Il silenzio della mitologia greca ci parla ancora oggi

Quella greca viene spesso identificata come la civiltà del “logos”: la parola, il discorso razionale, erano lo strumento per comprendere e governare il mondo. Perciò stupisce e incuriosisce il titolo dell’incontro che si terrà alla Salannunziata di Imola giovedì 27 febbraio alle 20.30: “Il linguaggio muto del mito”.
La serata, che fa parte del programma del Festival dei linguaggi organizzato da Università Aperta di Imola (la presentazione e il programma li trovate QUI), sarà condotta da Michele Castellari, bolognese, avvocato, da sempre cultore e appassionato della Grecia antica, che sull’argomento ha curato pubblicazioni, conferenze e altre iniziative, e collabora da anni come docente con Università Aperta di Imola.

Michele Castellari

La ricchezza del silenzio

«Il silenzio – spiega Castellari – nel mondo greco è, a un approccio superficiale, il luogo della sconfitta, della fuga, dell’arretramento. Ridurre al silenzio qualcuno in una contesa dialettica era considerato il trionfo massimo». In realtà dietro e dentro il silenzio nel mondo greco c’è una ricchezza più profonda.

«Per gli antichi greci c’erano diversi tipi di silenzio. Quello della preghiera, quello dell’astuzia, quello dell’incantamento amoroso, quello della purificazione. Il silenzio aveva un’importanza straordinaria». Per questo non poteva non trovare spazio nel mito, una delle più antiche e importanti forme d’espressione del mondo greco. Ma come veniva rappresentato? «Il silenzio del mito è il silenzio della devozione. Tanto che, nel pantheon greco, dove esisteva una divinità per tutto, c’era anche un dio del silenzio. Veniva dalla cultura egizia e il suo nome era Arpocrate. Il silenzio è presente in tantissime rappresentazioni. Il primo grande eroe silenzioso nella storia della letteratura greca è senz’altro Ulisse, di cui Omero ci racconta nell’Iliade e soprattutto nell’Odissea. È in contrasto con gli altri eroi della sua epoca: chiassosi, rumorosi, la loro presenza in scena si avverte soprattutto per il fragore delle parole e dei gesti. Ulisse no, comunica molto spesso col silenzio».

Muto e mito, un’unica radice

Forse non è un caso che il termine “muto” condivida con “mito” la stessa radice, “µυ”. «Il “mythos”, il mito, che per i greci voleva dire racconto, letteratura, parola, verosimilmente può essere apparentato con il silenzio, con l’assenza di parola, con l’incapacità voluta o subita di dare voce alle proprie emozioni, ai propri sentimenti, alle proprie volontà. Un legame, tra i due termini, c’è». Possono essere considerati due lati della stessa medaglia, che si completano. In fondo anche il silenzio, come la parola, è uno strumento potente di comunicazione.

Nel mondo greco non è solo il mito a dare spazio al silenzio. «Il pensiero filosofico occidentale nasce proprio per opera di uomini silenziosi, spesso considerati bizzarri ed eccentrici dalle rispettive comunità. Erano uomini che tacevano e pensavano. La filosofia occidentale è figlia anche del silenzio».

Il silenzio ostaggio della parola

A un certo punto, però, «il silenzio diventa ostaggio della parola. Conserva solo marginalmente una sua autonomia. Anche nel mondo greco viene sorpassato, ritenuto un momento transitorio che poi deve cedere inevitabilmente il posto alla parola». Sembra impossibile, ma con gli antichi greci possiamo condividere «lo stesso desiderio di appartarsi e restare in silenzio a volte. Ovviamente quella in cui viviamo noi e quella in cui vivevano loro sono due realtà imparagonabili, ma nel mondo greco evoluto – quello delle piazze, delle accademie, dei banchetti, dei ginnasi – c’era nostalgia del silenzio. Si sentiva il bisogno di ritornare a un’epoca in cui la parola non era ancora così onnipresente e imperativa». Possiamo capire gli antichi greci. Nel nostro mondo, «assordato e devastato dalla comunicazione parlata e scritta, che invade qualunque spazio», sembra quasi impossibile trovare un momento per stare in silenzio o saper comunicare attraverso il silenzio.

Come sempre gli antichi sanno essere vicini a noi anche a distanza di tremila anni. «Ho tenuto conferenze davanti a ragazzi e ragazze di tutte le età, dalle elementari all’università. La cosa che mi sforzo di comunicare a chi mi ascolta è la straordinaria capacità che ha la civiltà greca di varcare i secoli e parlare ai giovani di oggi esattamente come tremila anni fa. Nel pensiero greco ci sono una ricchezza, una profondità, una capacità di ascolto e aiuto che riescono a sprigionare i loro effetti ancora adesso. È bello vedere ragazzi e ragazze affascinati di fronte a storie che cantavano gli aedi secoli fa. Quello dei greci è un pensiero senza tempo e senza una collocazione specifica. È per tutti, di tutti, in tutte le epoche».

© Riproduzione riservata

un commento su “Il silenzio della mitologia greca ci parla ancora oggi

  1. trovo che il Silenzio sia fondamentale se non necessario per ritrovare noi stessi che ogni giorno siamo invasi da troppe Parole.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Anche su desktop, la tua esperienza sempre a portata di click!