L’età adulta del welfare aziendale

In Emilia-Romagna le imprese socialmente più avanzate, che concepiscono il welfare aziendale come fattore strategico per la sostenibilità dell’impresa, sono il 20%  delle 438mila imprese presenti.

Sono imprese che erogano sostegni economici nei settori cardine del welfare (sanità, pensioni, assistenza, scuola), raggiungono risultati molto migliori della media nelle pari opportunità per le donne nelle posizioni di responsabilità, nella riduzione degli infortuni sul lavoro, nella responsabilità verso consumatori e fornitori, nel welfare di comunità e nell’ammontare dei sostegni offerti dall’azienda alle iniziative sociali nel territorio. Ultimo ma non ultimo, il welfare aziendale ha un impatto positivo sui risultati del business: le imprese con un welfare più evoluto raggiungono infatti le migliori performance di produttività e di crescita dell’occupazione.

A mostrare la relazione tra responsabilità sociale e stato di salute e di sviluppo delle aziende è il “Rapporto Welfare Index Pmi Emilia-Romagna” 2024 promosso da Generali con la partecipazione delle principali confederazioni italiane (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato, Confprofessioni e Confcommercio) e presentato lunedì 3 febbraio, al Living Place Hotel di Bologna.

Il Welfare Index Pmi è l’indice che valuta il livello di welfare aziendale nelle piccole e medie imprese. Il rapporto è giunto alla sua ottava edizione, e, come si legge nella presentazione, testimonia coi dati raccolti «la raggiunta maturità delle imprese in questo ambito, l’ “età adulta” del welfare aziendale». In questi otto anni di evoluzione del welfare aziendale la consapevolezza del ruolo sociale dell’impresa è quindi molto cresciuta, «ha cessato di essere prerogativa di un piccolo gruppo di imprenditori illuminati e si è generalizzata in modo ampio, divenendo parte integrante della cultura aziendale».

A questa edizione del rapporto hanno partecipato 808 imprese dell’Emilia-Romagna, quindi un campione molto significativo. Così come significativi sono i risultati raggiunti in termini di maturità delle azioni di welfare aziendale.
Sono emiliano-romagnole diverse best practices: 17 delle 142 imprese italiane classificate nel 2024 come Welfare Champion, il livello più elevato, e 112 delle 816 Welfare Leader, il livello immediatamente successivo.

L’economia e l’occupazione in regione

La nostra regione produce il 10% del Pil italiano e contribuisce in modo significativo a quasi tutti i settori produttivi. Offre però un contributo elevato alla generazione di valore soprattutto nei
macrosettori dell’industria manifatturiera ed energetica e dell’agricoltura.
Il tasso di occupazione in Emilia-Romagna è al 70,6%, è sensibilmente superiore a quello medio italiano, pari al 61,5%.
Le imprese hanno un impatto diretto sull’occupazione: in Emilia-Romagna gli occupati nel settore privato sono il 59,8% della popolazione in età di lavoro, quasi 6 punti più della media nazionale (46,1%).

L’occupazione femminile in Emilia-Romagna è del 64,4%, contro una media nazionale del 52,5%, e il divario tra occupazione femminile e maschile, fattore di base del gender gap, è di 12,4 punti percentuali, mentre in Italia è di 17,9 punti.
È significativo anche il divario nell’occupazione giovanile: 42% in regione, 34,4% la media italiana. I Neet, giovani che non studiano e non lavorano, sono in Emilia-Romagna 70mila, l’11% della popolazione da 15 a 29 anni, mentre la media in Italia è del 16,1%.

Il livello di welfare

Le imprese che raggiungono un livello elevato, ovvero alto e molto alto di welfare aziendale, sono in Emilia-Romagna il 37,6% del totale: una quota di oltre 4 punti superiore alla media nazionale (33,3%). Negli ultimi otto anni, da quando la Legge di Stabilità 2016 ha introdotto un nuovo quadro normativo con robusti incentivi per il welfare aziendale, l’evoluzione è stata veloce e continua: le imprese emiliano-romagnole con livello di welfare elevato sono più che raddoppiate, passando dal 14,9% nel 2016 al 37,6% nel 2024, mentre quelle al livello iniziale si sono più che dimezzate, dal 41,8% al 18,5%. In Emilia-Romagna otto imprese su dieci (81,5%) hanno raggiunto un livello di welfare almeno medio.

L’intervento di Ivana Topi (Aepi), a sinistra, e Manuela Trocchi (TeaPak), a destra, rappresentanti delle due aziende imolesi inserite tra le 17 imprese Welfare Champion del rapporto Wipmi 2024.

Tutti i settori hanno maturato esperienze significative, con differenze motivate dalle dimensioni organizzative (le imprese che raggiungono un livello elevato sono in maggioranza quelle più grandi) e dalla vocazione delle imprese. Il terzo settore, ovvero gli enti non profit, a cui appartengono molte strutture che per statuto si propongono obiettivi di interesse sociale, presenta il 56% di imprese con livello di welfare elevato. Altresì rilevante, 49,4%, è la quota di imprese con livello di welfare elevato negli studi professionali. Ma è significativa anche la quota raggiunta dall’artigianato (28,3%), tenendo conto che si tratta di un settore prevalentemente costituito da piccole e piccolissime attività.

Le aree più mature

Quattro aree sono più mature, con un tasso di iniziativa superiore al 50%: salute e assistenza, conciliazione vita-lavoro, previdenza e protezione, sostegno economico ai lavoratori. L’area meno matura, in cui le aziende stanno muovendo i primi passi, è quella del sostegno alle famiglie per la cultura e l’istruzione dei figli.
Rispetto alle medie nazionali, le imprese emiliano-romagnole si trovano in posizione di avanguardia nelle aree del sostegno economico ai lavoratori, del sostegno alle famiglie per educazione e cultura, della salute e assistenza e della previdenza e protezione.
Due aree del welfare aziendale registrano in Emilia-Romagna una forte crescita: conciliazione vita e lavoro e sostegno economico ai lavoratori. Le altre aree sono stabili o in crescita graduale.

© Riproduzione riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Anche su desktop, la tua esperienza sempre a portata di click!