni seguenti. Più volte l’autore ha dichiarato di averla pensata come un’installazione dove le sue “sfiandrine” sbocciano su un prato verde. Per anni invece un roseto le ha affiancate, fino a che nel 2015 la sua volontà venne finalmente esaudita e le rose rimosse.
