di Riccardo Olmi
“Niferash” è un termine non scritto di una tribù della Foresta amazzonica, una parola utilizzata per parlare di tutto lo spettro delle emozioni, senza distinguerle in positive e negative. Tutto ciò che siamo in grado di sentire è racchiuso in questo termine. L’appuntamento di Arterie di questa settimana è con un artista che fa di questo concetto il fulcro della sua produzione musicale, tanto da chiamare il suo primo progetto solista proprio Niferash.
Francesco Ottaviano, maestro di basso alla scuola di musica dell’Associazione musicale dozzese è l’ospite di questa settimana, (lo abbiamo già incontrato come bassista dei Desaritmia nel numero di Arterie dell’1 dicembre 2024). Questa volta ci ha presentato un nuovo progetto musicale, nato durante il periodo del lockdown, sulle colline di Dozza, dall’esigenza di mettersi in gioco senza una band alle spalle ma solo con i suoi strumenti e la sua voce.
«Ho imparato tanto in questo periodo – racconta Niferash -, fare tutto da solo è decisamente diverso rispetto alle dinamiche di un gruppo. Il primo strumento in cui mi sono dovuto specializzare è la loop station. In questo modo posso registrare dal vivo la parte di uno strumento per volta, ciclicamente il suono si ripete e man mano che i vari elementi si inseriscono nasce il brano, cresce e termina».
La musica di Niferash arriva dalle viscere, è antica, sacra, meditativa e mantrica. Viscere è anche il titolo del suo primo Ep che contiene 4 tracce.
Kirikù e la strega Karabà
«Quando ho iniziato questo progetto non potevo immaginare che in realtà avrei composto una sorta di colonna sonora di un film. Viscere non è una vera e propria colonna sonora, ma ogni brano nasce dal tentativo di suonare il movimento e l’emozione di una scena di Kirikù e la strega Karabà, un lungometraggio animato del 1998, che si basa su un racconto dell’Africa occidentale. Ora questi brani hanno anche preso molti altri significati e si sono allontanati dal film, durante i concerti non spiego mai questo collegamento perché voglio che ognuno colga ciò che vuole della mia musica».
Kirikù è un bambino che si mette al mondo da solo e da solo recide il suo cordone ombelicale. La strega Karabà ha prosciugato la fonte del villaggio, ha mangiato tutti gli uomini, impoverito tutte le donne ed è circondata da un esercito di feticci. Kirikù non ha paura della strega perché non è veramente cattiva ma incarna e alimenta le superstizioni.
Il coraggio di avere paura di Kirikù è quello che Francesco Ottaviano amplifica attraverso immagini musicate di ciò che lo ha colpito del lungometraggio.
Viscere
Iboga, Il Grande Termitaio, Kiù e Piroga, sono i titoli evocativi dei brani del primo Ep di Niferash.
Tutto ha inizio da una pianta allucinogena (Iboga), che amplifica i sensi fino al punto di vedere e sentire il lavorio incessante di una moltitudine di termiti all’opera per costruire un termitaio. Le piccole creature si muovono incessantemente, laboriose e produttive per dare forma a quello che Niferash traduce in musica per noi che non lo sentiamo. Dopo tanto lavoro ciò che servirebbe è l’acqua per placare la sete (Kiù, in swahili), alla fontana del villaggio che la strega ha prosciugato, ma Niferash ha bisogno di bere e sale con noi sulla Piroga che attraversa il fiume, la fonte della vita che possiamo raggiungere affrontando la paura.
Questo è il riassunto non detto di questo Ep, quello che Francesco Ottaviano ci lascia liberi di interpretare.
«Mi sembra sempre strano parlare di questo progetto perché questi brani sono il frutto di tutto il mio vissuto. Suonando dal vivo riesco sicuramente a trasmettere meglio il mio messaggio».
Il throat singing
I brani di Niferash non hanno testi, ma contengono molte voci. La tecnica utilizzata da Francesco è il throat singing, «praticamente uso solo una parte delle corde vocali, che mi consentono di far risaltare le armoniche naturali della voce. Questa tecnica vocale è molto usata in Tibet e in Africa».
Evidentemente assistere ad un concerto di Niferash è un’esperienza che avvicina gli ascoltatori alla meditazione attraverso il mantra, espressione sacra, veicolo del pensiero.
Niferash si è già esibito dal vivo in molte occasioni, l’ultima sabato 15 febbraio a Villa Pini, a Bologna. I progetti futuri di questo artista vedono la promozione del suo lavoro attraverso la ricerca e lo sviluppo di altri linguaggi come videoclip, visuals e grafica in generale.
Niferash è una parola non scritta che risuona nelle viscere della foresta più nera, quella parte della foresta amazzonica che ancora custodisce il segreto ancestrale dell’anima della terra e di ogni essere che la popola. Niferash è tutto ciò che sente e che riesce a farci sentire Francesco Ottaviano.
Non dimenticate di ascoltare e guardare il vodcast (lo trovi QUI) realizzato in collaborazione con Emmerreci – Media Radio Castellana. Ci risentiamo in diretta su Emmerreci il mercoledì dalle 20 alle 21 con una nuova band.