Agli operatori l’aumento in busta paga, alle coop sociali il 5% in più dai contratti col pubblico

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Il 26 gennaio stato firmato il rinnovo del contratto nazionale delle cooperative sociali. Lo hanno firmato le principali sigle sindacali (Fp-Cgil, Fp-Cisl, Fisascat-Cisl, Uil-Fpl e Uiltucs) e associazioni di rappresentanza della cooperazione sociale (Agci imprese sociali, Confcooperative federsolidarietà, Legacoopsociali).

Gli operatori e le operatrici delle coop sociali sono impegnati in servizi di grande rilevanza per il welfare del territorio metropolitano, dai servizi sanitari (salute mentale), ai servizi sociosanitari non accreditati dell’area disabili adulti (gruppi appartamento, comunità alloggio, centri socio-occupazionali, laboratori protetti, assistenza educativa) ai servizi sociali, tra i quali, i servizi per i minori.

Il contratto prevede aumenti salariali e un miglioramento di trattamento economico per questi lavoratori. Ma come conseguenza ne derivano aumenti di costi a carico delle imprese sociali, un settore in cui i margini economici sono molto risicati.

Su questo aumento dei costi la cooperazione sociale aveva richiamato nelle settimane scorse l’attenzione della Conferenza territoriale socio sanitaria metropolitana, l’organismo che per l’area bolognese indirizza le politiche sociali e sanitarie.  A detta delle cooperative, i maggiori costi determinati dagli incrementi contrattuali riconosciuti ai lavoratori del settore sarebbero stati impossibili da assorbire all’interno dei contratti già in essere con le strutture pubbliche, ospedaliere e di ricovero e cura.

Le richieste sono state ascoltate e il 23 aprile la Conferenza socio-sanitaria metropolitana ha accettato di riconoscere alle imprese sociali i maggiori costi dovuti al rinnovo del contratto nazionale. Sono esclusi da questi aumenti i servizi educativi (nidi, scuole d’infanzia) e i servizi scolastici, in quanto non di competenza della Conferenza metropolitana.

Le procedure per riconoscere ai gestori questi maggiori costi sono omogenee, valevoli cioè su tutto il territorio metropolitano e per tutte le committenze pubbliche (Ausl, Comuni, Unioni, Asp, ecc..). La percentuale unica di aumento contrattuale da applicarsi nel 2024 è pari al 5% per tutta l’annualità ed è riconosciuta a partire dal mese di maggio. Per gli anni 2025 e 2026 si applicheranno gradualmente gli aumenti nelle modalità previste dal nuovo contratto nazionale.

Le dichiarazioni:

Per la presidenza della Conferenza territoriale socio sanitaria metropolitana
«il costo del lavoro non è un costo comprimibile, su cui sia possibile fare trattative. Il pieno riconoscimento di questo valore, in tempi molto ristretti, è un segno di riconoscimento sociale del lavoro professionale delle operatrici e degli operatori delle cooperative sociali e vuole anche essere un segnale di condivisione con la cooperazione sociale della sfida per la tenuta del nostro sistema di welfare, nel quale grazie alla competenza e all’impegno degli attori in campo si riescono a dare risposte di qualità a una vasta gamma di bisogni dei cittadini».

Per l’Alleanza delle cooperative di Bologna rappresentata dai co-presidenti Rita Ghedini (Legacoop Bologna) e Massimo Mota (Agci Bologna), e Daniele Ravaglia vicepresidente di Confcooperative Terre d’Emilia e di Imola, rappresentata dai co-presidenti Luca Dal Pozzo e Carlo Alberto Gollini «il riconoscimento degli aumenti del costo del lavoro derivanti dal nuovo contratto nazionale delle cooperative sociali è coerente con tutti i percorsi che si sono attivati tra Istituzioni e Cooperazione per valorizzare il lavoro di qualità e l’Economia sociale. Questa scelta, di cui siamo soddisfatti, tiene assieme la sostenibilità economica dell’impresa cooperativa e la giusta remunerazione per le lavoratrici e i lavoratori della Cooperazione sociale. Rappresenta inoltre un importante passo avanti nel dare omogeneità a tutto il territorio metropolitano nell’affrontare in modo condiviso le sfide del welfare. Dal nostro osservatorio questo accordo arriva per primo anche a livello regionale e rappresenta quindi un naturale punto di riferimento».

Cosa prevede il contratto nazionale:

Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative del settore socio-sanitario-assistenziale, educativo e di inserimento lavorativo (qui il testo completo) è in vigore dall’1 gennaio 2023 al 31 dicembre 2025. Interessa oltre 400mila lavoratori e giunge al termine di un anno di trattative. Il precedente contratto risaliva al 28 marzo 2019.

Nella retribuzione sono previsti i seguenti aumenti dei minimi parametrati al livello C1, che prevede un minimo retributivo 1.425,21 euro:

  •     60 euro con la mensilità di febbraio 2024
  •     30 euro con la mensilità di ottobre 2024
  •     30 euro con la mensilità di ottobre 2025

Gli educatori dei servizi per l’infanzia e gli educatori professionali socio-pedagogici avranno diritto a ulteriore:

  • elemento temporaneo aggiuntivo della retribuzione mensile  di 41 euro dall’1 gennaio 2025
  • un incremento di 41 euro dall’1 settembre 2025 che sarà indicato come  “ETDR Educatore”

Dall’1 gennaio 2026  tutti gli educatori transiteranno al livello D2.

In tema di maternità, l’integrazione per l’astensione obbligatoria per maternità passa dall’80 al l 100% della normale retribuzione.

Viene riconosciuta a partire dall’1 gennaio 2025 la quattordicesima mensilità pari alla metà della retribuzione in vigore nel mese in cui viene corrisposta. Nel caso di inizio o cessazione del rapporto di lavoro nel corso dell’anno, saranno versati i dodicesimi dell’importo corrispondenti ai mesi di servizio prestati.

Vengono previsti inoltre:

  • l’introduzione dei tempi di vestizione e svestizione del lavoratore pari a 15 minuti riconosciuti nell’orario di lavoro
  • il superamento dell’articolo sull’obbligo di residenza in struttura e introduzione della reperibilità con vincolo di permanenza in struttura, con il riconoscimento di una corresponsione economica
  • l’istituzione di una commissione paritetica per la revisione dei profili professionali e la riclassificazione del personale
  • l’incremento al 25% legato alla clausola di stabilizzazione per il personale a tempo determinato

Il contributo di finanziamento dell’assistenza sanitaria integrativa a partire dall’1 gennaio 2025 passa da 5 a 10 euro mensili.

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