Restaurare una fiaba ghanese (secondo me)

di Federico Spagnoli

Restaurare una fiaba ghanese (secondo me)

Amava molto la vista dei suoi animali e aveva un udito piuttosto sensibile, tanto da provare fastidio perfino per il suono dei propri passi: ecco perché Niame, il più potente mago del Cielo, abitava in una piccola fattoria adagiata sopra un sottilissimo – e silenzioso – tappeto di nuvole. Lassù nel cielo la vita era semplice, ma anche parecchio monotona: si svegliava al chiarore del sole, che per primo lo accarezzava, scendeva sul monte per raccogliere cibo e acqua per i propri animali, salutava le genti dei villaggi, attendeva la comparsa della luna e, posando i piedi su due piccole nuvolette che sempre lo seguivano, ritornava alla propria fattoria volante. Un giorno Niame decise che di quella vita non ne poteva più. Ecco perché inviò una coppia di pitoni alati ad annunciare a tutta la valle che si era finalmente deciso a prendere moglie. La notizia fece in breve tempo il giro di tutte le tribù, e qualche tempo dopo si presentarono al cospetto di Niame quattro bellissime fanciulle. Il potente mago le studiò attentamente, una ad una, e pose loro il quesito:
“Cosa saresti disposta a fare per me, se ci sposassimo in quest’istante?”
La prima si chiamava Acoco, e dichiarò:
“Pulirei la fattoria, le stalle, e governerei la tua casa”.
La seconda disse:
“Ogni giorno ti cucinerei i piatti che più desideri”.
La terza invece rispose:
“Filerei le tue nuvole come cotone, creando grandi arazzi in tuo onore, ed ogni giorno mi recherei ad attingere l’acqua e procurarmi il cibo per gli animali al posto tuo”.
La quarta, più timida di tutte, disse:
“Io, Niame, ti darei un figlio tutto d’oro”.
Ovviamente Niame scelse quest’ultima, iniziando subito a fantasticare su quel bambino tutto d’oro che avrebbe vagato su e giù per la sua nuvola, e congedò bruscamente tutte le altre fanciulle. Acoco, la prima tra queste, fu molto contrariata dalla scelta del mago, e impazzì di gelosia; seppe tuttavia nascondere questo suo sentimento, e ottenne di poter rimanere alla corte del mago accettando il ruolo di dama di compagnia della futura consorte. La cerimonia di nozze fu un grande successo – gli invitati ubriachi vennero trasportati a casa sopra una flotta di nuvolette – e i due sposi iniziarono una vita di grande serenità. Un giorno, accadde che Niame dovette lasciare la fattoria per recarsi a fare visita al mago del Monte, suo grande amico, e proprio durante quest’assenza sua moglie, già incinta da parecchi mesi, diede alla luce il bambino d’oro. Non appena lo vide, la malvagia Acoco lo prese e chiuse in un cestello e fuggì senza lasciare traccia nel bosco; dopodiché abbandonò il bambino nel tronco cavo di un albero e, tornata alla fattoria, mise un orrendo rospo nella culla. Una volta tornato Niame, Acoco fu la prima a corrergli incontro e a dirgli:
“Fai presto, Niame! Nella culla giace tuo figlio!”
Niame si affrettò, ma quando vide il rospo dormire profondamente laddove ci sarebbe dovuto essere un fanciullo dorato, decise di esiliare la moglie ai confini della valle, in una piccola capanna solitaria. Mentre il mago cercava di darsi una spiegazione per tale misfatto, un cacciatore passava per la foresta, sperando di catturare qualche preda. Non c’è da stupirsi se costui sprizzò gioia da tutti i pori, trovando un bambino d’oro incastrato nel tronco cavo di un albero, e nemmeno se – era pur sempre educato – ebbe la lucidità di domandargli:
“E tu chi saresti, piccolo essere luccicante?”
“Sono il figlio di Niame, signore”.
Niame. Il mago del Cielo. Avrebbe certamente ricevuto una lauta ricompensa! Il cacciatore abbandonò quindi il suo arco e le sue frecce, in modo da poter arrivare il prima possibile alla corte del potente mago, con il bambino dorato tra le braccia.
Quando vide i due, Acoco impallidì vistosamente; Niame, invece, fu colto da un’incredibile gioia, e decise di ricompensare il cacciatore donandogli tutti quanti i suoi animali – che avrebbe poi sostituito chiedendo un favore al mago del Monte –. Con uno schiocco di dita, una nuvola bianchissima venne inviata a recuperare la moglie dall’ingiusto esilio, e Acoco venne trasformata in un gatto nero e rispedita al suo villaggio.
Ancora oggi questo animale è simbolo di malasorte, malignità e cattivi presagi, superstizioni che non si può concedere chi tenta la sorte cercando metalli preziosi nei fiumi. Per fortuna che Niame e suo figlio sono persone molto attente all’igiene e alla pulizia, e che ogni giorno si recano a fare il bagno alla sorgente del fiume. Se solo il mago sapesse quanta ricchezza si disperde nell’acqua non appena il suo bambino dorato si tuffa…

 

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