di Riccardo Olmi
Arterie questa settimana ci riporta nel passato, nelle sonorità “sporche” di un gruppo che ha dato vita ad un genere musicale tutto nuovo. Parliamo di musica grunge, parliamo di Seattle tra il 1988 e il 1991, insomma, parliamo di Nirvana.
Ne parliamo perché gli ospiti di Arterie, si ispirano proprio al genio e al talento di questa ormai storica band che ha diffuso il “Seattle sound”, in tutto il mondo.
Anche il nome degli ospiti “grungy” di questa rubrica (termine che descrive il suono distorto e ruvido delle band grunge) rievoca il titolo di una canzone dei Nirvana.
Nil Narendran, cantante e chitarrista, ce lo racconta così: «Era arrivato il momento di scegliere un nome per il gruppo. Un giorno la mia attenzione si è focalizzata sulla collezione di saponette di mia madre. Sulle etichette ho letto Beeswax, così ci chiamiamo oggi. Solo in un secondo momento ci siamo resi conto che questo è anche il titolo di una canzone dei nostri ispiratori».
La band
Oggi, i Beeswax sono: Niccolò Poli (basso e cori), Martino De Giuseppe (batteria) e Nil Narendran. Tre musicisti che si sono incrociati e riconosciuti tra scuole e piazze bolognesi e che stanno cercando di produrre il loro primo album.
La band, nel 2022, ha pubblicato tre singoli sulle principali piattaforme musicali: “Desire”, “Rehab” e “Time is Gone”.
Un percorso, quello di questi ragazzi, che inizia nel 2016. Nil e il primo batterista, Marco Tattini, decisero di formare un gruppo quando ancora erano nella stessa sezione, alle scuole medie. L’attuale frontman della band, che inizialmente studiava batteria, si è poi ritrovato in classe, alle scuole superiori, con Niccolò, e la formazione, tutta punk-rock, si è perfezionata.
«Io sono arrivato dopo, ad un mercatino che aveva anche un palco dove suonavano proprio i Beeswax. Ci siamo tenuti in contatto e, quando Marco se ne è andato, hanno chiamato me», ricorda Martino.
È principalmente Nil che scrive i testi, poi gli altri musicisti apportano e rifiniscono i loro contributi ritmici e melodici. Le parole seguono un filone introspettivo, personale, conflittuale e molto intimo.
“Tape inside your brain”
“Tape inside your brain” è un nuovo brano molto intenso, registrato in acustico. La band lo ha interamente prodotto in casa. Una delle scelte fatte è stata di usare una batteria elettronica, con l’aggiunta di filtri impostati dalla centralina che simulassero lo strumento acustico.
«Vorrei ripetere il nastro che gira dentro la mia mente. Le cose negative e positive che restano di ciò che viviamo. Il ritornello, in questa canzone, è un gioco di rime. Racconta di cose che accadono e hanno a che vedere con la paura e il fato. Io credo molto al fato», spiega Nil.
I tre singoli, che da qualche anno i Beeswax hanno condiviso sulle piattaforme musicali, sono stati realizzati con il fondamentale supporto di Pecos Skanda, Aka Gian Luca Grazioli, un mostro sacro (e buono), della Bologna musicale. Pecos è un batterista di talento, oltre a lavorare come fonico. È lui che nutre e anima, il “Sub Cave Scandella” e lo fece anche con quella che fu l’incubatrice rock di tantissimi gruppi musicali dal 1993 al 2010: lo Scandellara Rock Festival. Da qui sono transitati tantissimi progetti musicali, di Bologna, dall’Italia, ma anche dall’estero.
«Pecos ci ha aiutati tecnicamente e ci ha fornito tantissimi consigli anche a livello artistico. I consigli di chi sa e ama ciò che facciamo tutti: la musica», spiega Nil.
Live e al lavoro sull’album
Il gruppo ha registrato anche allo studio Vecchio Son di Bologna, gestito e fondato da Steno dei Nabat (storico gruppo punk della scena bolognese), di cui i ragazzi hanno aperto il primo concerto dopo la pandemia.
L’adrenalina dei concerti live, questa giovane band, l’ha già sperimentata, esibendosi nei club simbolo di Bologna, come il Freakout e il Covo. L’estate, per questi tre musicisti, un po’ punk e un po’ rock, sarà proprio all’insegna dei live e del lavoro sull’album che vogliono far uscire.
«Noi siamo poco social, contro i trend contemporanei. Siamo giovani ma “boomer”. Il nostro logo, lo ha disegnato Edo, un amico, su una nostra idea.
Abbiamo un merchandising carino, con cd, spillette e T-shirt e sul palco siamo carichi. All’inizio ero “impanicato”, poi ho capito che si deve dare tutto. L’attrezzatura per suonare la stiamo comprando, piano piano. Nick ha una testata e un amplificatore per il basso. A me piace “smanettare” con le pedaliere. Di chitarre ne ho avute tre. Una di queste l’ho spaccata sul palco. Proveremo a ricostruirla», aggiunge Nil.
I Beeswax hanno sperimentato i concerti in versione acustica, anche di recente al Gallery16 di via Nazario Sauro, sempre a Bologna.
«Se hai visto, anche solo in video, il concerto unplugged dei Nirvana del ‘93, registrato negli MTV Sony Studios di New York, non puoi sottrarti alla sperimentazione della tua musica arrangiata in acustico. Mario, un nostro amico, ha suonato il suo violoncello con noi al Gallery, e la sua incursione è stata pazzesca», ricorda Niccoló.
Anche i Beeswax, come altri giovani gruppi, sono sostenuti da amici ed artisti, e sono in cerca dell’etichetta discografica che possa davvero supportare la loro arte: cera d’api musicata stile Seattle Sound, naturalmente firmato Beeswax.
Non dimenticate di ascoltare il podcast (lo trovate QUI) realizzato in collaborazione con Emmerreci – Media Radio Castellana. Ci risentiamo in diretta su Emmerreci il mercoledì dalle 20 alle 21 con una nuova band.