La TracMec annuncia 45 licenziamenti, presidio dei lavoratori davanti all’azienda

La TracMec Srl, storica azienda di Mordano che produce macchinari per l’industria estrattiva e delle costruzioni e fa parte della multinazionale Bauer Group, ha annunciato il licenziamento di 45 lavoratori.
Secondo quanto riferito dai sindacati, si è trattato di una notizia assolutamente inattesa, arrivata durante un incontro che doveva essere sulle prospettive aziendali e sull’avvio della trattativa per il rinnovo dell’integrativo aziendale. Motivazione della decisione, riferiscono Cgil e Cisl, il calo significativo degli ordini e costo della produzione non più sostenibile, da qui l’intenzione di produrre in altri paesi, in primis in Cina.

Oggi, giovedì 17 aprile, in mattinata si sono svolte le assemblee sindacali; poi i lavoratori e le lavoratrici hanno svolto un presidio ai cancelli dell’azienda. Qui sono intervenuti il segretario regionale della Fiom Gianni Cotugno e il segretario generale della Cgil Imola Stefano Moni. Al presidio hanno portato solidarietà e sostegno il consigliere regionale Fabrizio Castellari, il sindaco di Mordano Nicola Tassinari, con una delegazione della giunta e la presenza anche del parroco di Mordano.

«Abbiamo approfittato della presenza del manager aziendale per richiedere di essere ricevuti – commentano Fiom e Fim territoriali, proclamando lo stato di agitazione permanente -. Abbiamo confermato la richiesta dell’immediato ritiro dei licenziamenti, condizione necessaria per poter avviare un confronto. Anche le istituzioni presenti hanno espresso il proprio disappunto rispetto alle modalità utilizzate dall’azienda. Metteremo in campo tutte le azioni necessarie per fare cambiare idea all’azienda, a partire dalla richiesta di apertura dei tavoli istituzionali, e il prosieguo delle azioni di mobilitazione».
Il segretario della Cgil di Imola Stefano Moni ha definito i licenziamenti «una decisione grave, ingiusta e inaccettabile, che colpisce duramente decine di famiglie e rappresenta un vero e proprio atto di dismissione industriale, fatto sulla pelle di chi ha contribuito con competenza e dedizione alla crescita dell’azienda.. Questa non è una crisi, è una scelta. È una scelta politica, industriale e morale. Una scelta fatta da chi pensa solo al profitto, fregandosene del territorio, delle famiglie, della dignità del lavoro».

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