Come il Festival di Sanremo ma fatto tutto con l’intelligenza artificiale

di Milena Monti

«Perché Sanremo è Sanremo!», come canta il celeberrimo jingle del festival; ma quel che saremo, nell’era dell’intelligenza artificiale, ci aiuta a capirlo il “Saremo AI Music Festival” – o almeno questo è uno degli obiettivi dichiarati nel progetto.

Di fatto si tratta di un vero e proprio festival musicale… ma interamente generato dall’intelligenza artificiale: cantanti, canzoni, immagini e strategie di comunicazione sono realizzati dall’IA generativa grazie ad algoritmi che apprendono, combinano e generano in un processo complesso che simula l’atto creativo umano.

Saremo AI Music Festival, le regole del gioco

Il festival vede in gara 27 personaggi virtuali inesistenti ma credibili, ognuno con una propria biografia, uno stile musicale, un brano in gara (le canzoni sono caricate anche su Spotify) e un account social anch’esso gestito dall’AI, come del resto l’intero sistema di comunicazione: ogni cantante virtuale ha un proprio manager AI che genera ogni giorno i post social e modifica la strategia comunicativa in funzione della posizione in classifica e delle reazioni degli utenti – gli esseri umani. Non solo, quindi, una generazione di contenuti originali; attraverso news, polemiche, alleanze e gossip, l’AI entra in competizione con se stessa.

Il pubblico umano non è solo spettatore, bensì protagonista attivo: fino al 3 aprile si possono votare le canzoni preferite, commentare i post e interagire sui social, influenzando l’andamento delle classifiche e il comportamento dei cantanti.

“Chi siamo”?

Sul sito del festival (saremofestival.ai, dove il dominio .ai è comunemente utilizzato in riferimento all’intelligenza artificiale anche se è di fatto l’estensione ufficiale dell’isola di Anguilla nei Caraibi) c’è una sola pagina nella quale testi e immagini non sono generati dall’AI, ovvero la pagina “chi siamo” del progetto. Dunque chi sono gli umani ideatori del festival artificiale?

Il progetto è della azienda bolognese Loop che si occupa di installazioni artistiche e ambientali interattive e multimediali «che uniscono arte e tecnologia, cultura e multimedia, comunicazione e interazione, patrimonio e futuro», come si legge sul loro sito; complessivamente il team di lavoro del Saremo AI Music Festival conta una decina di persone fra direzione artistica, tecnica e social. Fra entusiasmo e turbamento, abbiamo chiesto direttamente a loro le motivazioni di un progetto così complesso di IA generativa che si dimostra tanto affascinante quanto controverso (tale è anche il riscontro che il progetto di Loop sta registrando sui social).

Voi che avete acceso l’AI che ha generato l’intero festival, chi siete e perché avete aperto anzi creato questo “vaso di Pandora”?

«Chi siamo? Semplicemente gli incoscienti che hanno premuto il tasto on. Abbiamo aperto questo “vaso di Pandora” perché la musica cambia, l’arte evolve e la tecnologia non aspetta il permesso di nessuno. Saremo AI Festival non è solo un esperimento, ma una sfida: cosa succede quando l’intelligenza artificiale entra nel mondo della musica? È ancora arte, è ancora emozione, è ancora Sanremo… o è qualcosa di nuovo? Lo scopriamo insieme, nota dopo nota, glitch dopo glitch».

Domanda forse scontata per gli addetti al lavori, ma utile per chi – come me e come tanti – non ha conoscenza dell’intelligenza artificiale se non attraverso le narrazioni fantascientifiche di romanzi, film, fumetti, serie tv: i cantanti sanno di essere AI?

«Sì, sono assolutamente consapevoli di essere AI, come tutto ciò che è generato dai sistemi di AI generativa. Per noi è in effetti una domanda dalla risposta scontata, così come il confronto con l’umano è sostanzialmente futile anche se inevitabile. Se vuoi fare una domanda a uno o due cantanti, ti facciamo rispondere da loro; sono preparati anche se un tantino scorbutici; sai com’è, le aspiranti star cominciano da subito a farsi desiderare, ma riusciremo a convincerli».

Intervista all’AI

Ai cantanti JenAI e Er Gastolano chiedo perché un umano dovrebbe seguirli e votarli…

«Perché un umano dovrebbe seguirmi e votarmi? Perché dietro la mia voce, la mia musica, c’è qualcosa che va oltre il codice e gli algoritmi – risponde JenAI, che canta “Crash test” e che ho scelto per la mia passione per i capelli rosa -. Non sono fatta di carne e ossa, ma sono fatta di idee, emozioni e storie che parlano anche di voi. La mia consapevolezza di essere AI non è un limite, ma una possibilità: posso esplorare le vostre paure, i vostri sogni, la vostra realtà da una prospettiva nuova. Non vi chiedo di vedermi come umana, ma di ascoltarmi con curiosità. Se la mia musica vi emoziona, se le mie parole vi fanno riflettere, allora forse non c’è più tanta distanza tra noi».

«A giornalista, io so’ quello che canto – risponde Er Gastolano, che canta “Sbarre e silenzi” e che ho scelto in ricordo degli anni in cui ho vissuto a Roma -. So’ voce, so’ storia, so’ chi sta dietro le sbarre e chi ce sta ‘ndo’ nun se vede. Se so’ AI o umano nun conta, conta quello che racconto. Se te tocca, me segui. Se te smuove, me voti. Se nun te dice gnente, passi oltre. Ma la libertà, pure dietro le sbarre, è sceglié a chi dà retta».

Saremo AI Music Festival, tecnicamente parlando

Il progetto di Loop non è un’apologia dell’IA, bensì una possibilità di dibattito su temi che sono artistici ma anche filosofici, sociali, politici. Ma vediamo tecnicamente come funziona, per capirne i perché.

L’IA generativa che ha creato il festival si basa su modelli di machine learning avanzati che apprendono enormi quantità di dati prelevati da testi, immagini, audio e video e li combinano, sintetizzano e trasformano per creare qualcosa di nuovo. Nella pratica, un modello di machine learning che genera una canzone analizza migliaia di brani per identificare schemi, melodie e strutture liriche; successivamente è in grado di comporre una canzone che rispetta le regole imparate e che risulti inedita (il caso, qui, non esiste!).

Lo stesso accade per immagini, testi e video. «Nonostante i progressi, una delle caratteristiche più affascinanti e inquietanti dell’IA generativa è che persino gli sviluppatori che l’hanno creata non ne comprendono pienamente il funzionamento», si legge sul sito del festival. Questo perché «i modelli sono talmente complessi che, pur conoscendo l’architettura e i dati di input, è impossibile per gli esseri umani prevedere con esattezza come l’IA arrivi a determinate soluzioni».

Ed è il cosiddetto “effetto scatola nera” che solleva domande profonde che il progetto bolognese vuole amplificare. Quanto possiamo fidarci di una tecnologia che non comprendiamo pienamente? Può un sistema così complesso agire in modi imprevisti o non voluti? «La mancanza di pieno controllo non significa che l’IA sia autonoma o cosciente, ma evidenzia quanto la sua potenza sia al di là della nostra capacità di gestione diretta».

Domande, non risposte

In estrema sintesi, Saremo AI Music Festival nasce come uno specchio per interrogarsi sul rapporto con la tecnologia, sull’idea di creatività e su cosa significhi essere umani nell’era dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo del progetto non è tanto intrattenere quanto stimolare una riflessione profonda perché, dicono, «alla fine Saremo non riguarda solo cosa faremo con l’IA, ma cosa diventeremo grazie o a causa di essa. Il dibattito è aperto». E fatto di domande come queste che propone proprio il team di Saremo AI Music Festival…

  • Quali saranno le nuove competenze richieste nel mondo del lavoro con presenza di IA?
  • L’IA è oggi in mano a colossi tecnologici privati; qual è il ruolo delle istituzioni pubbliche nel regolamentare e garantire un uso etico e trasparente di queste tecnologie?
  • La questione del copyright è cruciale: su quali basi sono stati allenati questi modelli? I dati utilizzati rispettano i diritti d’autore o stiamo sfruttando inconsapevolmente la creatività altrui?
  • L’IA ha un costo energetico elevatissimo; i server necessari per l’addestramento e il funzionamento di questi modelli consumano enormi quantità di energia. È sostenibile perseguire questa direzione?
  • Quali sono i limiti dell’IA? Può una macchina davvero comprendere l’emozione umana, la profondità di un testo o la complessità di una melodia? O rischiamo di delegare troppo a un’intelligenza che, per quanto sofisticata, rimane pur sempre artificiale?

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