È stata inaugurata a Castel Bolognese la nuova cassa di espansione del Canale dei Mulini realizzata dal Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale.
La cassa, realizzata in via Savoie, a metà strada tra il Mulino Scodellino e l’autostrada, è stata progettata per aumentare la sicurezza idraulica del bacino del Canale dei Mulini, un corso d’acqua artificiale con origine nel XV secolo, che oggi svolge una funzione cruciale per lo scolo delle acque meteoriche e per l’irrigazione delle coltivazioni.
Con un investimento complessivo di 3.375.000 euro finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, l’opera si estende su una superfice di 6,5 ettari nel comune di Castel Bolognese e comprende anche alcune opere idrauliche nel comune di Solarolo. È in grado di contenere fino a 143mila metri cubi di acqua e consente di laminare, ossia di far defluire dal canale una portata massima di 6 metri cubi al secondo tramite uno sfioratore lungo 100 metri.
Come funziona
L’intervento risponde alla necessità, emersa già dagli anni ’80 e confermata dalle recenti alluvioni, di far fronte alle piogge sempre più intense. Durante il passaggio di una piena, il volume disponibile del bacino realizzato a Castel Bolognese viene infatti utilizzato per sottrarre acqua al canale, riducendo così la portata della piena. L’acqua accumulata viene successivamente restituita quando le condizioni idrometriche del canale tornano a essere sicure.
Per la maggior parte del tempo, in assenza di piene eccezionali, la cassa svolge una funzione ambientale, promuovendo la biodiversità e la riqualificazione del paesaggio rurale. È stata creata un’area naturalistica che ospita ad oggi 130 alberi e 69 arbusti di specie autoctone tra cui salici, farnia, pioppi, lentaggini ed evonimi e che potrà essere ulteriormente arricchita da future piantumazioni.
La cassa rappresenta, inoltre, un impianto ad alta innovazione ecologica, perché include un sistema di fitodepurazione a flusso libero, con tre vasche di sedimentazione che permettono di migliorare la qualità delle acque derivate dal fiume Senio e valorizzarle dal punto di vista irriguo. L’obiettivo è ridurre la presenza di solidi sospesi, nutrienti, metalli pesanti e residui di agrofarmaci attraverso la creazione di un percorso idraulico sinuoso, nel quale cresceranno spontaneamente canneti e piante acquatiche, e nel quale le acque passeranno con diverse velocità creando quindi ambienti con popolazioni microbiche utili alla demolizione dei nutrienti.
La didattica
Un percorso didattico-pedonale lungo gli argini offrirà a cittadini, studenti e appassionati un punto di osservazione privilegiato sulla flora e sulla fauna del nuovo ecosistema. La cassa sarà un laboratorio a cielo aperto per educazione ambientale e un potenziale polo di attrazione per il birdwatching.
Gli scavi per la realizzazione della della cassa di espansione hanno anche portato all’individuazione di numerose tracce di antichi insediamenti, dall’età del Bronzo all’età medievale. Le esplorazioni archeologiche, attuate nel 2021-2022 in concomitanza con i lavori di escavazione e sotto la direzione della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, sono state curate dalla Phoenix Archeologia su incarico del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.
L’inaugurazione
All’inaugurazione ufficiale del 22 maggio sono intervenuti, portando i propri saluti: il presidente del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale Francesco Vincenzi, il presidente della Regione Emilia-Romagna Michele de Pascale, i sindaci dei comuni di Castel Bolognese, Luca Della Godenza, e Solarolo, Maria Diletta Beltrami. Sono poi seguite le relazioni tecniche di Paolo Ferrecchi (direttore generale Direzione generale Cura del territorio e dell’ambiente della Regione Emilia-Romagna), Paola Silvagni (direttore dell’Area tecnico agraria del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale), Claudio Negrelli (Phoenix Archeologia S.r.l.), Andrea Fabbri (capo settore Attività Agro-Ambientali del Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale).
Come ha sottolineato Vincenzi: «Ci troviamo in una fase storica in cui la crisi climatica ci impone scelte consapevoli e azioni concrete. L’acqua, risorsa sempre più preziosa, va non solo gestita con attenzione, ma soprattutto tutelata e resa disponibile anche per le generazioni future. Investire in una gestione sostenibile delle risorse idriche significa affrontare in modo strutturale fenomeni estremi come siccità e alluvioni. Ma non è solo questo: significa anche difendere la biodiversità, preservare gli ecosistemi e rafforzare la capacità del territorio di adattarsi ai cambiamenti in atto. Invasare l’acqua, conservarla e garantirne la qualità non è solo una misura tecnica: è una scelta strategica per costruire un futuro più sicuro, sano e resiliente. Certo è che quest’opera rappresenta la dimostrazione della piena integrazione tra tecnica e ambiente».