Per le piccole imprese trovare le competenze 4.0 è un grosso problema

Per le micro e piccole imprese (Mpi) emiliano-romagnole trovare lavoratori con competenze adeguate ad affrontare la sfida digitale è diventata la principale difficoltà. Prima dei problemi legati all’eccesso di burocrazia, dell’accesso al credito e prima della concorrenza sleale, temi che storicamente vengono vissuti come il principale ostacolo al fare impresa.

Secondo i dati raccolti nel rapporto dell’Ufficio studi di Confartigianato, presentato il 19 marzo a Pesaro alla terza edizione delle Giornata della cultura artigiana, proprio la difficoltà a trovare personale adeguatamente qualificato rischia di bloccare l’accesso agli strumenti dell’industria 4.0 e dell’intelligenza artificiale.

Nel 2023 nella nostra regione la richiesta di lavoratori con elevate e-skill è stata di 30.830 unità, e più della metà, 17.930 (58,2%), sono risultate difficili da reperire. Nella tabella che segue, la ripartizione per provincia.

Lavoratori introvabili

In testa alla classifica dei lavoratori introvabili tra quelli capaci di gestire tecnologie relative a big data analytics, internet of things e robot vi sono gli elettricisti nelle costruzioni civili: nel 2023 sono risultati difficili da reperire 1.060 figure con le competenze richieste e appartenenti a questa categoria su un fabbisogno delle imprese pari a 1.520 lavoratori. Seguono gli operai addetti alle macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali (800 su un totale di 1.000). Arriva addirittura all’83,1% la quota di lavoratori introvabili fra gli attrezzisti di macchine utensili, e al 92,3% per gli analisti e progettisti di software.

Intelligenza poco artificiale

Un altro elemento fotografato dal rapporto di Confartigianato riguarda il ricorso di micro e piccole imprese a soluzioni di intelligenza artificiale. In Italia sono 134mila le imprese con almeno tre addetti che nel biennio 2021-2022 hanno utilizzato l’AI, pari al 13,1%. Un dato ancora molto basso. Di queste, 124.959 sono micro e piccole imprese pioniere dell’AI, pari al 93,3% del totale. In chiave settoriale, la quota di Mpi utilizzatrici di sistemi di intelligenza artificiale è più elevata nel manifatturiero (14,6%), seguito dai servizi (12,2%), e dalle costruzioni (11,5%).

La tipologia di AI più diffusa è legata a esigenze di sicurezza informatica, inclusa la prevenzione di attacchi al proprio sistema informatico (3,9%), al controllo dell’accesso a luoghi, a dati o a servizi (2,2%), alla manutenzione di macchinari e automezzi (2,1%), all’ottimizzazione dell’utilizzo di energia, del consumo di materie prime e del trattamento dei rifiuti e gestione della logistica (1,9%), all’automazione di processi produttivi (esclusi i robot) e applicazioni di contabilità e finanza (1,7%), all’automazione delle funzioni di vendita on line di beni e servizi (1,4%) e applicazioni nella prevenzione, nella diagnostica e nelle cure mediche (1,0%).

La dichiarazione del presidente di Confartigianato Emilia-Romagna, Davide Servadei:

«Per le nostre aziende la difficoltà a trovare lavoratori con adeguate competenze viene indicata, addirittura, come di gran lunga più grave rispetto ai problemi della burocrazia, dell’accesso al credito e della concorrenza sleale. Ma proprio da queste difficoltà emerge ancora una volta come i nostri imprenditori siano sempre pronti a rinnovarsi e a innovare, per affrontare le grandi trasformazioni della nostra epoca ed essere attori delle transizioni green e digitale»

 

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