Per la giornata “M’illumino di meno” accendiamo la luce sul fast fashion

di Giada Lashin

Vi è mai accaduto di aprire un cassetto e trovare una vecchia sciarpa di vostra madre, un vecchio maglione di vostro nonno, oppure imbarazzanti cappelli di vostro padre? È proprio da questi momenti che vogliamo partire.

Oggi, domenica 16 febbraio si celebra la Giornata nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili chiamata “M’illumino di meno”.
Per l’iniziativa, promossa dalla trasmissione Caterpillar di Radio2, ogni anno viene scelto un tema diverso su cui concentrarsi, sempre legato alla promozione della sostenibilità e ai suoi principi. Questa edizione, che è la 21esima, durerà una settimana e sarà piena di eventi (ve li raccontiamo QUI). Il tema scelto è la moda sostenibile e il contrasto al fast fashion.

Perché il fast fashion è un problema

Sentiamo tanto parlare del concetto di “fast fashion”. Bene, ma cosa significa concretamente?
Con questo termine si vuole indicare la grande distribuzione di capi d’abbigliamento di scarsa qualità, prodotti di massa fatti per durare una stagione o poco più e poi essere gettati via per comprarne dei nuovi.

Si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei mari. Nel 2020, il settore tessile è stato la terza fonte di degrado delle risorse idriche e dell’uso del suolo. In quell’anno, sono stati necessari in media nove metri cubi di acqua, 400 metri quadrati di terreno e 391 chilogrammi di materie prime per fornire abiti e scarpe per ogni cittadino dell’Ue. (Fonte dei dati: sito del Parlamento Europeo).

La proliferazione del fast fashion ha avuto un impatto ambientale senza precedenti. Quella dell’abbigliamento è una delle industrie con il maggiore impatto sul pianeta, sia in termini di carbon footprint che di produzione di scarti destinati alla discarica o all’inceneritore.

A fronte di questi dati dall’impatto allarmante, negli ultimi anni è diventato importante il concetto di moda sostenibile, con il riutilizzo di vecchi capi d’abbigliamento, spesso rivisitati a proprio gusto per rendere il proprio stile al contempo unico e sostenibile per l’ambiente. Lo possiamo notare camminando per città come Bologna, dove in centro sono spuntati tanti negozi dedicati al vintage e al riutilizzo.

Storie di capi amati e vissuti

In occasione della Giornata nazionale del risparmio energetico, il Ceas (Centro di educazione alla sostenibilità) della Bassa Romagna ha invitato famiglie, studenti e insegnanti a inviare una foto al proprio capo d’abbigliamento preferito accompagnate da una breve descrizione. Si tratta del contest fotografico “Storie di vita di capi amati e vissuti”. Per partecipare basta mandare le foto e le testimonianze a casamonti@atlantide.net oppure tramite Facebook “Casamonti” e “Riserva naturale di Alfonsine”.

Questa ad esempio è la foto inviata da Tommaso della sua felpa Grizzly, che, come scrive, lo fa sentire un’aquila «che vola in cima all’Everest».

Oppure, abbiamo un paio di scarpe piene di storie, tra le corse a scuola per portare il figlio a lezione, ad allenamento, oppure, dal suo caro amico del cuore. Le riunioni con le altre mamme, il passo veloce e le mille raccomandazioni alle amiche, sono parte della storia di queste Sneaker.

Come spiega la responsabile del Ceas e organizzatrice dell’iniziativa, Sonia Guerrini, è proprio questo il punto di partenza: concentrarci sulle emozioni e i sentimenti che proviamo prendendo tra le braccia il maglioncino che abbiamo indossato alla prima gita scolastica, le scarpe messe tutti i giorni per accompagnare il proprio figlio a scuola, il braccialetto che ci è stato regalato al primo anniversario e così via.

Lo swap party

Un altro progetto lanciato dal Ceas per la Giornata nazionale “M’illumino di meno” dedicata alla moda sostenibile si chiama “Cambiamo la moda! dal fast fashion allo swap party”, che partirà il 19 febbraio insieme ai ragazzi del Polo tecnico di Lugo. Lo swap party, da non confondere con un mercatino vintage, è letteralmente una festa dedicata a un moderno baratto di capi d’abbigliamento, accessori e non solo, ma anche libri e oggettistica varia.
Sarà «il primo grande swap party per adolescenti in Bassa Romagna» e si terrà in occasione del Lugo Vintage Festival, i prossimi 5 e 6 aprile. Questo evento vuole andare a sensibilizzare i ragazzi sul concetto di sostenibilità e invita a riflettere sull’impatto che il fast fashion ha sul nostro ambiente e, di conseguenza, sul nostro futuro. I ragazzi avranno anche una grande responsabilità, cioè quella di ideare loro stessi ogni dettaglio dello swap party per adolescenti: dalla scelta del logo alle modalità di promozione dell’evento, dall’organizzazione al reperimento dei materiali.

Tutto ciò avvicinerà ancora di più i ragazzi alla moda sostenibile, aumentando la sensibilità a questo tema che sui social è già di tendenza.

Ora, basta aprire un cassetto e tirare fuori quel vecchio pullover colorato e indossarlo, impreziosirlo e dare il via alla moda sostenibile!

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