In Emilia-Romagna il gioco d’azzardo legale vale 9,5 miliardi. Tanto quanto la spesa per la sanità.
E le perdite, cioè quanto i cittadini della nostra regione hanno perso con il gioco nel solo 2023, vale a dire oltre un miliardo e mezzo, sono assimilabili ai danni causati all’agricoltura dall’alluvione che proprio quell’anno colpì la Romagna.
Il fenomeno dell’azzardo è in aumento: spinto dal gioco online, che ha quasi pareggiato quello fisico di slot e gratta e vinci, in un solo anno è cresciuto del 6,9%. Oggi spendiamo in media nel gioco una cifra che raggiunge l’80% della spesa alimentare.
E se questa è la media, sono centinaia i comuni dove il sorpasso è già avvenuto, decine quelle dove la spesa in azzardo è più che doppia di quella alimentare. In alcune realtà, come Zola Predosa e Calderara di Reno nella Città metropolitana di Bologna, o Sant’Agata sul Santerno nella provincia di Ravenna, ad ogni carrello della spesa corrispondono quattro o cinque simbolici “carrelli” pieni di azzardo.
La crescita del volume di gioco si accompagna all’aumento della povertà e delle disuguaglianze, dato che le conseguenze negative dell’azzardo hanno un impatto più forte sulle categorie a più basso reddito; e a fenomeni di esclusione e di degrado sociale, con ricadute a volte drammatiche sulle famiglie e sulla salute delle persone. Il gioco d’azzardo, ancorché legale, rappresenta poi un terreno di coltura della malavita organizzata, offrendo spiragli in cui si infilano fenomeni di illegalità come il riciclaggio di denaro sporco.
Il rapporto
I numeri dell’azzardo in Emilia-Romagna sono raccolti nel secondo rapporto “Pane e azzardo” preparato da Federconsumatori, Cgil, Campagna Mettiamoci in gioco, in collaborazione con la Fondazione Isscon. Un rapporto che si concentra in particolare sul canale online, ma che fornisce anche valutazioni e stime rispetto al gioco fisico, i cui numeri di dettaglio non vengono diffusi dal 2020. Una scelta, quella di non rendere noti i dati, che gli autori del rapporto giudicano «un grave errore che rende complessa la ricostruzione di cos’è davvero oggi in Italia l’azzardo legale. La mancanza di trasparenza, il divieto di diffusione dei dati comunali, e al loro interno delle analisi sulle infinite forme dell’azzardo, sono elementi che danneggiano tutti coloro che operano per il contenimento dei danni dell’azzardo».
La cifra record di 150 miliardi
Il volume lordo del giocato in Italia nel 2023 è arrivato a sfiorare la quota di 150 miliardi di euro, il 10,2% in più rispetto all’anno precedente, e segnando un nuovo record dopo i 136 miliardi del 2022. Il valore complessivo delle giocate supera il 7% del Pil nazionale.
Il totale dell’azzardo su rete fisica è quantificabile in 67,9 miliardi di euro (+ 7,8% rispetto al 2022). La raccolta online tocca quota 82,08 miliardi di euro (+12,3% rispetto al 2022, in particolare giochi di carte, giochi di sorte a quota fissa e giochi a base sportiva).
Gioco fisico e sempre più online
In Emilia-Romagna il gioco online è triplicato negli ultimissimi anni e si è avvicinato, ma almeno nel 2023 non aveva ancora superato l’azzardo giocato fisicamente. I conti online attivi in Emilia-Romagna sono 890mila. La quota mensile giocata nei conti attivi è di 420 euro (5mila euro all’anno) con una perdita media annua di 260 euro per conto.
La raccolta effettuata dalle cosiddette Slot (Awp e Vlt) rappresenta quasi il 60% dei volumi giocati nel canale fisico, seguita da gratta e vinci (19,4%) e lotto/superenalotto (10,3% della raccolta fisica). I cosiddetti “giochi di abilità” rappresentano invece la principale tipologia di gambiling da remoto (giochi di carte, slot e casinò online in generale) seguiti dalle scommesse sportive. I volumi giocati a betting exchange, una delle novità, rappresentano il 4,2% della raccolta da remoto regionale.
Il betting exchange
Il betting exchange è un sistema che contrappone un giocatore ad un altro. Se nelle normali scommesse la sfida è contro il bookmaker, nel betting exchange gli scommettitori si sfidano tra loro. Uno punta su un evento (ad esempio, la vittoria di una squadra di calcio o di altro sport) e l’altro scommettitore “banca” lo stesso evento, contro quella scommessa (la stessa squadra non vincerà). Le quote non sono quindi determinate dal bookmaker, ma dagli utenti che puntano. Chiunque può proporre la quota che desidera per una scommessa, e altri utenti possono decidere se accettarla o meno. La piattaforma agisce come intermediario, abbinando le scommesse degli utenti e addebitando una commissione sui profitti dei vincitori.
Le crisi acute d’azzardo
Se dai dati regionali spostiamo lo sguardo alle realtà territoriali ci imbattiamo in «crisi acute da azzardo», come le definisce il rapporto, vale a dire province e comuni dove i numeri nel loro complesso, o soltanto per l’online, hanno dimensioni enormi. A volte talmente enormi da diventare casi nazionali, come nel caso di Zola Predosa e Calderara di Reno, nella Città metropolitana di Bologna.
Cinque realtà hanno valori di spesa pro capite superiori ai 5mila euro: Zola Predosa, Castelvetro Piacentino, Calderara di Reno, Reggiolo e Sant’Agata sul Santerno; qui, nel ravennate, in un anno la crescita, veramente anomala, è stata del 134%. Sono sette invece i comuni con valore medio compreso tra 4mila e 5mila euro: Gattatico, Cesenatico, Castrocaro Terme e Terra del Sole, Misano Adriatico, Comacchio, Sassuolo e San Giovanni in Marignano.
Vistoso il dato di Faenza, dove il gioco su Pc e smartphone è cresciuto di 17,7 milioni in un anno.
Coi suoi 178 milioni di raccolta e 1.585 euro pro capite di spesa, Ravenna si classifica al secondo posto tra i capoluoghi, a poca distanza da Bologna.
Al centro della regione c’è «un cuore nero» del gioco, ed è formato dai comuni bolognesi di Zola, Calderara e, più distante, Valsamoggia. In particolare, Zola non solo è primo in Emilia-Romagna in questa sgradevole classifica, con 7.837 euro di spesa pro capite, ma è terza a livello nazionale tra i comuni che superano i 10mila abitanti.
L’altra forte anomalia è Calderara con 5.512 euro di spesa pro capite, sesto posto a livello nazionale. Anomalia nell’anomalia è poi il dato registrato in questi comuni rispetto al più discutibile e oscuro dei giochi d’azzardo online, il betting exchange, che a Zola raggiunge il 47% e a Calderara segna un incredibile 78%. In aggiunta, in entrambe queste realtà le vincite superano i volumi giocati, fenomeno decisamente raro nell’azzardo.
Altri dati complessi a Sant’Agata Bolognese, che in un anno ha visto una crescita del 62% dell’online, Monterenzio, Loiano, Castello d’Argile, Valsamoggia, Vergato e Crevalcore, dove la crescita, in un solo anno, è stata del 49%. Ma «possiamo dire che la Città Metropolitana di Bologna è tutta dentro una crisi d’azzardo, in fase di peggioramento, con fenomeni che devono al più presto essere esaminati in profondità».
Gli effetti sociali
Ma il gioco non è solo numeri, anzi. E considerando le sue conseguenze sociali, familiari e personali, col gioco d’azzardo si perde sempre, soprattutto quando le condizioni di reddito, il basso livello di istruzione e uno stato di crisi economica, generale o individuale, rende più vulnerabili.
Come si legge nel rapporto di Federconsumatori e Cgil, «esiste una relazione inversa fra la situazione socio-economica finanziaria e l’incremento della raccolta complessiva dei giochi d’azzardo. All’acutizzarsi della crisi economica (reale o percepita) corrisponde una crescita della propensione al gioco e una conseguente contrazione dei consumi. Motore di questa dinamica, alimentata dalla crescente pubblicizzazione dei giochi d’azzardo legali, è l’idea illusoria del raggiungimento di una vincita in grado di garantire la risoluzione “in un colpo solo” dei problemi economici correlati alla crisi».
In tale contesto, «esiste la diffusa percezione che all’uso responsabile del denaro si sostituisca un atteggiamento irrazionale e fatalistico, che porta tante famiglie ad utilizzare una buona parte delle sempre più scarse risorse per tentare la fortuna, inseguendo, come “il giocatore” di Dostoevskij, una vincita che non arriverà mai (o quantomeno in pochissimi casi), provocando intanto indebitamenti e ricorso ad usura.. Scommesse, lotterie, e giochi vari, non sono altro che ricerca disperata di un benessere effimero che invece di migliorare la condizione di vita degli individui finisce con il costituire una vera e propria “aggressione” dei beni e dei patrimoni delle famiglie, intaccando i portafogli e la salute dei giocatori».
Emblematico è il dato che evidenzia che nei giorni di riscossione delle pensioni la partecipazione ai giochi registra un’impennata molto significativa.