La marginalità si affronta insieme. L’esempio di Casa Sofia

di Giacomo Pozzi

La marginalità adulta è un fenomeno complesso e in costante evoluzione che, purtroppo, interessa un numero crescente di persone in difficoltà, molte delle quali si trovano in situazioni di estrema povertà e disagio sociale, spesso in assenza di reti di supporto. Questo fenomeno non riguarda solo i senza tetto, ma anche individui che vivono in condizioni di grave precarietà, come giovani senza famiglia, donne vittime di violenza, persone anziane, con dipendenze o problemi di salute fisica o mentale, migranti e richiedenti asilo, ex detenuti.

Il contrasto alla grave marginalità adulta richiede interventi su più fronti e la collaborazione tra le istituzioni locali, il terzo settore e le realtà di volontariato, con strategie a lungo termine, incentrate sulla dignità e l’autonomia della persona. A Imola, da ottobre 2019 il Rifugio Casa Sofia, in via Poiano, si configura come uno degli esempi di risposta concreta a questa problematica, offrendo prima di tutto accoglienza e opportunità, oltre a Casa Noè (quattro posti disponibili per uomini) e Casa Teresa (due posti disponibili per donne).

Nel circondario imolese nel 2023 l’Unità di strada della sezione di Imola della Croce Rossa italiana ha “intercettato” 131 persone senza dimora, 118 uomini e 13 donne, dei quali 35 italiani, 13 di Paesi dell’Unione europea e 83 provenienti da fuori Ue. Ammontano, nello stesso anno, a 62 le persone che hanno avuto un inserimento al Rifugio Casa Sofia, contro i 44 casi registrati nel 2022.

Il Rifugio Casa Sofia: un punto di partenza, non di arrivo

Ma cos’è Casa Sofia? Non è un dormitorio né un semplice punto di appoggio, ma un punto di partenza per creare una prospettiva di vita e di futuro migliori.
Inizialmente attivo solo durante i mesi invernali, Casa Sofia ha ampliato la sua offerta a partire dal 2023, divenendo nel tempo un rifugio aperto tutto l’anno, con l’inserimento di una figura di custode diurno.
La struttura offre 17 posti letto e un ampio spazio comune dove i residenti possono mangiare e socializzare. Questo ampliamento è stato possibile grazie a un finanziamento di circa 200mila euro, proveniente da fondi europei destinati a potenziare le attività di inclusione sociale.
Nel 2024 l’aumento degli accoglimenti avuto da giugno a dicembre ha visto l’utilizzo di quasi tutti i posti a disposizione.

Il successo di Casa Sofia è il risultato di una forte collaborazione tra diverse realtà locali, che prevede l’apertura del rifugio qualche ora in più rispetto al passato, ovvero dalle 16 alle 8 della mattina. L’apertura diurna ha visto l’attivazione di laboratori come quello per la preparazione della pizza.

I servizi per la bassa soglia gestiti da Asp in co-progettazione con il raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) formato da Solco Imola, Croce Rossa italiana Sezione di Imola e Associazione Santa Maria della Carità, ha permesso di creare una rete di supporto forte e rafforzata nel tempo. Un modello di co-progettazione che si è dimostrato cruciale nell’affrontare il fenomeno della marginalità adulta, creando un sistema che risponde in modo mirato e personalizzato ai bisogni delle persone ma soprattutto nel bisogno di accompagnare i percorsi di vita.

Oltre la semplice accoglienza: l’inclusione sociale

Casa Sofia non è solo un rifugio notturno, ma un punto di partenza per la ricostruzione della vita di chi vi si trova accolto. Le persone che entrano in questa struttura non vengono solo “ospitate”, ma supportate in un percorso di reinserimento sociale.
Le azioni seguono un iter ben preciso, a partire da una prima valutazione e presa in carico della persona, effettuata dall’equipe multidisciplinare. Attraverso progetti personalizzati e attività di supporto, come l’accompagnamento nella ricerca di un lavoro, il miglioramento dell’autonomia personale e della cura del sé, si cerca di ridurre la marginalità e favorire il più possibile un miglioramento delle condizioni di vita.

Un passo fondamentale in questa direzione è l’introduzione della famiglia tutor che si è resa disponibile a collaborare con i servizi sociali, nel ruolo importante che le è stato riconosciuto di “custode sociale”. Questo permette di creare un ambiente familiare, contribuendo a rendere più efficaci i percorsi di accoglienza.
Come afferma Susi Lamieri, responsabile del servizio sociale Asp Circondario imolese: «La famiglia tutor è una risorsa fondamentale, non solo nell’offerta di accoglienza, ma anche come esempio di welfare generativo».

Il progetto Stazione di posta

Accanto al Rifugio Casa Sofia, è in fase di sviluppo un progetto ambizioso: la Stazione di posta.
Finanziato dal Piano azionale di ripresa e resilienza (Pnrr), questo nuovo servizio si prevede sarà completato entro il 2026 e destinato a diventare un centro polifunzionale diurno, per dare accoglienza stabile a favore delle persone in condizione di estrema marginalità. L’obiettivo di questo progetto è quello di offrire un’opportunità concreta di inclusione e di reinserimento nella società.

Daniela Spadoni, assessora al Welfare del Comune di Imola, sottolinea: «L’impegno dell’amministrazione per il sostegno alle persone in condizioni di grave marginalità prosegue con azioni concrete e con una visione a lungo termine».

La marginalità adulta è una questione che riguarda tutti noi, perché la sua risoluzione non dipende solo dall’operato delle istituzioni, ma anche dall’impegno di ciascuno nel promuovere una cultura di inclusione. Come dimostra il progetto di Casa Sofia, il vero cambiamento si realizza quando si investe nelle persone e nelle relazioni, e quando la solidarietà diventa un motore di trasformazione sociale.

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