L’impianto di Hera che rigenera la fibra di carbonio

Nella sede imolese di Hera, in un capannone che affaccia su via Casalegno, c’è un impianto di riciclo della fibra di carbonio che si chiama FIB3R (le tre “R” di recuperare, ridurre, riutilizzo) ed è unico in Europa.
Inaugurato in grande stile martedì 11 marzo, il nuovo impianto consentirà di rigenerare 160 tonnellate l’anno di fibra di carbonio, un materiale preziosissimo il cui utilizzo e la cui domanda negli ultimi tempi sono cresciuti in maniera esponenziale, consentendo così un risparmio energetico del 75% rispetto alla produzione di fibra vergine.

Come sottolineato durante la presentazione, i benefici non sono unicamente ambientali, ma anche economici e, diciamo così, geopolitici. Il recupero della fibra di carbonio non solo consente di ridurre l’impatto ambientale di questi scarti, ma «crea anche nuove opportunità di mercato in settori strategici dell’industria. Investire in infrastrutture circolari di questo tipo significa aumentare la resilienza delle filiere produttive, ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime critiche (oggi la gran parte della fibra di carbonio arriva dal Giappone; ndr.) e, al contempo, creare valore attraverso modelli di business sostenibili».

La fibra di carbonio

 

Resistenza, leggerezza ed elasticità fanno della fibra di carbonio un materiale dalle impareggiabili caratteristiche performanti. Per le sue qualità è diventata fondamentale in molteplici impieghi e settori industriali, dall’auto all’aerospazio, dalla nautica all’arredo, dal tessile alla moda.
Produrre fibra vergine è però un’attività altamente energivora per le alte temperature utilizzate. Inoltre, produrre fibra di carbonio vergine significa impiegare materie prime fossili e aumentare i conferimenti in discarica, visto che gli scarti della lavorazione delle fibre sono destinati quasi esclusivamente allo smaltimento.
Attraverso il recupero e il riciclo si abbattono tutti questi fattori. L’analisi del ciclo di vita dimostra che la domanda energetica per la produzione di fibre riciclate è inferiore del 75% ed evita il 74% delle emissioni di gas serra, riducendo significativamente i conferimenti in discarica.

Come rinasce la fibra di carbonio

Nell’impianto di Imola la rinascita della fibra di carbonio avviene all’interno di un tunnel di 60 metri messo a punto da Herambiente dopo tre anni di sperimentazione in collaborazione con il Dipartimento di chimica industriale dell’Università di Bologna, su un impianto pilota della Curti Costruzioni Meccaniche di Castel Bolognese.
Qui avviene un innovativo processo avanzato di pirogassificazione: nella prima fase, quella della pirolisi, viene liberata dalla resina la fibra di carbonio, più resistente al calore, e nella seconda fase avviene la gassificazione che garantisce una fibra rigenerata di altissima qualità.
La resina decomposta in forma gassosa viene riutilizzata per generare parte dell’energia necessaria al processo, massimizzando il recupero energetico. Mentre le polveri rimaste nelle fibre vengono aspirate e inviate al sistema di abbattimento. Il risultato, dopo il trattamento, è la migliore fibra di carbonio ad alta purezza, con tutte le caratteristiche meccaniche intatte e pronta per essere ritessuta e impregnata per tutti gli usi tipici della fibra vergine.

L’impianto di Imola

Sull’impianto di via Casalegno il Gruppo Hera ha investito 8 milioni di euro. L’Unione Europea ha riconosciuto a FIB3R un contributo di oltre 2,2 milioni di euro nell’ambito del NextGenerationEU per la tecnologia innovativa e la rilevanza strategica dei materiali trattati.
Dopo la prima linea, una seconda linea verrà installata e attivata nei prossimi mesi fino ad arrivare ad un rigenerazione di 160 tonnellate/anno di fibra di carbonio.

Fondamentale affinché il riciclo centri il doppio obiettivo della circolarità e della sostenibilità economica è la filiera.
L’unicità di FIB3R sta anche nella totale tracciabilità del materiale trattato. Gli scarti in fibra di carbonio, infatti, entrano nell’impianto all’interno di contenitori dotati di QR code, che riporta la loro carta di identità: caratteristiche tecniche, peso, provenienza. Una volta compiuto il processo, lo stesso materiale tracciato torna al proprietario sotto forma di fibra di carbonio rigenerata, e il cerchio si chiude.

Il ciclo chiuso ha quindi bisogno, per essere efficace, di rapporti di partnership con le aziende della complessa filiera del carbonio.
Il Gruppo Leonardo ha già avviato la sinergia industriale con il Gruppo Hera supportando all’interno dell’impianto di Imola un progetto di recupero delle fibre di carbonio destinate alla costruzione di parti di aeromobili. In particolare, la Divisione Aerostrutture di Leonardo conferirà a Herambiente parte delle fibre di scarto derivanti dalla costruzione delle componenti di alcuni fra gli aeromobili civili più noti nel settore dell’aviazione commerciale, come per esempio lo stabilizzatore dei turboelica Atr, la fusoliera e lo stabilizzatore orizzontale del Boeing 787, i piani di coda dell’Airbus A220.

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