Il Festival dei linguaggi organizzato da Università Aperta è un contenitore di incontri ed eventi dedicato, appunto, all’ampio spettro dei linguaggi. È giunto alla sua seconda edizione, e speriamo veramente diventi, così come auspicato dalla presidente dell’associazione imolese, Sandra Zanardi, un appuntamento fisso di riflessione, approfondimento e divertimento per la cultura e le comunità locali.
Il filo rosso che unisce i 17 appuntamenti, tutti gratuiti, in calendario dal 19 febbraio all’8 marzo e che coinvolge Imola, Castel San Pietro, Mordano, Lugo e Bagnara di Romagna, è uno dei temi centrali su cui interrogarsi nel nostro tempo, per comprenderlo e cercare di renderlo migliore di quello che è, vale a dire i linguaggi.
Perché, come ha detto l’assessore alla Cultura del Comune di Imola Giacomo Gambi, «è il modo in cui parliamo che definiscono i mondi in cui vogliamo vivere e che vogliamo creare».
Al Festival dei linguaggi si inizia parlando del tradurre da altre lingue nell’età dell’intelligenza artificiale e si finisce con un omaggio alle 5mila lettere, 5mila!, che, a partire dal 1910 e per i 35 anni successivi, il compositore Pietro Mascagni scambiò con l’amata Elena Lolli, la sua musa artistica.
In mezzo ci stanno i linguaggi della società, della letteratura e del cinema, della musica folk e del teatro, il linguaggio “argenteo” del mito e delle differenze di genere e di generazione.
Gli appuntamenti
Non staremo qui a elencare tutti gli appuntamenti, curati dal comitato direttivo composto oltre che dalla presidente di Università Aperta, dallo scrittore Antonio Castronuovo e dalla giornalista e scrittrice Gabriella Pirazzini. Li troverete infatti raccolti nell’immagine sotto, mentre per i singoli appuntamenti rimandiamo al sito di Università Aperta. Qui ci limiteremo a dei flash su alcuni di essi, con la promessa però di approfondire in seguito.
Al Festival dei linguaggi ci sarà Carlo Lucarelli, che parlerà della lingua che gli è più propria, quella del noir, di cui è un maestro e che tanto ha contribuito a portare al grande pubblico. E ci sarà la scrittrice Lidia Ravera, autrice nel 1976 di “Porci con le ali”, un libro scandaloso (allora) e simbolo di una generazione. Nei giorni scorsi di Ravera è uscito un nuovo libro pubblicato da Einaudi, un po’ autobiografia e un po’ confessione, dal titolo “Volevo essere un uomo”.
Al Festival si parlerà delle “Parole per accogliere”, di molteplicità di generi, di linguaggio come fattore di fusione, in collaborazione con l’Arcigay di Ravenna. Poi si farà un viaggio nel mito con Michele Castellari, un mondo di «giocosa opacità» in cui si mescolano loquacità e mutismo.
Ci saranno le parole di pace che il report di guerra Daniele Piervincenzi ha maturato come inviato della Rai sugli scenari dei conflitti in Palestina e in Ucraina; le parole come gioco con Cristina Mercuri, apprezzata ludo-linguista, perché «il linguaggio non serve solo per comunicare, insegnare, tradire, salvare, lavorare, ma anche per giocare». Ci saranno le parole disegnate nel fumetto, raccontate dagli appassionati di Vari China, e le parole del diritto e dei diritti con la storia di Lidia Poët, la prima avvocato donna italiana che nella serie Tv aveva il volto di Matilda De Angelis.
Al Festival dei linguaggi si parlerà di cinema, ma dal punto di vista di chi il cinema lo scrive, con la sceneggiatrice Paola Mammini (“Perfetti sconosciuti”, il film italiano con più imitazioni al mondo), e di chi (Denis Campitelli) ha speso sette mesi a insegnare la “s” romagnola a Luca Martinelli, affinché l’attore romano potesse interpretare in maniera convincente il Mussolini della serie Sky.
Ci saranno il linguaggio della dislessia, per cui le parole sono doppiamente importanti, per chi le usa e per chi ne parla spesso in maniera errata, il linguaggio del teatro “agito” e quello della musica popolare.
Il ricordo poetico di Maurizio Bacchilega
E poi ci sarà la poesia. Con il ricordo di Maurizio Bacchilega, commercialista, poeta e appassionato animatore culturale imolese scomparso il 31 ottobre scorso. A lui è dedicata l’edizione del Festival di quest’anno (quella dello scorso anno, la prima fu dedicata a Lido Valdrè, tra i fondatori e storico presidente di Università Aperta). In sua memoria, di Bacchilega, si terrà un reading di poesie di generi e autori diversi, compresi gli haiku giapponesi. Poeti scelti, come ha ricordato Gabriella Pirazzini, «cercando di riportare la poesia a quello che è, cioè tutto».