di Milena Monti
La sagra del raviolo di Casalfiumanese compie quest’anno 100 anni (e li festeggia domenica 23 marzo). Ma a ben cercare nelle pieghe della storia, la festa e il suo protagonista hanno origini ben più antiche.
Come racconta Marisa Padovani, che per l’associazione Pro Loco Casalfiumanese – organizzatrice della sagra, con il sostegno dell’amministrazione comunale – si occupa della comunicazione e ha scritto il libro “100 anni di Sagra del Raviolo”, «nel 1925 è nato il comitato Sagra del Raviolo che si è occupato dell’evento fino al 2012, anno nel quale è poi confluito nella Pro Loco per motivi burocratici. Da questa data nasce il centenario di quest’anno, ma l’usanza dei ravioli a Casalfiumanese è più antica».

Una storia che parte da lontano
C’era una volta la fiera del bestiame che a Casalfiumanese si teneva nel giorno di San Giuseppe (19 marzo). Siamo nel 1876 – secondo la ricostruzione di Padovani, ma cenni storici d’archivio ne danno notizia fin dal 1738 – e le famiglie del paese accoglievano i numerosi visitatori offrendo loro dei biscotti fatti in casa: i ravioli, appunto. Anno dopo anno, i ravioli di Casalfiumanese diventarono attraenti, per il pubblico, tanto quanto il bestiame, sempre meno presente in mostra, venduto e acquistato. Così, nel 1925, il podestà Federico Alessandretti (l’allora sindaco, diciamo) decise di istituire il comitato Sagra del Raviolo istituzionalizzando, di fatto, un’usanza già in voga da anni e che aveva ormai superato per fama la fiera del bestiame.
Lo scopo del neonato comitato era «che nessuno restasse senza» ravioli; per questo motivo il podestà tolse l’onere economico dell’acquisto delle materie prime fino ad allora in capo alle famiglie, ponendolo fra le azioni del comitato stesso che dunque si occupava della spesa per i ravioli mentre le famiglie continuavano ad occuparsi della loro realizzazione, volontariamente, ieri come oggi. Con questa novità il numero dei ravioli prodotti e distribuiti per la sagra crebbe velocemente e presto si passò dalla distribuzione a mano a quella su carri trainati da buoi, da dove i ravioli venivano lanciati alla folla ma anche “sparati” attraverso cannoni di cartone realizzati a mano.

Negli anni Cinquanta il pubblico che accorreva a Casalfiumanese per i ravioli era ormai così numeroso che si decise di pensionare i carri che occupavano troppo spazio; è così che nasce la tradizione, particolare e scenografica, del lancio dei ravioli dalla torre civica del paese. Gli anni Settanta registrano il record di altezza dei lanci; i ravioli, infatti, venivano paracadutati sulla piazza anche da piccoli aerei turistici, gli stessi che si utilizzavano per gli striscioni pubblicitari nelle spiagge e in altre località turistiche. Dal 1988, con il divieto di volo sopra gli assembramenti di persone dovuto all’incidente aereo di Ramstein, per il raviolo rimase solo il lancio dalla torre che ancora oggi è il cuore della manifestazione.
Il re della sagra: il raviolo
«La ricetta del raviolo è standardizzata dagli anni Cinquanta del secolo scorso», spiega Padovani. Gli ingredienti sono comunque quelli di sempre: farina, zucchero, uova, latte, strutto e aroma di limone per l’impasto; mostarda bolognese per il ripieno (una marmellata fatta di mele e pere cotogne e arancia); liquore alchermes e zucchero per la colorazione finale. Quello che caratterizza il raviolo di Casalfiumanese distinguendolo, ad esempio, dalle raviole bolognesi è la tipica chiusura a spiga di grano, tecnica ben più scenografica e complessa della normale chiusura.
Proprio come un tempo, i ravioli vengono preparati e cotti in un forno del paese nel fine settimana che precede quello della sagra; nei giorni successivi vengono quindi colorati e, una volta asciutti, insacchettati singolarmente. Nel tempo il forno che si presta alla preparazione dei ravioli è cambiato (attualmente il forno che mette a disposizione dei volontari i propri locali è il forno Retrogusto), così come il luogo dove colorarli e confezionarli (prima il teatro, attualmente la sala polivalente ex bocciofila).
«La Pro Loco conta 80 volontari a disposizione per la sagra del raviolo – contestualizza Padovani -, 50 dei quali impegnati nella realizzazione dei ravioli e divisi in gruppi: un gruppo si occupa della produzione, e sono quasi tutte donne di tutte le età organizzate in una gerarchia perfetta per la suddivisione dei ruoli; un altro gruppo, costituito prevalentemente da uomini, si occupa della colorazione con alchermes e zucchero; infine un terzo gruppo, misto, ha in capo il confezionamento certosino dei ravioli uno ad uno, che vanno posti singolarmente in sacchetti di carta ben chiusi affinché non si aprano durante il lancio».
Ma quanti ravioli si producono – e lanciano – nella domenica di di sagra? Di solito circa 15 quintali, ma per il centenario dalle mani dei volontari ne sono usciti 17 quintali!
Tecniche per acchiappare il raviolo
Come racconta Marisa Padovani nel suo libro, in 100 (e più) anni di storia sono molti anche gli aneddoti tramandati.
«Come quella volta, quarant’anni fa, che un gruppo di buontemponi casalesi decise di prendersi gioco del pubblico utilizzando canne da pesca con ravioli appesi al posto dell’esca, per trarre in inganno la folla in delirio durante il lancio».
O come le diverse tecniche utilizzate per acchiappare i ravioli, dal lenzuolo aperto all’ombrello girato al contrario, pericolosissimo e per questo ne è vietato l’ingresso in piazza. Il desiderio di accaparrarsi il maggior numero possibile di ravioli ha dato origine talvolta a discussioni, spintoni, zuffe, e spesso a pagarne le conseguenze erano i più piccoli.. Motivo per cui in anni recenti è stata istituita una zona di lancio per i bambini, separata e transennata. Soluzioni prese in attesa di nuove tecniche fantasiose per acchiappare i prelibati ravioli… «Una cosa non si ripeterà mai più: l’idea di inserire in un raviolo una sorpresa speciale. Erano gli anni Settanta e in una edizione della sagra era stato inserito un anello d’oro in un raviolo poi confezionato in un sacchetto di carta dei colore diverso; per trovare la preziosa sorpresa si sono visti non pochi screzi, fortunatamente niente di grave».
Gli appuntamenti della centesima sagra del raviolo
Il clou della sagra sarà domenica 23 marzo, con il concerto di Riccardo Fogli e il lancio dei ravioli a partire dalle 16.
Per il centenario tornerà il Conte Raviolone, leggendario personaggio che negli anni ’50 faceva il suo ingresso trionfale in piazza su un calesse trainato da un cavallo.. «Ma un anno la festa fu così entusiasmante che il cavallo si imbizzarrì, costringendo gli organizzatori a sostituirlo con un somaro per la sicurezza di tutti». Se un video social della Pro Loco svela chi sarà, non è dato sapere come intratterrà quest’anno la sagra..
La sagra del raviolo prevede un’anticipazione tutta da ballare che si svolge la sera prima e che da qualche anno si chiama appunto “Notte prima del raviolo”.
«Un’usanza che nasce sulle ceneri del grande ballo del raviolo che si organizzava negli anni Cinquanta e che nel tempo ha ospitato a Casalfiumanese grandi orchestre – ricorda Padovani -. Oggi la “Notte prima del raviolo” è in capo ai giovani della Pro Loco, un gruppo interno all’associazione fatto da giovani volenterosi che si occupano del programma di street food, musica dal vivo e dj della sera prima, dall’organizzazione a smontare tutto e pulire in tempo per la sagra della domenica. Sono bravissimi».
Per i 100 anni della sagra del raviolo sono inoltre in programma iniziative speciali, come la mostra “Dolcezza di ferro” con la riproduzione metallica del raviolo e altre opere di Alvaro Ricci Lucchi; la mostra “Il raviolo nel piatto” con le ceramiche celebrative della sagra e “E’ raviol, la sagra e la sua gente” con scatti fotografici e memorabila. Ci sono poi le cartoline celebrative a tiratura limitata, l’annullo filatelico dedicato e realizzato in collaborazione con il Circolo culturale filatelico numismatico Piani di Imola, il raduno cicloturistico e la corsa podistica “Trail del raviolo” (per scoprirne tutti i segreti ascolta il podcast QUI). E c’è anche il raviolo “inclusivo” glutine free in collaborazione con Aic.